La Sicilia è una delle regioni italiane con la minor concentrazione di Cribis prime company, ovvero quelle imprese a cui CRIBIS riconosce il massimo livello di affidabilità dal punto di vista delle relazioni commerciali. Con una percentuale del 3,58% – contro un media italiana del 7,60% – la Sicilia si posiziona nella parte bassa della classifica delle regioni più virtuose del Paese e quinta nella graduatoria di quelle appartenenti all’area del sud e delle isole. Peggio hanno fatto soltanto Puglia (3,29%), Calabria (2,90%) e Campania (2,35%). Dati, quelli siciliani, che mettono in luce le difficoltà economiche che molte imprese devono ancora affrontare per poter migliorare finanziariamente e proporsi come partner ideali per fare affari. Le imprese siciliane con il più grande grado di affidabilità sono localizzate a Ragusa, fondate prima del 1951, di grandi dimensioni e operanti nel settore dei servizi finanziari. Decisamente meno sicure commercialmente invece le realtà di piccole dimensioni, localizzate a Caltanissetta e attive nel settore dell’edilizia. E’ questo in sintesi quanto emerge dall’Analisi sulle CRIBIS Prime Company siciliane realizzata da CRIBIS, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information.
Nello specifico, il totale delle ditte individuali e società attive in Italia sono state classificate da CRIBIS sulla base della probabilità di generare insoluti commerciali nei 12 mesi successivi al momento della rilevazione, attraverso un modello originale che si basa su numerose variabili quali indici di bilancio, esperienze di pagamento, informazioni pregiudizievoli oltre, ovviamente, a informazioni anagrafiche e sulla forma giuridica, area geografica di appartenenza, dimensione e anzianità aziendale.
Una situazione di difficoltà che dura da qualche anno: se si guarda al passato, infatti, rimane ancora un gap negativo rispetto al 2008, quando la percentuale di CRIBIS prime company era dell’8,31%.
Entrando nel dettaglio provinciale, Ragusa si colloca al primo posto con il 4,60% di imprese eccellenti sul totale delle sue aziende. Seguono nella speciale graduatoria Trapani (3,75%), Siracusa (3,55%), Agrigento e Catania (3,52%), Palermo (3,47%), Messina (3,39%), Enna (3,38%) e Caltanissetta (3,14%).
A livello settoriale è il comparto dei servizi finanziari a goder di maggior salute e ad avere la maggior percentuale (8,13%) di aziende CRIBIS Prime company sul totale delle aziende che lo compongono. Situazione opposta per quanto riguarda l’edilizia con una quota che precipita allo 0,57%.
E’ invece la categoria delle grandi imprese ad avere la maggior incidenza di aziende best partner commerciali con una percentuale del 24,68%. Situazione opposta per le micro imprese con una percentuale che scende al 3,23%. Le small e le large rispettivamente invece hanno una quota del 9,37% e del 22,30%.
“I dati relativi al nostro Osservatorio CRIBIS Prime Company mostrano la fragilità di molte imprese siciliane, le cui performance si collocano agli ultimi posti sia a livello nazionale sia nell’area di appartenenza, il sud e le isole” – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS -. “Il trend che emerge da questi ultimi anni e dall’anno appena concluso ci fanno però ben sperare, anche perché trovano conferma anche nei dati sui pagamenti, la fotografia più aggiornata e “fresca” dello stato di salute delle aziende, che mostrano una riduzione dei ritardi gravi e un aumento della puntualità nel corso degli ultimi anni.
Questi piccoli miglioramenti non devono però fare abbassare la guardia. Rispetto al 2008, prima della crisi, infatti la percentuale dei best partner commerciali è ancora bassa e rimane ancora tanto il lavoro da fare. Quindi che cosa fare? Continuare a investire nella gestione del credito commerciale e sapere individuare i clienti e i partner su cui investire di più, anche da un punto di vista dell’affidabilità finanziaria. In questi anni le aziende che hanno raccolto i risultati migliori e che si sono difese efficacemente da fallimenti, insoluti e ritardi nei pagamenti sono quelle che hanno saputo fare queste due cose, investendo in procedure e strumenti per migliorare la propria gestione del credito e il proprio cash management e sapendo intercettare contemporaneamente le nuove opportunità” – conclude Preti.
Approfondendo l’analisi sulla base dell’anzianità è la classe fondata prima del 1951 ad avere una percentuale (19,82%) maggiore di imprese altamente affidabili sul totale delle aziende che la costituiscono. Decisamente meno sicure negli affari le imprese nate tra il 2011 e il 2016, che vedono una percentuale di affidabilità dello 0,37%.