La mozione di censura nei confronti del ministro degli Interni Matteo Salvini proposta dalla consigliera comunale marsalese Linda Licari di “Cambiamo Marsala”, clicca qui, ha suscitato una sequela di reazioni e di commenti tutti non proprio lusinghieri nei confronti della stessa. Il cosiddetto popolo “social”, ha caldamente consigliato alla stessa consigliera di “andarsi a lavare i piatti”, frase a dir poco infelice e che lascia intendere lo scherno sessista, un pò retrò, tornato prepotentemente di moda a giudicare dal frequente uso che se ne fa. In realtà, a legger bene fra i commenti in coda all’articolo pubblicato, evince una palese insoddisfazione, un comprensibile malcontento sociale a cui i politici dovrebbero prestare attenzione. Se c’è sofferenza sociale e tanti problemi sono irrisolti, è chiaro che, il “Caso Diciotti” e la conseguente accoglienza di migranti, faccia scaturire una sorta di ribellione e di insofferenza nei confronti di chi, politico, piuttosto che occuparsi di “questo” dovrebbe cercare, per lo meno, di risolvere i problemi in cui versa ad esempio, in questo caso, Marsala. Oltretutto, la mozione di censura presentata dalla Licari, non è fattibile per i motivi spiegati nell’articolo. Un consigliere comunale non può censurare un ministro e dunque, al “popolo”, l’esposizione della Licari è parsa come il desiderio di mettersi in mostra su qualcosa di inattuabile. Ovviamente questo non giustifica gli assalti verbali rivolti a Linda Licari nè tanto meno le virate razziste che pare stiano prendendo piede nel nostro Paese. Viviamo tempi in cui ad avere la meglio è “la pancia” piuttosto che “la testa” e la colpa spesso è dei politici disattenti che hanno smesso di fare fino in fondo il proprio dovere. La cosiddetta “svolta populista” è pericolosa e andrebbe affrontata senza trincerarsi dentro salotti “radical chic”.
Solidarietà piena è giunta alla consigliera comunale anche da parte del collega Daniele Nuccio, il quale, in una lettera, sottolinea la necessità di porre “un argine all’imbarbarimento dei toni nel dibattito politico.Un argine alla “mediocrazia”. Un argine al qualunquismo, all’ignoranza ed alla stupida volgarità”.