sabato, Novembre 23, 2024
HomeEconomiaCresce l'export della Sicilia, tranne i carburanti e i chimici

Cresce l’export della Sicilia, tranne i carburanti e i chimici

Per la prima volta da quando esistono le 
statistiche di settore, le vendite all’estero della manifattura 
siciliana vanno a gonfie vele e superano il 50% del valore dell’export 
dei prodotti petroliferi raffinati, che da sempre rappresentano la 
preponderante voce della bilancia commerciale dell’Isola.
Infatti, in una congiuntura internazionale negativa – tra guerre, tassi 
alti, cambi sfavorevoli e calo della domanda di carburanti e di chimici, 
in cui persino la “locomotiva” Lombardia si è fermata ad un modesto 
+1,64% e l’intero Paese a +1,04% – , nel terzo trimestre di quest’anno, 
rispetto allo stesso periodo del 2022, l’export della Sicilia è 
cresciuto in tutti i settori, tranne, appunto, i prodotti petroliferi 
raffinati e i chimici.
Così, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio economico di Unioncamere 
Sicilia, il totale dell’export regionale viene falsato e registra una 
perdita del 16,72%, scendendo da 12,4 a 10,3 miliardi, ma questo solo a 
causa del crollo dei prodotti petroliferi raffinati (-23,25%, pari a -1 
miliardo e 933 milioni) e dei prodotti chimici (-33,96%, pari a -302 
milioni), Invece, analizzando il resto dei settori, il saldo fra terzo 
trimestre 2022 e terzo trimestre di quest’anno è positivo per 157 
milioni (+4,75%), crescendo da 3 miliardi e 230 milioni a 3 miliardi e 
387 milioni.
Fra i settori a maggiore dinamismo, la Sicilia ha fortemente contribuito 
alla copertura del fabbisogno energetico nazionale con un boom di 
petrolio greggio e gas naturale (+15.390,56%) e di carbone (+223%). Fra 
gli altri principali incrementi, si osservano gli apparecchi elettrici 
(+76%), i macchinari (+26%), le provviste di bordo (+46,95%), i prodotti 
del trattamento rifiuti (+72,90%), i minerali metalliferi (+143,80%), i 
prodotti della silvicoltura (+101%), i prodotti delle attività 
artistiche e di intrattenimento (+25,64%), i prodotti delle altre 
attività di servizi (+100%).
Coerentemente con questo scenario, è aumentato l’export di tutte le 
province siciliane, tranne le tre condizionate dalle attività di 
raffinazione: Siracusa, -26,91%, Messina, -10,69%, Ragusa, -15,53%. 
Tutte le altre riportano una percentuale positiva: Catania, +9,56%; 
Trapani, +24,96%; Palermo, +12,67%; Agrigento, +35,76%; Caltanissetta, 
+63,90%; Enna, +93,85%.
“L’analisi dei dati – commenta Pino Pace, presidente di Unioncamere 
Sicilia –  conferma che l’economia siciliana ha decisamente imboccato la 
strada della transizione ecologica e digitale e che è possibile 
costruire un modello di sviluppo alternativo al petrolio e basato sulla 
decarbonizzazione, investendo sul turismo tutto l’anno, sulla produzione 
agroalimentare, sulla mobilità green e sulle fonti alternative, sulle 
nuove tecnologie a servizio di una manifattura sempre più attrattiva”.
“Nonostante la siccità e gli incendi – aggiunge Santa Vaccaro, 
segretario generale di Unioncamere Sicilia – c’è una incoraggiante 
ripresa dell’export dell’agricoltura (+7,55%), nonché della pesca 
(+11,21%) grazie all’aumento della domanda dai mercati del Nord e alle 
innovazioni nel settore della trasformazione del pescato. Bene anche la 
vendita di legno, carta  e loro prodotti (+3,15%). Tutti segnali di un 
ritorno in chiave innovativa e competitiva alle attività legate alla 
natura, che è la prima risorsa della nostra Isola”.

Articoli Correlati
- Advertisment -

ULTIME NEWS