Ha portato con sé, nascosta nell’ano, della droga in carcere al rientro dal permesso premio ma l’incauto tentativo non è sfuggito agli attenti controlli della Polizia Penitenziaria. E’ accaduto nella Casa di reclusione Ucciardone di Palermo e darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Calogero Navarra, segretario regionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commenta: “Una proficua attività info-investigativa, condotta dal personale del Reparto di Polizia Penitenziaria di Ucciardone con l’ausilio del Nucleo cinofili del Corpo di Palermo, ha indotto a presumere che un detenuto che stava rientrando in carcere da permesso premio potesse introdurre sostanza stupefacente da spacciare poi all’interno dell’istituto. Il fiuto del cane Enea ha confermato i sospetti e l’uomo, dopo una perquisizione, è stato rinvenuto con dell’hashish, 90 grammi, nascosto nell’ano. Questo risultato è stato ottenuto grazie al monitoraggio dei poliziotti e dei colleghi del Nucleo cinofili antidroga della Polizia Penitenziaria che sono riusciti a contrastare il fenomeno dell’introduzione di sostanza stupefacente da parte di un detenuto che fruiva di un permesso premio”.
“Il SAPPE”, commenta Donato Capece, segretario generale, “esprime il proprio compiacimento al personale che ha operato, a riprova della professionalità e attaccamento al dovere delle donne ed uomini della Polizia Penitenziaria dell’Istituto Penitenziario palermitano dell’Ucciardone, vero “carcere di frontiera” per le critiche condizioni operative e strutturali in cui versa”. Capece ricorda anche che nella Relazione annuale 2020 della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), che traccia l’andamento del narcotraffico in Italia e, di conseguenza, descrive il consumo di sostanze illecite da parte degli italiani, è emerso che “continua, per il terzo anno consecutivo, il trend crescente delle morti per overdose che, con un ulteriore incremento pari a 37 unità raggiunge quota 373, con un aumento dell’11,01% rispetto all’anno 2018. In oltre la metà dei casi, la causa del decesso è da attribuire al consumo di oppiacei (169 casi all’eroina, 16 al metadone, 1 al fentanil, e 1 alla morfina). Dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti fatali per abuso di droga, sono complessivamente 25.780 i morti causati dal consumo di stupefacenti. L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, sul quale gli analisti e gli esperti delle diverse discipline dovranno continuare ad interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio”.
Il leader del SAPPE conclude ricordando che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.