I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale – Ufficio GIP di Palermo su richiesta della Procura distrettuale di Palermo, nei confronti di 2 esponenti mafiosi, Vincenzo Pipitone, 61 anni, di Torretta e Gaspare Di Maggio, 56 anni di Cinisi. Entrambi si sono autoaccusati dell’omicidio di Felice Orlando, ucciso il 17 novembre del 1999, all’interno della propria macelleria nel quartiere Zen di Palermo. Alla svolta nelle indagini hanno contribuito le loro recenti dichiarazioni che hanno consentito di ricostruire il delitto e determinare i ruoli ricoperti dai destinatari del provvedimento restrittivo. L’omicidio era stato commissionato da Salvatore Lo Piccolo reggente all’epoca del mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo e dal figlio Sandro, entrambi già condannati, in primo grado, alla pena dell’ergastolo, quali mandanti del grave fatto di sangue. Orlando era stato ucciso per aver usato nei confronti dei Lo Piccolo espressioni dispregiative e aver manifestato l’intenzione di assumere un ruolo apicale nelle dinamiche mafiose del quartiere Zen di Palermo, rendendosi protagonista di relative condotte mai autorizzate dai vertici mafiosi di riferimento. I Lo Piccolo delegarono Vincenzo Pipitone all’epoca reggente della famiglia mafiosa di Carini, e a Angelo Conigliaro (poi deceduto), i quali individuavano i materiali esecutori in Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi, Gaspare Di Maggio e Ferdinando Gallina attualmente detenuto negli USA.
Il giorno dell’omicidio, 17 novembre del 1999, i killer erano suddivisi in tre diverse autovetture. In una vi era Gaspare Pulizzi, nella seconda Antonino Pipitone era alla guida mentre Gaspare Di Maggio insieme a Ferdinando Gallina occupavano i sedili passeggeri. Vincenzo Pipitone e Angelo Conigliaro erano nella terza auto. Gaspare Di Maggio e Ferdinando Gallina scesi dall’auto e aindossando dei cappaellini per non farsi riconoscere, entrarono nella macelleria ed esplosero diversi colpi d’arma da fuoco. Orlando venne finito con colpi a bruciapelo.