RestArt 2022, AL VIA DAL PRIMO SETTEMBRE PER IL PUBBLICO, ALL’ORATORIO DI S. CITA, IL VIDEO MAPPING DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO. DOMANI, MERCOLEDÍ 31 AGOSTO, INVECE,SI TERRÁ L’ANTEPRIMA PER LA STAMPA
Il festival RestArt 2022 continua con gli appuntamenti e le iniziative culturali.Giovedì 1 settembre alle 21.00 e sino al giorno 8 settembre, all’Oratorio di S. Cita verrà proiettato il video mapping “Lepanto”, sulla scena magistralmente rappresentata da Giacomo Serpotta (ingresso al costo di 7 euro – prenotazione su www.restartpalermo.it).Domani 31 agosto, invece,alle 21.30,si svolgerà un’anteprima per stampa con ingresso libero.
Nelle tragiche ed inutili guerre di religione che l’Umanità ha perpetrato nel corso della storia, la battaglia di Lepanto è forse considerata la più simbolica nell’eterna lotta tra Cristianesimo ed Islamismo. Rappresentata nel corso dei secoli da grandi artisti, a Palermo viene ricordata alle carceri dell’Inquisizione nei graffiti di un prigioniero ma soprattutto in uno dei capolavori di Giacomo Serpotta, il grande lenzuolo di stucco che la contiene nella contro facciata dell’oratorio di S.Cita.Il video mapping, ideato dall’associazione Amici dei Musei Siciliani, realizzato da Dario Denso Andriolo, che ha voluto citare nel suo lavoro l’attuale assurdità della guerra in Ucraina, racconta attraverso l’uso mirato della luce la storia di questa battaglia, dalla sua preparazione nei due campi avversi al suo svolgimento, all’intervento miracoloso della Madonna del Rosario, alla vittoria della flotta cristiana sino al senso di inutilità e melanconia espresso mirabilmente dagli sguardi laconicamente persi nel vuoto del ragazzo cristiano e del ragazzo musulmano realizzati da Serpotta ai piedi della battaglia.
Lo spettacolare video mapping è accompagnato dalle musiche del Maestro Gianni Gebbia, che ne ha composto il brano iniziale e quello finale, intervallati da musiche dell’epoca della battaglia opportunamente ricercate.
Cenni sull’Oratorio del SS.Rosario in S.Cita
La compagnia del SS. Rosario in Santa Cita fu fondata nel 1570 dopo la scissione con l’omonima compagnia con sede in San Domenico ed inaugurò il proprio oratorio nel 1686. La compagnia, tra le più ricche e prestigiose, costretta ad un rigido protocollo comportamentale, si dedicava ad opere assistenziali ed alla remissione dei peccati attraverso forme di indulgenza plenaria.L’oratorio di Santa Cita rimarca lo schema tipo dell’oratorio come luogo di assemblea e di culto, con doppia funzione liturgica e sociale e col netto contrasto architettonico tra l’esterno fortemente modesto e l’interno splendidamente adorno.
Al sito si accede attraverso un piccolo portale sormontato da uno scudo marmoreo che attraverso una scalinata porta al ballatoio maiolicato su cui prospettano due portali marmorei tardo-cinquecenteschi. Un ampio antioratorio conduce all’aula oratoriale, splendida nel raffinato corteo barocco di stucchi sapientemente elaborati e realizzati da Giacomo Serpotta, incaricato tra il 1685 e il 1690 di impreziosire l’intero ambiente ecclesiastico con un apparato iconografico basato sugli exempla dei Misteri e delle Virtù. L’aula rettangolare presenta i caratteri identificativi dello spazio liturgico ed insieme assembleare: il seggio dei Superiori tra le due porte d’accesso, l’altare rialzato nell’area presbiteriale e gli scanni lignei in ebano intarsiato di madreperla sulle pareti lunghe su cui sedevano i confrati per assistere alle cerimonie religiose e alle adunanze. Sulle pareti laterali un raffinato ciclo plastico, composto da putti, statue allegoriche e teatrini, illustra i Misteri Gaudiosi e Dolorosi. Sulla controfacciatai Misteri Gloriosi.
L’episodio cardine dell’oratorio, rappresentato al centro della controfacciata alla zona absidale, è la storica Battaglia di Lepanto in cui la flotta cristiana, protetta dalla Madonna del Rosario, vince contro i Turchi. Il catino presbiteriale quadrangolare fu decorato dal Serpotta tra il 1717 e il 1718: l’intervento ritenuto necessario per esaltare la magnifica tela raffigurante la Madonna del Rosario dipinta da Carlo Maratta nel 1695 ed inserita sull’altare.