Italiani con le tasche vuote ma sempre più connessi. Se la spesa totale delle famiglie dal 2007 al 2015 si è ridotta del 5,7% gli abitanti del Belpaese non hanno rinunciato a smartphone, pc e tablet. Secondo i dati pubblicati sul 13° Rapporto Censis Ucsi sulla comunicazione nel periodo compreso fra il 2007 e il 2016 la spesa per i telefoni ha fatto segnare un +191,6%, mentre computer e audiovisivi hanno oltrepassato quota 41%. Con l’acquisto dei nuovi strumenti tecnologici sono cresciuti anche i dati di accesso alla rete. Lo scorso hanno la penetrazione di internet è aumentata del 2.8%, per un totale di 73,7 italiani “connessi” su 100. Se si prende in considerazione la fascia under 30 della popolazioni questi numeri crescono fino a sfiorare il 97%. Scendono al 31,3% fra gli over 65. In sintesi mentre nel 2007 erano solo il 45,3%, adesso circa tre italiani su 4 hanno accesso al web. I siti più visitati sono certamente Facebook, che si conferma il social network più “amato”, usato dal 56,2% degli italiani (il 44,3% nel 2013). Cresce anche l’utenza di YouTube (38,7% nel 2013 al 46,8% nel 2016 (fino al 73,9% tra i giovani). Impennata per WhatsApp che nel 2016 è usato dal 61,3% degli italiani (l’89,4% dei giovani).
Crescono anche i dati di radio e tv grazie al fatto che questi mezzi si sono adattati hai cambiamenti del loro pubblico. Nel periodo considerato dal rapporto Censis-Ucsi la tv satellitare ha fatto registrare una differenza percentuale pari a +16,1% (dal 27,3 al 43,4%), +14,4% per la Tv via internet, +10,2% per la mobile tv. Anche la radio “cambia e cresce”, con il servizio di broadcast online le emittenti diventano playlist; la radio da smartphone registra un incremento del 13,7% (dal 3,6% del 2007 al 17,3% del 2016).
Differente la questione per quanto riguarda giornali e riviste che fanno segnare -38,7%. I quotidiani fanno registrare un allarmante -51% in un decennio. Diminuisce anche la spesa destinata ai libri. Agli italiani non piace leggere: la metà non legge nemmeno un libro all’anno, mentre gli e-book fanno segnare un flebile aumento (+1,1%) non sufficiente a compensare l’emorragia di lettura.