IL TRICOLORE NARRATO DALLA FEDERAZIONE DI MESSINA DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
In occasione della Giornata del Tricolore del 7 gennaio 2024, celebrato a Messina il 10 Gennaio u.s., presso il Palacultura cittadino per permettere la presenza di giovani studenti di Scuole Superiori della città, è stato dato ampio spazio, ad un interessante incontro, al quale hanno partecipato le massime autorità civili e militari della provincia di Messina, rappresentanti dei Comandi Militari regionali e provinciali dell’Esercito, Carabinieri e Guardia di Finanza e ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Croce Rossa, con la Banda della Brigata Aosta, che ha scandito i vari momenti previsti in scaletta.
Tra i relatori oltre il Prof Ricciardi Presidente della Federazione di Messina del Nastro Azzurro, il Tenente Sebastiano Castorina del 24° RgtArtiglieria “Peloritani” che ha parlato di “Patria e Nazione per un nuovo Risorgimento Italiano. Il significato della Bandiera per le Forze Armate” e del Prof Luigi D’Andrea Ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università di Messina che ha parlato del “Tricolore simbolo dell’Unità Nazionale”.
Tale momento celebrativo ha dato spunto alla Federazione di Messina di approfondire in questa sede la tematica del “Tricolore” dalle sue origini, ricordando giustamente che
Il momento celebrativo Nazionale è previsto a Reggio Emilia e alla presenza del Presidente della Repubblica
Secondo quanto stabilito per La “Giornata Nazionale del Tricolore” istituita dalla L. 31 Dicembre 1996 n.671, con ricorrenza il 7 Gennaio di ogni anno”, per commemorare la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera di uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana e che avvenne a Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797, sulla scorta degli eventi della rivoluzione francese (1789-1799).
A Reggio Emilia, il 27 Dicembre 1796, in un’assemblea tenutasi in un salone del Municipio della città (in seguito ribattezzato Sala del Tricolore) 10 delegati presieduti da Carlo Facci, approvarono la carta costituzionale della Repubblica Cispadana, comprendenti i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. In successive riunioni furono decretati e ufficializzati diversi provvedimenti, tra i quali la scelta dell’emblema della neonata repubblica.
Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera nazionale verde, bianca e rossa fu, un’assemblea avvenuta il 7 Gennaio che vede Giuseppe Compagnoni ricordato come il “padre del tricolore”.
Ma ci si chiede: Perché proprio questi tre colori? Nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche d’ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti, adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790. Ed anche i reparti militari italiani, costituiti all’epoca per affiancare l’esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombardia presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione.
Il bianco e il rosso, comparivano, infatti, nell’antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia Civica milanese. Gli stessi colori poi furono adottati anche negli stendardi della Legione italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna, e fu questo che probabilmente spinse laRepubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera.
Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenete quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.
Nelle prime coccarde tricolori italiane il verde simboleggiava l’uguaglianza e la libertà, valori portati avanti per raggiungere l’Unità d’Italia. Durante il periodo napoleonico, invece, i tre colori acquisirono per la popolazione un significato più idealistico: il verde la speranza, il bianco la fede, il rosso l’amore.
Nel 1860 il Tricolore italiano venne scelto come bandiera nazionale del Regno delle Due Sicilie, mentre il 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, la bandiera verde, bianca e rossa diventò il vessillo nazionale.
L’art. 12 della Costituzione ne stabilisce le caratteristiche “verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguali dimensioni”
Dopo la data del 7 Gennaio 1797, la considerazione popolare per la bandiera d’Italia crebbe costantemente, fino a farla diventare uno dei simboli più importanti del Risorgimento. Insieme all’inno nazionale e al Capo dello Stato, oggi la bandiera è uno dei tre simboli dello Stato repubblicano. L’art. 12 della Costituzione ne stabilisce le caratteristiche “verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguali dimensioni”. La bandiera italiana enuncia una vicenda storica la cui origine si colloca prima della definizione della Costituzione Repubblicana.
L’art. 12 della Carta Costituzionale riconosce tale vicenda ed assume la disciplina del tricolore tra i principi fondamentali della Repubblica e quindi anche lo Stato e la Nazione italiana. Il tricolore è il simbolo costituzionale dell’Italia Repubblicana. Sul piano del diritto internazionale, la bandiera tricolore rappresenta in simbolo la continuità della personalità giuridica dello Stato italiano e corrisponde ad una libera scelta di ogni Stato sovrano È il caso di ricordare come nello Statuto Albertino, l’art 77 conteneva una disciplina della
bandiera che rimandava semplicemente al vessillo dello stato piemontese, poi sostituito quasi subito dal tricolore con lo stemma sabaudo in omaggio al riconoscimento da parte di Carlo Alberto delle “ragioni politiche” del Rinascimento.
Il prof. Biagio Ricciardi, nella sua relazione oltre a presentare il contenuto del Calendario Azzurro del Centenario, illustrando la vita dell’Istituto e le iniziative in atto per il 2024, ha sinteticamente commentato i contenuti della pregiata illustrazione storica, dedicata al centesimo anniversario di fondazione dell’Istituto, al fine di evidenziare e condividere il grande valore dimostrato dalla nostra popolazione nelle condizioni più estreme, e difficili, che sono quelle vissute sul campo di battaglia continuando poi “a braccio” visibilmente commosso quanto trascriviamo :
“Sig. Sindaco, Ecc. Sig. Prefetto, Assessore Caruso, Autorità Civili e Militari cari ragazzi,
Avevo 25 anni, giovanissimo Ufficiale Medico della Marina Militare Italiana, imbarcato sulla Fregata portaelicotteri antisommergibile Virginio Fasan, appena promosso Guardiamarina quando, una mattina di un giorno imprecisato dell’inverno del 1980, in navigazione in un punto imprecisato del Mediterraneo sudorientale, venni chiamato dal mio Comandante in Seconda Capitano di CorvettaP.S., esattamente quello che viene conosciuto e descritto da Oriana Fallaci nel libro Insciallah, che mi disse di indossare l’Ordinaria e di trovarmi in quadrato Ufficiali alle 10,30 per prestare il mio giuramento da Ufficiale. E così feci, all’orario fissato mi recai in quadrato, e lo trovai completamente trasformato dalla presenza di grande Bandiera Italiana che copriva il lungo tavolo su cui eravamo usi pranzare, cenare etc.
La semplice presenza di quella grande Bandiera aveva trasformato il quadrato, luogo tradizionalmente dedicato al relax o al massimo a riunioni, in un luogo assolutamente solenne, ben adatto alla cerimonia che si stava per compiere. Da un lato il Comandante Capitano di Fregata G. G., il Comandante in seconda, e l’allora Tenente di Vascello anziano Sig. S. che rividi anni dopo da Ammiraglio, e dall’altra il ragazzo che allora io ero.
Ricordo ancora, e ricorderò sempre, con commozione le parole che il Comandante ebbe la bontà di rivolgermi: …non ho necessità di spiegarti e di rimarcare il valore di ciò che stai per compiere, ti ho osservato in questi mesi di navigazione passati assieme, so che questi Valori li porti dentro e ti riconosci in essi..” iniziando immediatamente dopo il rituale del Giuramento…
In questa giornata solenne che la Città Metropolitana di Messina sta dedicando al Tricolore non potevo non ricordare questa parte non di poco conto della mia vita, in cui giurando fedeltà alla Bandiera mi riconoscevo parte di essa insieme a tutti coloro che si riconoscevano e si riconoscono in quel concetto di Patria che, in Italia, ha radici culturali lontanissime nel tempo e costituisce un patrimonio immenso in un continuo divenire durato secoli costato sudore, fatica ed un altissimo prezzo di sangue e che è simboleggiato dal Tricolore.
Da Presidente pro tempore della Federazione di Messina del Nastro Azzurro Istituto che ha appena compiuto 100 anni celebrando all’Altare della Patria nel Marzo del 23’ questo traguardo, mi sento in obbligo di ricordare a tutti, particolarmente additando ai ragazzi presenti in platea, il significato del Labaro che si vede solennemente esposto sul palco, decorato di ben 32 MOVM che insieme alle MAVM, MBVM, Croci di Guerra al Valor Militare, costituisce un patrimonio di onore di oltre 2000 decorati MESSINESI.
E sento il bisogno di indicare proprio a loro una lapide presente al piano terra del Rettorato della nostra Università, subito entrando nella parete di sinistra, dedicato agli studenti che per la Guerra 15/18 “partirono pronti per non tornare mai più”, a questa lapide spesso sia mio padre che mio nonno da ragazzo mi portavano, indicandomi tra loro Antonino Ricciardi, fratello di mio nonno, MAVM Sottotenente mitraglieri che offrì la sua giovane vita durante la X Battaglia sull’Isonzo nel maggio del 17.
Oggi è assolutamente necessario rinverdire continuamente il ricordo del nostro passato, quando correnti di pensiero assolutamente fuorvianti quali la “Cancel Culture” cioè Cultura della Cancellazione pretendono di cancellare la Storia, cancellare, badate bene, non di interpretare ma di cancellarla completamente in nome di non si sa cosa. Cancel Culture, che in alcune Università Americane sta portando ad esempio alla cancellazione dei corsi di Storia dell’Arte sul Rinascimento Italiano solo per citare un esempio.
Come possiamo noi Italiani pensare di cancellare la nostra Cultura, la nostra identità, la nostra Storia, cancellare geni Italiani quali Dante, Michelangelo, Raffaello scienziati quali Galileo, Volta, Galvani solo per citare a braccio alcuni nomi. Cancellazione… non si può cancellare il passato! Ognuno di noi è, in quanto è stato, e può guardare al futuro solo guardando il passato secondo il mito di Giano bifronte che fu una delle prime cose che mi insegnarono della cultura Romana; oggi ci si vuole alberi senza radici, ma un albero senza radici è destinato a morte sicura. E noi come Nastro Azzurro in generale, Messinese in particolare,abbiamo il dovere di opporci a qualunque forma di cancellazione della nostra Storia ricordando e tramandando il ricordo dei nostri Decorati, e tra le MOVM del ns Labaro ricordiamo le due dedicate a Luigi Rizzo Conte di Grado e di Premuda che affondò la corazzata Wien e la Santo Stefano mettendo di fatto la parola fine alla Grande Guerra, quella del Sacerdote del Mare CC Salvatore Todaro nato a Messina 4 mesi prima del terremoto del 1908 che si prodigava nel salvataggio dei naufraghi delle navi che il suo dovere di Ufficiale in guerra doveva affondare, e li rimorchiava per migliaia di miglia marine sempre in zona di guerra mettendo a rischio la sua stessa unità ed il suo equipaggio e di cui hanno appena fatto un film.
Come non ricordare le 4 MOVM di altrettanti carabinieri messinesi Antonio Alessi, Fortunato Arena, Orazio Costantino, e Giovanni Calabrò, o il Maggiore Attilio Gasparro cui è stata appena dedicata la sezione UNUCI di Messina che malamente fucilato da guerriglieri Greci pur ferito, dileggiava i suoi carnefici preferendo la morte ad una pseudograzia!
Cari ragazzi mi potrete dire che sono cose del passato, ma devo subito ribadire che non lo sono, pensando al graduato della Brigata Aosta Caporal maggiore scelto Andrea Adorno che in Afghanistan nel 2010 pur ferito seriamente ad una gamba si interponeva tra il suo reparto e gli insorti permettendo la riorganizzazione della sua unità e di cui mi sento in obbligo di riportare alcune sue parole “ non si può descrivere davvero ciò che si prova in combattimento o ciò che non si prova e che la mente cerca a fatica di recuperare nella memoria, paura coraggio determinazione stoicismo “Virtù Militari”.
Come non ricordare il Barcellonese Maggiore Giuseppe La Rosa che nel 2013 sempre in Afghanistan al comando di un Lince veniva fatto oggetto da parte di un ragazzino di lancio di ordigno che entrava dai finestrini del mezzo e su cui il La Rosa si gettava assorbendo con il proprio corpo l’esplosione e morendo salvava i suoi uomini, “non vi è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15 – 13).
Devo concludere, ma concludendo mi è impossibile non ricordare una MAVM presente in questa sala il LGT GdF Giuseppe Caristi che 50 anni or sono andava letteralmente all’arrembaggio di una nave contrabbandiera salvando un suo collega ferito che stava per essere gettato in mare e pur ferito a sua volta contribuiva in maniera determinante all’arresto dei 9 membri dell’equipaggio contrabbandiere ed al recupero della nave e del suo carico.
Ho voluto ricordare alcuni episodi del passato e del presente, in questa era di videogiochi, influencer vari, e colossali fatuità, nel tentativo di darvi degli esempi soprattutto “Assolutamente VERI” di eroismo e realtà su cui riflettere, ribadendo che tutti gli avvenimenti di cui ho sentito il bisogno di parlarvi e che sono sgorgati di getto dal mio animo, sono stati sempre all’ombra del Tricolore, del nostro Tricolore che abbiamo l’obbligo di ONORARE RISPETTARE e DIFENDERE ed i cui Valori dobbiamo tramandare di generazione in generazione,
Grazie”