domenica, Novembre 24, 2024
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Sinalp e la morte del sud, il Governo ha tradito il sud

Apprendiamo dalla stampa e dai TG che è ripreso il confronto Parlamentare sulla legge per le Autonomie Differenziate Regionali, legge questa fortemente voluta dal Ministro Roberto Calderoli e dalla Lega.

Già come O.S. Sinalp, dichiara il Segr. Reg. Andrea Monteleone, avevamo evidenziato, nell’occasione della conferenza stampa di fine anno della Premier On. Giorgia Meloni, il grande pericolo che questa legge potrebbe causare alla struttura dello Stato Italiano in caso di una sua approvazione senza alcun correttivo o norme che comunque ne confermino l’idea unitaria dello Stato, e chiedevamo, da Siciliani, che come contropartita venisse finalmente applicata per intero la Costituzione Siciliana che dalla sua nascita, con R.D.L. del 15 maggio 1946, n. 455, ad oggi, non è mai stata resa esecutiva per intero. 

Questa mancata attivazione dello Statuto Siciliano ha costretto la Sicilia a dover agire e crescere “con il freno a mano” rispetto allo sviluppo della penisola italiana.

Dopo la nostra precedente nota di denuncia, avevamo ricevuto da diversi esponenti politici, conferma e reale volontà da parte di questo Governo di voler dare, finalmente, completa applicazione alla Costituzione Siciliana.

Ma purtroppo oggi apprendiamo che la Legge di Stabilità Finanziaria della Repubblica Italiana, appena approvata, come per incanto ha di fatto “annullato” il “Fondo Perequazione Infrastrutturale” che era nato appunto per colmare il gap sociale, infrastrutturale ed economico che a tutt’oggi esiste e bisogna avere il coraggio di ammetterlo.

Bisogna avere il coraggio di denunciare una Nazione a due velocità, ed a due diversi concetti di fabbisogno sociale economico ed infrastrutturale.

La legge di Stabilità Nazionale, sicuramente per le ennesime esigenze emergenziali, ha prosciugato il Fondo, che comunque era già insufficiente a risolvere il gap sociale e produttivo che in 160 anni di Unità Nazionale si è realizzato grazie a politiche miopi ed egoistiche, nordcentriche.

Da 4,5 miliardi il Fondo si è ridotto ad appena 800 milioni di euro.

A questo punto, se fossimo in presenza di una classe politica in grado di metterci “la faccia”, sarebbe stato meglio chiuderlo del tutto, ammettendo, in maniera inequivocabile, quali saranno le strategie di sviluppo e crescita di questa Nazione per gli anni a venire, che si può dichiarare unita solo se gioca la Nazionale di calcio.  

Ma come se non bastasse questo scippo, per porre la parola fine ad un sud da sempre sfruttato, hanno avuto il coraggio, nel silenzio di tutta la classe politica italiana, di rimodulare verso il basso anche gli investimenti dedicati al sud per il Piano di Resilienza e per le Infrastrutture.

Il Sinalp chiede agli esponenti politici di maggioranza come è stato possibile tutto ciò, come hanno avallato la pervicace volontà di far morire il sud con queste scelte miopi, gravi ed irresponsabili.

Ci chiediamo ormai a cosa serviranno questi “famigerati” progetti delle aree LEP e ZES.

Proposte di fatto vuote ed inutili visto che alle loro spalle non c’è alcun finanziamento degno di questo nome.

Ma chi ha partorito questa idea di “sviluppo e crescita” del Sud si è reso conto che si è ritrovato con un pugno di mosche in mano?

Si è reso conto che chi ci governa, chi fa le vere scelte di sviluppo industriale di questa nazione, non solo ha da sempre abbandonato il sud al suo destino ed alla sua desertificazione sociale culturale ed economica, ma sta attuando una pervicace idea di investimenti e crescita tutta nordcentrica?

L’aver tagliato, e di fatto abolito, il Fondo di Perequazione Infrastrutturale ha dato l’idea netta e precisa di quanto interessi il sud a questo governo nazionale.

Se proprio il sud non interessa allo Stato Italiano che almeno si abbia il coraggio di ammetterlo, liberandolo dalle catene normative che fino ad ora lo hanno relegato nei titoli di coda di ogni agire politico.

Giunti a questo punto riteniamo essenziale e propedeutica ad ogni agire di scelte politiche, capire cosa sono realmente per la classe politica nazionale i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) e cosa sono le ZES (zone economiche speciali).

Ci pare di capire, e ci auguriamo vivamente di sbagliarci, che per una certa classe politica questi strumenti, di fatto fino ad oggi mai applicati, non sono altro che condizioni di declassamento sociale, culturale ed economico, del sud italia nella sua interezza.

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