Giovanni Amoroso a soli 33 anni ma ci mette la faccia dicendo sui social, spesso sta sul cazzo alla gente ma alla fine va avanti a testa alta
“L’omertà, sarebbe parte intima della nostra indole. Avremmo un’attitudine a farci i fatti nostri, una mentalità chiusa dalla paura, accerchiata dal dovere di pensare a se stessi e alla propria famiglia. Insomma, l’omertà sarebbe un nostro problema antropologico, così come la povertà, la sottomissione al potere, compreso il potere mafioso. Perciò la nostra omertà sarebbe un “silenzio di condivisione” e non solo di paura. Non credo affatto che il procuratore Curcio intenda riferirsi a questa visione culturalista dell’omertà, ma ha ragione quando dice che sul territorio c’è un clima omertoso.
Abbiamo tuttavia il dovere di riflettere sulle ragioni di questo clima, evitando appunto approcci culturalisti. È molto probabile che il silenzio e la paura crescano quando la giustizia non funziona, quando le istituzioni si rendono complici dei malavitosi o quando la corruzione dilaga senza che mai un corrotto vada in galera. Il silenzio e la paura crescono quando la mafiosità è costume dentro le istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini e la legalità. Quando la politica è potere fatto a sistema e agisce con arroganza e con la violenza del ricatto. Anche l’impunità causa il silenzio e diffonde la paura.
Se i politici e i funzionari corrotti la fanno franca è facile che i dipendenti dell’ente interessato dalle indagini stiano zitti per paura di ritorsioni. Tacere diventa una scelta razionale, valutata in base ai pericoli oggettivi in una determinata situazione. L’omertà è un comportamento imposto con la forza e con la paura. E sotto molti aspetti si presenta come un atteggiamento di legittima difesa. Con questo non si vuole giustificare chi non reagisce e non denuncia il malaffare: parlare è un atto di civiltà e tuttavia è un atto di coraggio. E chi non ha coraggio deve essere incoraggiato dal comportamento delle istituzioni.
Certo, esiste un’omertà che potremmo definire “silenzio di condivisione o di convenienza”, ma questa è un’altra storia e coinvolge chi nei sistemi criminali ottiene vantaggi, compiacenze, senza tuttavia esserne parte attiva.