Dalle ballate più intrise di malinconia ai brani dal ritmo sostenuto, la scaletta proposta dall’ensemble ellenico ha affascinato la nutrita platea del Teatro Sangiorgi, dove ieri sera si è svolto il concerto “Musica greca e dell’Asia Minore”, inserito nel cartellone della 48ma Stagione Concertistica dell’Associazione Musicale Etnea
Trovarsi seduti attorno ad un tavolo per ritrovarsi e scambiarsi storie, mentre note ricche di fascino e malinconia risuonano tutto attorno. Questa l’atmosfera che si respirava cento anni fa nei caffè musicali tipici dell’Asia Minore e che l’ensemble ellenico “Aman Rebetiko” è riuscito a rievocare durante l’esibizione – la prima in Italia – di ieri sera (19 gennaio) al Teatro Sangiorgi di Catania per la 48a stagione dell’Associazione Musicale Etnea.
Durante la serata, il gruppo – composto da Chrysa Papadopoulou (voce, percussioni), Marina Liontou Mohamed (oud, voce), Daniel Barmas (chitarra, voce) e Alkis Zopoglou (kanun, voce) – ha condotto la platea etnea alla scoperta della musica popolare nata in Asia Minore agli inizi del Novecento e proseguita in Grecia con il “Rebetiko”. «Questo termine – ha spiegato la cantante – non si riferisce esclusivamente a un genere musicale, bensì a un vero e proprio modo di vivere. Il repertorio, eseguito inizialmente nei Cafè Aman in città come Izmir e Istanbul, si è diffuso in Grecia grazie agli immigrati costretti a trasferirsi dall’Asia Minore negli anni Venti ed è stata sviluppato dalle successive generazioni».
In scaletta sono stati proposti brani di una lunga tradizione che spazia dalla seconda metà del XIX secolo fino agli anni Cinquanta del XX e spesso legata alle classi sociali più svantaggiate. Un’origine popolare che si riflette nelle tematiche affrontate: dall’amore al dolore, dalla gioia al rifiuto, dai problemi di denaro al gioco d’azzardo. Le canzoni di “Rebetiko” proposte al Sangiorgi hanno offerto al pubblico catanese uno spaccato di un tempo che fu, ma che sa ancora parlare al presente. «Per noi è molto importante suonare questi brani ancora oggi perché, ad esempio, alcuni di essi parlano della condizione delle donne. La società dell’epoca non era paritaria. Una delle canzoni del nostro repertorio racconta la storia di una donna accusata di aver tradito il marito. Pur in mancanza di prove concrete, alla famiglia di lui basta il semplice sospetto per costringerla a lasciare la casa, augurandole persino la morte. Tuttavia, anche allora, non mancavano casi di donne che cercavano di emanciparsi. In un’altra canzone è la donna a trovare il coraggio di cacciare il marito adultero».
Dalle ballate più intrise di malinconia ai brani dal ritmo sostenuto, il rebetiko affascina da sempre anche grazie all’utilizzo di tempi misti (come 9/4 e 9/8) i quali tuttavia sono stati facilmente assimilati dal pubblico etneo, che non ha mancato di accompagnare le esecuzioni con il battito delle mani. Dal punto di vista degli strumenti, a farla da padrone sono state le sinuose melodie dell’oud (il liuto mediorentale) e l’affascinante suono del kanun, una sorta di “cetra pizzicata”. «Abbiamo scelto di riallacciarci alla tradizione più antica. Durante la dittatura di Metaxas molti di questi strumenti musicali vennero proibiti. Negli ultimi anni, il Rebetiko sta vivendo una vera e propria rinascita a cui siamo orgogliosi di dare il nostro contributo».
La proposta musicale dell’AME legata alle tradizioni dal mondo proseguirà l’8 febbraio con il concerto il quartetto del percussionista Alfio Antico per la rassegna “Etna Folk Club”. Il prossimo appuntamento con la Stagione concertistica sarà invece il 23 febbraio 2024 con il concerto del violoncellista rumeno Andrei Ioniță.