Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Capitano Ultimo che riavrà la scorta. Sergio De Caprio, ovvero l’ufficiale dei carabinieri che arrestò il capo dei capi Totò Riina a Palermo nel gennaio del 1993, ammanettandolo mentre il boss corleonese si trovava in macchina col suo autista, noto con lo pseudonimo di Capitano Ultimo, aveva fatto ricorso al TAR per protestare contro il ministero degli interni che lo scorso settembre gli aveva revocato la scorta. Proprio l’altra notte, davanti la casa famiglia gestita da De caprio a Roma, è stata incendiata un’auto risultata rubata. Gli investigatori hanno ammesso che potrebbe trattarsi di un gesto intimidatorio contro l’ex carabiniere che ha osato sfidare cosa nostra. La scorta gli era stata tolta per “mancanza di segnali di concreto pericolo”.
Era stato lo stesso Ultimo, una volta appresa la decisione di Matteo Salvini, ministro degli interni, a sfogarsi con una serie di tweet corredati dall’hashtag “#no mobbing di Stato”. “La mafia di Bagarella e di Riina non sono più un pericolo. Cara mamma, c’era una volta la sicurezza dei cittadini”.
