Grazie Bettino per aver dato dignità a questo Paese. Ventitrè anni fa ci hai lasciati con una grande frase sulla tua tomba: “La mia libertà equivale alla mia vita”.
Io e Pietro Pizzo siamo venuti a trovarti molte volte ad Hammamet, come altri compagni ed amici, per non darti la sensazione di essere rimasto solo.
La sera a casa tua, dopo cena, ci raccontavi la storia d’Italia da leader, come pochi in questo nostro paese hanno saputo fare. La dignità del popolo italiano l’hai esaltata in molte occasioni. L’aneddoto che è rimasto nella memoria di tutti è quello di Sigonella.
Reagan, allora presidente degli Stati Uniti d’America, per arrestare e condannare l’arabo che aveva ucciso un cittadino americano sulla nave “Achille Lauro” fece circondare dai suoi soldati l’aereo atterrato in Sicilia. Tu, Bettino, presidente del Consiglio italiano mandasti i soldati italiani, che circondarono a loro volta i soldati americani.
Poi telefonasti a Reagan dicendo che il reato era stato commesso sul territorio italiano e quindi sarebbe stato il governo italiano ad occuparsene.
Un uomo di questa levatura politica, di un tale amore per la propria terra, viene poi condannato da un Signor nessuno, solo perchè quest’ultimo indossava una toga che, successivamente, lo ha portato al servizio di un partito che, come ricompensa, lo candidò in un collegio dove sarebbe stato eletto anche un asino dalle orecchie lunghe.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerti non solo come politico, ma anche per il grande uomo che sei stato, oggi ti vogliamo ricordare nel 23esimo anniversario della tua scomparsa e ci chiediamo “quando incontreremo un altro Bettino Craxi?”