Filippo Luna è il protagonista di Gaetano Cosìcomè di Salvatore Rizzo, nella messa in scena diretta da Vincenzo Pirrotta, che debutta mercoledì 14 febbraio, alle ore 21.00, nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo. Le musiche dello spettacolo, prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, sono eseguite in scena da Maurizio Capone, le scene sono di Marianna Antonelli, realizzate in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Napoli – Corso di Scenografia per il teatro, le luci di Ciro Petrillo.
Repliche fino al 18 febbraio.
Gaetano vive da anni in una dimensione di solitudine, lontano dal suo paese d’origine e dagli affetti più cari, divenuta simbolicamente una gabbia dalla quale sente l’urgenza di evadere per mostrarsi “cosìcomè”, per manifestare liberamente la propria sessualità. Sollecitato da questa spinta emotiva decide di far visita alla famiglia per affermarsi, per dichiarare quello che è sempre stato, che gli altri magari hanno capito e fatto finta di non capire, cancellando una volta per tutte la menzogna, imposta dalle convenzioni sociali, che ha condizionato tutta la sua vita.
«Gaetano ha un’altra vita, un altro paese – spiega Salvatore Rizzo – ma vorrebbe che la sua vita, il suo paese fossero lì dove è nato, nato Cosìcomè. Non la sopporta più la menzogna, la recita, la doppiezza. Gaetano è lo specchio della sua solitudine, ma incarna anche quella degli altri personaggi: la solitudine della madre, della sorella, del vicino di casa. Ruoli pubblici e privati nella commedia del sociale la cui regola prima è adattarsi. Gaetano a quella regola non vuole attenersi più».
«Gaetano Cosìcomè è la storia di una ribellione vissuta con tutta la forza di uno strappo – afferma Vincenzo Pirrotta – ribellione e opposizione ai demoni che abitano la stanza, forse sarebbe meglio dire, la gabbia in cui Gaetano vive con le sue inquietudini.
Ho pensato dunque ad un luogo in cui l’incubo di convivere quotidianamente con la paura, di non riuscire a trovare il coraggio di manifestare la propria sessualità alla madre e alla famiglia, legata ad un pensiero tradizionalista e ottuso, gli fa rivivere la violenza del suo passato».
Sulla scena, caratterizzata da frammenti di specchi che riflettono le mille sfaccettature dell’animo inquieto del personaggio, Filippo Luna dà voce all’inquietudine di Gaetano incarnando una colluttazione con i propri ricordi e con se stesso, intraprendendo un viaggio doloroso che gli fa urlare, dentro quella tana in cui si è rifugiato e in cui si nasconde, tutta la sua rabbia e il suo pianto.