E’ con grande commozione che annuncio la scomparsa, il giorno 26 gennaio 2023 di mio padre Mario Gallo, animatore della comunità di Lumie di Sicilia.
Per dirla con De André, fu sorpreso dai suoi novant’anni e con la vita avrebbe ancora giocato. Una lunga vita, ancora da giocare, visto che il 17 dicembre aveva “chiuso” l’ultimo numero, il 170, della rivista Lumie di Sicilia, inviata ai suoi collaboratori e lettori quando era già in ospedale. Polmonite COVID, poi primo batterio ospedaliero, poi il secondo… E’ morto con dignità, senza dolore apparente, l’abbiamo visto spegnersi come l’ultima nota di una suonata per pianoforte che si diffonde nell’aria e si attenua progressivamente.Una lunga vita, soprattutto avendone vissuto tre, la maggior parte insieme alla sua compagna di cinquantasette anni meno un giorno, scendendo, dandole il braccio, almeno un milione di scale.La prima, nella culla trapanese, da una stirpe di maestri calafati provenienti nel Seicento da Genova, che ha sempre considerato con orgoglio i suoi quarti di nobiltà, sul cui blasone raffigurava le mani di suo nonno, spaccate dalla pece bollente e le balle di stoppa su cui Mastru Petru lo faceva addormentare. A Trapani ha scoperto e coltivato il suo spirito curioso, ha sviluppato il suo intelletto: maturato a 16 anni al Liceo Ginnasio Ximenes, laureato a 20 in Giurisprudenza (curiosamente, è morto a poche centinaia di metri dalla Via Ximenes di Firenze, guardando la collina galileiana di Arcetri). Ma, soprattutto, è stato elemento integrale di quella stagione felice del repubblicanesimo trapanese animata da giovani idealisti, intraprendenti, innovatori, di Borgo Annunziata: una stagione della quale è stato custode geloso e cantore appassionato. Queste sono state le amicizie di una vita, una tra tutti, quella con Nino Montanti, l’unico che menzioni qui per includere tutti quei quattru picciotti del “Passo dei ladri” riuniti al Circolo Mazzini per dargli il saluto verso la Scuola di Commissariato militare settant’anni fa, una carta costituente alla quale è riandato costantemente negli anni per rinsaldare lealtà alla fede laica, per confermare un’identità di rigore intellettuale.La seconda, quella dell’esilio e di un lavoro mal sopportato, ma svolto con integrità e competenza fino a quel titolo di Generale che in fondo viveva con ironia, è stata animata dalla consapevolezza che nella vita si stringono i denti e si va avanti. Sacrifici da fare – loro, progenie di generazioni abituate alle privazioni – risultati da ottenere, con poco spazio alla gentilezza verso se stessi e nessuna concessione all’autocommiserazione. Una vita di peregrinazione, questa seconda vita, in quelle che ha sempre considerato terre straniere, Bolzano, Verona, di nuovo Bolzano e poi Firenze, questa – ebbe a dire – scelta su spinta di mia madre, perché potesse offrire maggiori opportunità per me. Ha provato, per dirla alla rovescia di Dante, come il pane altrui non sapesse del sale delle sue Saline, e che solo allo sbarco dal traghetto della Tirrenia tutto riguadagnasse sapore e colore.La terza, quella della rinascita, gli ha permesso, dal 1989, di potersi dedicare alla passione di una vita, la scrittura e lo scrivere di quegli ideali giovanili e di quella terra, nella cui lingua ha sempre sognato.
La scrittura gli ha permesso di esplorare il mondo digitale, addentrandosi a volte in cose impegnative, dalle quali lo districavo con rimproveri che mai ne intaccavano la curiosità. Un digitale quasi nativo, scherzavamo, anche in questi ultimi giorni legato a WhatsApp e al Web. In questa terza vita, condotta, poi negli ultimi dieci anni sentendo il vuoto ad ogni gradino – sempre citando Montale, ha ristretto e concentrato i suoi interessi e il suo perimetro, rifugiandosi nelle tre-quattro attività che lo facessero sentire vivo, tra tutte la sua rivista arrivata a 170 numeri, artigianali ma interessanti, il guizzo negli occhi ogni qualvolta ci fosse una novità siciliana o una visita di nipoti, e le partite di burraco a Baglio Augugliaro o online (con quelli più bravi, per scelta sfidante); progressivamente angustiandosi delle cose del mondo, dalla pandemia alla guerra, al vedere un ritorno di quei fascismi contro i quali si era permanentemente vaccinato in tempi di adolescenza. La Sicilia era una metafora, per dirla con Sciascia, non solo un luogo, ma anche un modo di essere, uno stato d’animo che lo ha accompagnato, lo ha identificato: un siciliano un po’ calvinista, formato da una mazziniana idea che i diritti sono frutto dei doveri compiuti.A conclusione, ma forse a sintesi, di queste tre vite, da ultimo, da non credente, ha dato testimonianza dell’umanesimo che animava la sua visione: abbiamo una evoluzione che ha un inizio e una fine e, quando hora ruit, è inutile affannarsi a prolungare una parabola; per quello che andava fatto, il tempo è stato riempito e, aggiungo io, è stato riempito bene.
“Aiutami ad uscire da qui”, ma prima ha voluto giocare “alla memoria” richiamare alla mente persone e situazioni, una sorta di chiamata intorno al proprio letto per essere accompagnato a questa uscita, compiuta con grande dignità e dando a noi la possibilità di renderci conto di quanto stava accadendo.Dov’è Mario? dorme, anche lui, sulla Collina.Mi sono accorto che molti lettori non sappiano che viso avesse.
Qui un video che gli preparai per i suoi 90 anni https://www.youtube.com/watch?v=UTtmftaMluk&ab_channel=GiampieroM.Gallo
Qui un ricordo dell’amico Rino Giacalone, giornalista, https://www.alqamah.it/2023/01/26/mario-quel-ragazzo-di-quel-borgo-laico-e-repubblicano/
Che dire? Grazie a tutte e a tutti: con il vostro interesse per la Rivista avete contribuito ad alimentare la passione e la curiosità di mio padre. Dal letto di ospedale ha menzionato tutti i suoi autori uno ad uno, una ad una, chiedendo di avvisarvi che non sarebbe stato possibile continuare. Grazie del vostro affetto in queste ore. Penso di iniziare a raccogliere i suoi scritti in questi decenni e di curare una pubblicazione che dia conto della sua testimonianza civile e di amore incondizionato alla sua terra. Contiamo di includere contributi da parte di chiunque voglia, una sorta di libro degli ospiti sul quale lasciare traccia, volendo, dei mille modi nei quali lo avete incontrato. Nelle intenzioni, organizzeremo a Trapani una manifestazione di commemorazione a inizio estate per la distribuzione della pubblicazione.