sabato, Novembre 23, 2024
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Contro “Molestie e violenza di genere nei luoghi di lavoro” fondamentali la certificazione di parità di genere, cultura e formazione

AZIONI SINERGICHE E INTERDISCIPLINARI

TATIANA BIAGIONI, PRESIDENTE GIUSLAVORISTI, AL CONVEGNO DI OGGI A PALERMO: “IN ITALIA SI STIMANO OLTRE 1.400.000 CASI DI DONNE CHE HANNO SUBITO MOLESTIE SUL LUOGO DI LAVORO. UN FIUME CARSICO CHE NON RIUSCIAMO A INTERCETTARE E ARRESTARE: SERVE UNA CULTURA DEL RISPETTO E APPLICARE LE NORME”

Si è tenuto oggi nell’Aula Consiliare del Tribunale di Palermo – Sezione Lavoro il convegno “Molestie e violenza di genere nei luoghi di lavoro” organizzato daAvvocati Giuslavoristi Italiani (AGI) – Sezione di PalermoConsiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo,Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di PalermoOrdine dei Consulenti del lavoro – Consiglio provinciale di Palermo.

La giornata si è aperta con i saluti istituzionali dell’avvocato Dario Greco, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo; dell’avvocato Ninni Terminelli, presidente del Comitato Pari Opportunità del CdO di Palermo; del dott.Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Palermo; del dott. Nicolò La Barbera, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Palermo.

I lavori sono proseguiti con le relazioni degli esperti, introdotte e moderate dall’avvocata giuslavorista di AGI, Maria Colosimo del Foro di Palermo.

Sono intervenuti: l’avvocata giuslavoristaTatiana Biagioni, presidente AGI; la prof.ssa Carla Spinelli, ordinaria del Diritto del lavoro all’Università di Bari; l’avvocata giuslavorista Palma Balsamo, presidente AGI Sicilia; il dott. Vincenzo Silvestri, presidente Fondazione Lavoro; la dott.ssa Matilde Campo, giudice del lavoro del Tribunale di Palermo; il dott. Andrea Giostra, psicologo clinico e criminologo; il prof. Girolamo Lo Verso, docente di psicoterapia all’Università di Palermo; la dott.ssa Sabrina Musacchia, presidente del Comitato pari opportunità ODCEC Palermo.

«L’ultimo rapporto Istat del 2018 parla di oltre 1.400.000 donne molestate in Italia sui luoghi di lavoro. È un numero enorme che incide gravemente sulla vita e la dignità delle persone, ma anche sulla produttività delle aziende, della pubblica amministrazione e, di riflesso, su quella dell’intero Paese – ha detto Biagioni a margine del convegno – è un ‘fiume carsico’ che non riusciamo a intercettare perché l’81 per cento di queste donne non parla delle molestie con nessuno. È evidente che è un problema culturale, perché le norme per combattere il fenomeno esistono: il Codice delle Pari Opportunità dà una definizione chiara e inequivocabile della natura delle molestie sul lavoro. Il punto è fare passi concreti per contrastare questa piaga». 

In questa direzione sono da sottolineare le osservazioni sia di Matilde Campo, giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, che ha riferito di un contenzioso ancora esiguo, delle sentenze negative (per difficoltà della prova) e dei risarcimenti troppo spesso inadeguati, sia di Vincenzo Silvestri, presidente Fondazione Lavoro, che ha evidenziato come le sanzioni amministrative pecuniarie per il datore di lavoro siano troppo basse.

La Presidente AGI ha, quindi, aggiunto: «Il fenomeno non si combatte, però, solo a ‘fatto accaduto’, applicando le sanzioni previste la valutazione del rischio molestie è un obbligo delle aziende. I datori di lavoro devono accertare i rischi connessi alle differenze di genere per poter prevenire le molestie, anche con la formazione, quindi conoscere le condizioni in cui operano i propri dipendenti, individuare le categorie più vulnerabili, intercettare le lamentele formalizzate, dotarsi di un codice di comportamento etico. Quest’ultimo è soprattutto un importante strumento di prevenzione, a patto però che venga accompagnato da azioni informative e formative all’interno dell’azienda. A questo proposito, anche la certificazione di genere, combattendo le discriminazioni in ambito lavorativo, diventa uno strumento di prevenzione contro le molestie. È tutto parte di uno sforzo per promuovere una cultura del rispetto, perché dove c’è rispetto non c’è spazio per la violenza».

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