Presentati i corti vincitori della prima edizione: “Il treno dei desideri” e “Gesù in Ferie… Tanto immaginare non costa nulla”
Pronto “Menti in corto” 2023 con 49 Iscrizioni di 60 comunità di tutta Italia
PALERMO – Il tema della salute mentale per una sensibilizzazione culturale che allontani pregiudizi e stigmi sociali. Per la sezione “Creare legami” del Sole Luna Doc Film Festival, ieri pomeriggio, nella splendida cornice della Galleria d’Arte Moderna, sono stati, infatti proiettati i primi due corti selezionati dalla giuria tecnica di “Menti in corto” il concorso nazionale di cortometraggi ideato dalla CTA “Sentiero per la vita” di Calatafimi Segesta nel 2020, rivolto ad operatori e pazienti nell’ambito delle strutture di salute mentale. Un progetto che lega laboratori di attività cinematografica e ricerca scientifica misurando gli effetti benefici che la realizzazione di un prodotto artistico produce nei pazienti.
Intanto, si è conclusa la prima fase del bando di “Menti in corto” 2023 con 49 iscrizioni di 60 strutture partecipanti provenienti da tutta Italia. Il concorso nazionale coinvolge le comunità di 8 regioni d’Italia: Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Molise, Toscana, Puglia e Campania. In Sicilia, nello specifico, sono interessate le province di Palermo, Trapani, Ragusa, Caltanissetta, Catania, Agrigento e Messina.
In particolare, è avvenuta la proiezione dei due corti vincitori della prima edizione: Il treno dei desideri di Giulia Di Maggio e della CTA La Rinascita di Villarosa, nell’ennese (Italia 2020, 12′) e Gesù in Ferie… Tanto immaginare non costa nulla di Michele Bia della Coop Questa Città di Gravina di Puglia, in provincia di Bari (Italia 2021, 18′).
Con una buona partecipazione di un pubblico è seguito un dibattito. Per l’occasione, sono intervenuti Lorenzo Messina (direttore medico dell’ITS Sentiero per la Vita), la regista de “Il treno dei desideri” Giulia Di Maggio, la regista e drammaturga Lina Prosa componente della giuria tecnica, Domenico Ferrara (psicologo C.T.A. Sentiero per la Vita) e Simona Di Simone (educatrice C.T.A. Sentiero per la Vita).
“Ricordiamo che con la legge Basaglia l’assistenza psichiatrica è cambiata totalmente – afferma Lorenzo Messina, direttore medico della Comunità Terapeutica Assistita Sentiero per la Vita – perché prima era solo una ‘custodia’ dei cosiddetti ‘malati mentali’ allontanati dalla società pubblica. Dopo la legge Basaglia è avvenuta una vera e propria rivoluzione in cui la persona è passata da ‘oggetto’ di cura a soggetto titolare del diritto alla cura come tutti gli altri cittadini. Ciò ha portato alla chiusura dei manicomi e all’avvio di percorsi terapeutici che potessero portare dei benefici alla persona recuperando e valorizzando tutte le sue risorse. Dopo i reparti ospedalieri nascono, alla fine degli anni ’90, le CTA, le Comunità Terapeutiche Assistite. Oggi lo scopo è quello di attivarsi per riabilitare le persone ridando, attraverso varie attività, un senso pieno alla loro vita. In particolare, portare avanti il filone delle arti espressive è stato uno strumento davvero straordinario per i risultati personali e collettivi che si sono raggiunti”.
“Il progetto nasce come il frutto di un bel lavoro di squadra – continua Domenico Ferrara, tra gli ideatori del progetto e psicologo della C.T.A. Sentiero per la Vita – di tutti noi dentro la comunità terapeutica. Da sempre, nella nostro mission, crediamo molto nelle tecniche di riabilitazione di tipo espressivo. Sappiamo che l’arte (teatro, cinema, poesia e letteratura) possa essere uno strumento molto importante per facilitare dei cambiamenti ed aiutare i pazienti con storie particolari a rielaborare vissuti ed emozioni ed esperienze traumatiche della loro vita. Menti in corto da un lato è un concorso di cortometraggi ma dall’altro vuole essere anche una ricerca sulla efficacia delle tecniche espressive “.
“Per me è stato molto emozionante potere lavorare con queste persone – dice la regista de “Il treno dei desideri” Giulia Di Maggio -. Il tema della salute mentale mi interessa molto anche come ricerca dal punto di vista cinematografico. Con loro il processo più interessante è stato quello della scrittura del corto insieme; siamo partiti chiedendo quali fossero i loro desideri e sogni e, in relazione a questi, quale personaggio volessero interpretare. Il corto è stato girato dentro il treno museo di Villarosa che durante la guerra era stato utilizzato per la deportazione degli ebrei e oggi è posteggiato in mezzo alla campagna. Ogni vagone è arredato in maniera particolare e noi abbiamo scelto quello di una camera da letto del 1900″.
“Dentro la nostra struttura, i nostri pazienti, da sempre, sono coinvolti in laboratori artistici – aggiunge Simona Di Simone, educatrice della CTA Sentiero per la Vita -. All’inizio, con la pandemia in corso, quando abbiamo proposto il progetto ai nostri pazienti non avevamo avuto subito un riscontro positivo perché avevano paure e resistenze legate ai pregiudizi sociali che spesso vivono. Credendo molto in loro, li abbiamo allora convinti fino a fargli realizzare il copione; siamo, pertanto, riusciti ad avere dei risultati straordinari valorizzando nel migliore dei modi quelle che erano le loro specificità. Il progetto, è stato, anche, il risultato di un grande lavoro di rete e di condivisione tra le varie realtà italiane partecipanti“.
“Visionando 50 corti – ha concluso la regista e drammaturga Lina Prosa della giuria tecnica – mi sono trovata davanti alla bellezza di proposte che creavano una notevole ricchezza umana, a prescindere dalla qualità estetica ed artistica dell’opera. Sono partita proprio dal piano zero con uno sguardo elementare percependo in ogni proposta una straordinaria valenza. Come giuria abbiamo dovuto scegliere ma credo che tutto questo materiale debba essere custodito in modo da potere essere utilizzato e rielaborato in futuro anche in chiave didattica. Sono produzioni che servono anche a noi che ci crediamo sani quando, in realtà, siamo tutti ammalati. Ricordiamoci che l’arte nasce come cura per guarire da qualcosa nonostante ci rifiutiamo di capire qual è la nostra malattia esistenziale. Pertanto, oltre ad averle analizzate dal punto di vista drammaturgico, ho ribaltato l’approccio nei confronti delle opere, pensando a quelle che potessero avere su di me un effetto catartico”.