lunedì, Novembre 25, 2024
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A Isola Catania una giornata per contrastare il cambiamento climatico

Contrastare il cambiamento climatico: dalle soluzioni a livello globale alle iniziative nate all’ombra del vulcano

Tra workshop e panel, la terza giornata del festival “Make in South”, ha visto protagonista la professoressa e amministratrice delegata del Climate Policy Lab della Tufts University Fletcher School Amy Myers Jaffe, coinvolta dal Consolato USA di Napoli. Sono intervenuti anche: Giuseppe Inturri, professore di Ingegneria dei trasporti all’Università di Catania e membro del comitato tecnico-scientifico di Legambiente Catania, Biagio Rocchi Agnes, community Manager a EIIS Solutions Hub (European Institute of Innovation for Sustainability), Marco Armellino, co-founder, presidente e COO di AWorld, Elisa Cutuli, giornalista di Italia che Cambia, e Luca Lagash, fondatore del Collettivo OP

Quali contromisure è necessario adottare nell’immediato, per mitigare gli effetti prodotti dagli stravolgimenti ambientali? E come assicurarsi che le popolazioni che stanno già vivendo sulla propria pelle le conseguenze dell’impatto antropico vengano adeguatamente supportate dalla comunità internazionale? Sono queste le premesse da cui ha preso le mosse l’intervento di Amy Myers Jaffe, professoressa e amministratrice delegata del Climate Policy Lab della Tufts University Fletcher School a “Facing climate change”, l’evento organizzato da Isola Catania con il Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli, AWorld, ed EISS Solutions Hub all’interno del festival Make In South promosso dal community impact hub catanese con il supporto di ManpowerGroup e Unicredit. La professoressa Jaffe, già protagonista del workshop svoltosi la mattina e rivolto agli studenti internazionali, è stata anche la relatrice principale del panel del pomeriggio, introdotto dalla Console Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli Tracy Roberts-Pounds e che ha visto intervenire anche Giuseppe Inturri, professore di Ingegneria dei trasporti all’Università di Catania e membro del comitato tecnico-scientifico di Legambiente Catania, Biagio Rocchi Agnes, community Manager a EIIS Solutions Hub (European Institute of Innovation for Sustainability), Marco Armellino, co-founder, presidente e COO di AWorld, Elisa Cutuli, giornalista di Italia che Cambia, e Luca Lagash, fondatore del Collettivo OP.

Foto Giorgio Di Gregorio)

«Sono felice di affrontare questo tema così importante in una città come Catania – ha esordito Amy Myers Jaffe – perché la ritengo un ottimo esempio di adattamento alle difficoltà. Nel corso della vostra storia, avete sempre convissuto con il vulcano, e quindi con una dose di incertezza. Per analogia, quella stessa incertezza oggi è vissuta a livello globale. E, in quanto tale, per affrontarla è necessario uno sforzo comune per ripensare le dinamiche del mondo in cui viviamo». L’esperta statunitense ha quindi delineato una triplice prospettiva di intervento: «Sono tre i pilastri a cui dovrebbero rifarsi le soluzioni per la crisi climatica. Il primo è quello della finanza. Solo il 13% delle risorse stanziate a livello internazionale per combattere il cambiamento climatico viene utilizzato per supportare i paesi più in difficoltà da questo punto di vista. Penso alle recenti inondazioni in Pakistan o in Tanzania. Bisogna ragionare in termini di equità. C’è poi il tema dell’energia: se c’è una cosa che questo inverno caratterizzato dalla guerra ci ha insegnato, è che risulta vitale ridurre la dipendenza degli stati dal gas naturale. In questo senso, l’Europa ha profuso molti investimenti nel campo delle energie rinnovabili, abbassando notevolmente i costi. Dobbiamo fare in modo che queste azioni forti non siano isolate o locali, ma transnazionali: pensiamo ai benefici che potrebbe avere l’esportazione di energia elettrica pulita e basso costo verso quei paesi che non potevano permettersi le importazioni di gas, soprattutto dopo i rialzi dovuti al conflitto in Ucraina». Un cambio di passo infrastrutturale, dunque, che, tuttavia, non può prescindere dal sostegno all’innovazione: «Il secondo pilastro è quello della tecnologia. Bisogna supportare gli innovatori che intendono introdurre sul mercato prodotti capaci di fare la differenza. Due esempi provenienti dagli USA mi sembrano calzanti. In primo luogo, quello della società Redwood, che nel giro di un paio di anni mira a commercializzare, grazie ad una sovvenzione federale di due miliardi, una tecnologia sperimentale per riciclare dei metalli preziosi come il cobalto per generare energia pulita. Un materiale utile, ad esempio, per le batterie al litio di alcuni veicoli elettrici. L’altro è quello della Form Energy, che ha sviluppato una rivoluzionaria batteria ferro-aria, capace di immagazzinare elettricità per giorni o addirittura settimane». La professoressa Myers Jaffe ha infine sottolineato quanto fondamentale sia il contributo che ognuno di noi può dare: «L’ultimo pilastro è quello della società: è una realtà che spesso preferiamo ignorare, ma tutti dobbiamo modificare le nostre abitudini. Se pensiamo al perché abbiamo compiuto tanti sacrifici per uscire vincitori dalla pandemia, comprendiamo che ci siamo impegnati con tutte le nostre forze per prosperare anche in futuro. Dobbiamo applicare la stessa volontà al tema del cambiamento climatico e chiederci ogni giorno: cosa possiamo fare in quanto collettività?». 

Una risposta, circoscritta alla realtà catanese, è arrivata dal prof. Inturri: «Un passo in avanti sarebbe applicare il motto europeo “Avoid, Shift, Improve”: vale a dire, ridurre gli spostamenti, puntare sulla pedonalizzazione e sui percorsi ciclabili, sfruttare l’innovazione per pianificare in maniera più organica i propri itinerari. È quello che stiamo provando a fare insieme all’Università di Catania con Moovle, un trip planner dedicato agli studenti». Proprio i giovani, del resto, risultano essere particolarmente sensibili alla tutela del pianeta. A loro si rivolge l’istituto europeo di cui fa parte Biagio Rocchi Agnes: «Non si può più ignorare la necessità di giungere ad una economia circolare. Per farlo, startup con idee green e aziende devono dialogare. Noi favoriamo questo incontro anche grazie alla call “Circular South”, con cui sosteniamo gli imprenditori emergenti che vogliono impegnarsi nella sostenibilità». La green economy, tuttavia, rischia di restare un’utopia, se non è accompagnata da una cultura della sostenibilità. Lo sa bene Marco Armellino: «La nostra app AWorld è stata selezionata dal segretariato generale dell’ONU perché fa una cosa apparentemente semplice, ma decisiva: misurare in tempo reale l’impatto che le nostre azioni quotidiane hanno sul pianeta. Il segreto per trasmettere un messaggio positivo è creare engagement». Una prospettiva cara anche ad Elisa Cutuli: «Da anni raccontiamo l’Italia non che si chiede cosa fare, ma che si impegna per realizzare i sogni e i progetti di cambiamento. Dalle tante storie che abbiamo scovato, è venuto fuori il progetto “Visioni 2040”: un libro che racchiude delle proposte di futuro per un paese diverso e all’avanguardia». Un paese che già comincia ad intravedersi nei volti di chi con determinazione, vuole vivere quel futuro da protagonista: «Crediamo – ha affermato Luca Lagash – che le comunità locali debbano essere coinvolte in prima persona nell’elaborazione di soluzioni vincenti. Lo abbiamo fatto in Trentino, con un progetto musicale che è sfociato nella costruzione di un auditorium di sculture sonore uniche al mondo sulle vette del Parco dello Stelvio. E ora vogliamo ripartire da Roccavaldina (ME), in cui ci siamo impegnati in un’opera di riforestazione. Come un cerchio che si chiude: dai ghiacciai alle terre desertificate».

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