Bisogna essere “lindi e senza macchia” per rappresentare ( e in questo caso anche per fare il portavoce) il popolo pentastellato. Così la pensa Francesco Genovese, presidente dell’Associazione antiracket e antiusura inizialmente intitolata al magistrato Paolo Borsellino, e che poi, dopo una diffida dello stesso figlio del giudice, Manfredi, è stata costretta a cambiare nome e che ora si chiama “La verità vive“. Genovese ce l’ha con il consigliere comunale marsalese Aldo Rodriquez, portavoce del movimento Cinquestelle, “colpevole” di essere coinvolto in una “brutta faccende” che sporcherebbe l’integerrima condotta che invece un esponente politico pentastellato dovrebbe avere. Rodriquez, infatti, è ancora coinvolto nel “caso Marrone”, situazione spinosa e sgradevole iniziata lo scorso settembre e che gli ha procurato un avviso di garanzia. (Leggi qui) Rodriquez non è stato condannato ( su alcuni giornali che emettono sentenze giudiziarie, sì!) ma per correttezza, si è già dimesso da Presidente della Commissione Accesso agli Atti Amministrativi – Trasparenza e Legalità. Ma avere una situazione, diciamo così, “pendente” è già troppo grave per i cinquestelle, tant’è che sabato scorso, a Castelvetrano, durante la riunione provinciale di tutti i portavoce del Movimento per eleggere “il portavoce provinciale al Parlamento”, Francesco Genovese si è opposto alla nomina di Aldo Rodriquez, “reo” di aver ricevuto quell’avviso di garanzia che di per sè significa” stiamo indagando su di te e ti avvisiamo ma non sei ancora condannato”. Genovese ha fama di essere un “ortodosso” pentastellato, un sostenitore integro che non lascerebbe spazio al (lecito?) beneficio del dubbio. Le indagini proseguono.