È stato varato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il decreto 173/2016, la nuova normativa che regola lo sversamento in mare di materiali di escavo dei fondali marini. La conferma è arrivata da parte della Sottosegretaria all’Ambiente Silvia Velo in occasione della conferenza dal titolo: “Escavi e gestione dei sedimenti: da problema a opportunità. La nuova disciplina per la gestione dei dragaggi”, un’incontro svolto a Roma segue a pagina 4
nella sede del Ministero incentrato sull’attuazione dell’art. 109 del Dlgs.152 del 15/07/2006, ovvero il documento riguardante le misure a tutela dei corpi idrici da materiale organico e inorganico, materiali geologici di origine inorganica e di escavazione dei fondali marini.
Il documento, oltre alle modalità di attuazione, riporta le nuove regole per la tutela dell’ambiente marino e stabilisce le modalità per il rilascio dell’autorizzazione e i criteri omogenei per tutto il territorio nazionale delle operazioni di dragaggio.
All’incontro moderato dal giornalista del Tg1 Marco Frittella, hanno preso parte anche i rappresentanti dei Ministeri competenti, delle Agenzie Regionali per l’Ambiente, dell’Ispra, del Cnr e della Conferenza Stato-Regioni. Per le conclusioni è intervenuto il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gianluca Galletti il quale, secondo quanto pubblicato sul sito web del Ministero, ha dichiarato: «I materiali di escavo dei fondali marini o fanghi o sedimenti che siano, se qualitativamente buoni, cioè non particolarmente inquinati, effettivamente sono una risorsa, come tutti i materiali riciclabili. La nuova normativa, oltre a regolare l’accertamento della qualità e l’utilizzo dei materiali di escavo, garantisce il pieno rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Al Capitolo 1, dell’Allegato Tecnico (parte integrante del decreto) – aggiunge Galletti -, sono infatti previste le “Analisi e Mappature” dei principali elementi di pregio naturalistico delle aree di tutela e degli obiettivi sensibili presenti, oltre che nell’area di escavo, anche in “aree limitrofe (entro un raggio di 5 Miglia Nautiche)». Le zone di pregio naturalistico annoverate dallo stesso Capitolo 1 dell’Allegato Tecnico di cui parla il Ministro sono: i siti della Rete Natura 2000, gli ecosistemi fragili e protetti, le specie protette, i santuari cetacei, le aree archeologiche a mare e le aree di interesse paesaggistico.
Sempre sul sito ufficiale, sono riportate le dichiarazioni in merito della Sottesegretaria all’Ambiente Silvia Velo la quale ha annunciato: «Si tratta di un percorso di riforma atteso da anni che va nella direzione della semplificazione normativa senza trascurare il principio della massima precauzione ambientale e che favorisce l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per l’esecuzione degli interventi, a dimostrazione che sviluppo e sostenibilità ambientale possono e, anzi, devono coesistere»
Una riforma, dunque, che riguarda da vicino la questione dragaggio del Porto Canale di Mazara del Vallo, per le cui operazioni potrebbero allungarsi ancora di più i tempi di attesa speceie per l’aggiudicazione della gara d’appalto per il primo stralcio e la cui procedura farebbe temere alla popolazione e agli ambientalisti del territorio la decisione presa in periodi recenti dagli enti locali, secondo cui lo sversamento dei sedimenti dovrebbe avvenire nella famosa “Colmata B”, l’oasi naturalistica dove durante tutto il periodo dell’anno si riproducono una quantità indefinitita di specie di volatili e che è sita all’inizio della spiaggia di Tonnarella sul lungomare Fata Morgana.
Una volta fatta la legge, gli amanti della natura e dell’ambiente sperano non sia trovato l’inganno e che si possano iniziare al più presto possibile i lavori di escavazione del Porto Canale, attesi da troppo tempo, nel pieno rispetto della natura operando per il bene del territorio circostante e della salute dei cittadini.
Tommaso Ardagna
Attenzione, perchè prima del decreto 173/2016, a tutela del mare, delle aree marine protette, sensibili, ricche di “elementi di pregio naturalistico” (per capirci meglio) c’era il D. M. 24/1/1996. Il 173/2016 nell’attuare l’Art. 109 del Dlgs. 152/2006 (Codice dell’Ambiente), richiama, integra e sostituisce, infatti, il D. M. 24/1/1996, pubblicato sulla G. U. 7/2/1996. Solo che a Mazara del Vallo la regolamentazione del 1996 non è stata rispettata e oggi, purtroppo, se ne pagano le conseguenze. I naturalisti, gli ambientalisti, ben comprendono le vicissitudini degli operatori portuali mazaresi e sono disponibili a manifestare a fianco a loro, non contro il Soggetto attuatore del dragaggio che sta agendo nel rispetto della legalità, ma nei confronti di coloro che nel corso degli anni, non sono stati capaci di offrire alternative allo scarico nella laguna di Tonnarella, in dispregio a quanto prescritto nell’Allegato A dell’ex D. M. 24/1/1996. Cosa che, tra l’altro, può indurre a pensare che a Mazara c’è chi aspira di più a mettere mani sull’area demaniale laguna di Tonnarella (dato che fino al 2000 era tratto di mare che si incuneava nella terra ferma, adibito a porticciolo turistico).
Il 23/7/2016, nel corso di un incontro al Distretto della Pesca di Mazara del Vallo, presente il Vice Sindaco, l’Assessore Cracolici e il Soggetto attuatore del dragaggio sono state chiarite le cause del ritardo dell’escavazione portuale e della movimentazione dei fanghi di risulta. Cause non certamente riconducibili ai responsabili dell’opera (il R.U.P. e il Soggetto attuatore, oltre all’Autorità che deve concedere l’autorizzazione, cosa diversa dal più semplice parere, contrariamente a quanto scrivono i giornali) che, come i sindacalisti FAI-CISL, FLAI-CGIL, UILA-UIL (nella difesa dei lavoratori), perseguono indirizzi di legalità. Al sindacalista Macaddino, presente quel 23/7, voglio chiedere: dopo i chiarimenti, la società civile (visto che il porto è di tutti i mazaresi), operatori portuali in testa, nei confronti di chi dovrebbe fare valere lo stato d’agitazione?