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“Quello che resta di questa attesa” mostra fotografica

Quello che resta di questa attesa”:  un progetto fotografico che intende restituire dignità ai luoghi colpiti dal terremoto del 1968 nella valle del Belice.

La mostra fotografica di Tiziana Cataniacurata da Marilena Garofalo, consulente di digital Marketing, si terrà il 14 e il 15 gennaio ad Alcamo, presso la chiesa di San Pietro, in via Barone San Giuseppe

L’inaugurazione martedì 14 gennaio alle ore 19 e la mostra rimarrà aperta fino alle ore 23.

Mercoledì 15 gennaio la mostra nella chiesa di San Pietro ad Alcamo sarà visitabile tutto il giorno, dalle ore 10 del mattino fino alle ore 23.

Un racconto fotografico che, da Poggioreale a Salaparuta, cattura le immagini di quello che resta: un paese fantasma, un grande cretto, scheletri di case ormai abbandonate. Solo Gibellina viene ricordata in tutto il mondo, grazie alla maestosa opera di Land art di Alberto Burri. Eppure adesso anche quel posto vive sotto lo schiacciante ed inesorabile scorrere del tempo, nell’attesa che un ricordo, come una nuvola passeggera,vada a trovarlo.

Così Poggioreale e Salaparuta.

La prima, definita città fantasma, si presenta come un relitto del passato. Come una piccola nave appena colpita e lasciata prima affondare e poi perdere nelle profondità degli abissi.

Edifici che di giorno in giorno crollano per l’abbandono di chi sa e va avanti.

Cosa resta di quei luoghi? I paesi di Gibellina, Poggioreale, Salaparuta ormai sono popolati da meno di 10000 abitanti in totale.

Dopo il terremoto in tanti sono emigrati nelle città vicine, fuori dalla Sicilia e all’estero.

«Questa mostra non vuole essere una protesta contro ignoti, non vuole essere un pretesto di accusa contro chi avrebbe potuto fare. L’unico obiettivo di questa mostra è restituire il giusto valore al territorio. Oggi la promozione del territorio – afferma Marilena Garofalo, curatrice della mostra –  passa attraverso la condivisione delle immagini. Opere di Land Art come il Cretto di Burri sono costantemente condivise attraverso i social media. I turisti, gli ospiti che scelgono il nostro territorio, vanno alla scoperta di questi luoghi e spesso scoprono le immagini su Instagram. Allo stesso modo Poggioreale antica, nonostante sia totalmente abbandonata, viene costantemente raccontata dai turisti che -con molta fortuna, considerata la scarsa segnaletica- riescono ad arrivare a destinazione e riescono a visitarla. Qual è il fatto triste? Che i ruderi di Poggioreale sono diventati un pericolo. Se un tempo Poggioreale poteva essere salvaguardata oggi la vediamo sgretolarsi, con i palazzi che conservano affreschi e stanze bellissime».

Rimane il ricordo di quei luoghi. Che lentamente muoiono e si distruggono, per mano del tempo ma soprattutto per l’abbandono da parte di chi probabilmente avrebbe potuto fare tanto. Le foto di Tiziana Catania sono il racconto di “quello che resta di questa attesa”. Attendere che qualcuno possa prendersi cura di quel ricordo, di quell’avvenimento doloroso che ha lasciato una piaga ancora aperta dopo più di 50 anni.

«Le idee non nascono per caso – afferma Tiziana Catania – sono il risultato di tante situazioni e riflessioni che si fanno nel corso di un tempo più o meno lungo. L’idea di sviluppare un progetto fotografico come questo nasce proprio dalla voglia e dalla consapevolezza che, visto lo stato di totale abbandono, un posto come Poggioreale antica muterà la sua forma di giorno in giorno, non lasciando traccia di quello che era. La fotografia resterà a testimonianza di una bellezza sofferente, che nonostante tutto vive. Anche per questa ragione abbiamo pensato di realizzare, oltre alla mostra fotografica, un libro che sarà presto in vendita sia online che nelle librerie, che racconta la valle del Belice oggi. Quello che resta. In un fermo immagine».

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