«Infermieri stanchi, infermieri sottopagati, infermieri logorati dai disagi organizzativi e strutturali, infermieri che lavorano stretti nella morsa di una carenza di personale che è diventato un pericoloso buco nero.
E c’è chi pensa addirittura di tornare nella sanità privata, dove alcune RSA decidono di aumentare gli stipendi, nel tentativo di recuperare gli infermieri scappati verso il pubblico.
Stiamo parlando di quelle strutture che , da mesi ormai, denunciano una crisi profonda a causa della vera e propria emorragia di infermieri verso gli ospedali pubblici. Ma cosa succede adesso?
Incredibile ma vero, siamo di fronte all’effetto inverso: esplodono casi come quello di una Rsa della provincia di Sondrio, Villa di Tirano, dove la direzione sanitaria ha pensato bene, per invogliare gli infermieri a restare, e per integrare l’organico, di offrire 200 euro in più in busta paga.
Forse qualcuno, anche se ahimè è un caso isolato, ha compreso che gli infermieri vanno finalmente pagati per come meritano?
La vera emergenza nel “marasma” dei nostri ospedali italiani, lo si capisca una volta per tutte, evitando di infilare come sempre la testa sotto la sabbia, riguarda, in primis, la carenza di personale, diventata una vera e propria voragine, un pericoloso buco nero, nell’ennesima estate “calda” della sanità italiana.
E’ pur vero che i contagi degli infermieri sono nuovamente cresciuti e si mantengono costanti, ma la media di oltre 500 infettati al giorno, tra gli operatori sanitari, anche nell’ultima settimana è, seppur preoccupante, ancora lontana dai livelli di allarme dei drammatici mesi dell’emergenza.
Questa volta prendiamo in esame il Centro Nord Italia: Emilia Romagna, Marche, Toscana.
Emerge, dalla nostra inchiesta, l’ennesimo quadro dai contorni desolanti, con strutture incapaci di gestire la portata dei servizi basilari, con pronto soccorsi nel pieno caos, con reparti che nella migliore delle ipotesi funzionano a regime ridotto e con molti altri costretti addirittura alla chiusura temporanea.
Gli infermieri non ci sono, il numero dei nostri professionisti è ridotto all’osso: Toscana ed Emilia Romagna attraversano situazioni a dir poco preoccupanti, tra infermieri in ferie, naturalmente sacrosante, o costretti a casa per i nuovi contagi.
Dove sono allora i ricambi indispensabili? Dove sono le assunzioni per mettere fine allo scabroso precariato che domina incontrastato?
La nostra denuncia, dice Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, giunga forte, come non mai, al Governo e ai Presidenti delle Regioni.
Solo un adeguato piano di assunzioni può ricucire lo strappo causato dalle lacune che caratterizzano la nostra sanità, da nord a sud.
Il rischio, poi, in realtà fin troppo avvezze a situazioni poco edificanti come queste, è che ci si abitui ad una pericolosa mediocrità, ad un disagio che non è degno di un Paese civile, e che non valorizza a dovere quei professionisti che, altrove, vivrebbero ben altre condizioni contrattuali ed organizzative.
E sono fin troppi coloro che, arrivati all’acme della sopportazione, quando i pazienti arrivano anche a colpirti con pugni e calci perché ti giudicano la causa dei disservizi dell’intero sistema, decidono di mollare tutto.
Ed ecco che scattano le fughe all’estero, ecco che arrivano le dimissioni volontarie, ecco che addirittura si genera un fenomeno inatteso ma comprensibile, ovvero le richieste di tornare nella sanità privata, come in un pericoloso effetto boomerang.
Intanto, come dicevamo, continua De Palma, in Emilia, Toscana e Marche, siamo alle prese con l’ennesima stagione estiva dai contorni drammatici.
Abbiamo fatto un breve viaggio in alcuni ospedali dei capoluoghi.
Emilia, Sant’Orsola di Bologna: contagi triplicati in soli 10 giorni. Ma anche qui, lo denuncia la direzione sanitaria, le nuove infezioni sarebbero ben gestibili, se non avessero messo a nudo una realtà preoccupante, se non avessero scoperchiato l’ennesimo vaso di Pandora. Gli infermieri non ci sono, il personale è ridotto all’osso, e ci fa specie che siano proprio i vertici del nosocomio a lanciare un impetuoso grido di allarme.
Marche, Ascoli Piceno: la mancanza di personale, medico e infermieristico, si aggrava sempre di più e rischia di ripercuotersi sensibilmente sui servizi ai cittadini. A rendere ancor più complicata la situazione ci si è messo ancora una volta il Covid , e la nuova ondata di contagi che inevitabilmente non ha risparmiato i sanitari in servizio al Mazzoni e al Madonna del Soccorso. E’ emergenza totale.
Toscana, Firenze, Prato, Pistoia: negli ospedali cittadini regna il caos. Gli infermieri del 118 e quelli dei pronto soccorsi denunciano di essere arrivati al limite massimo di sopportazione. Si rischia grosso, per quanto riguarda i servizi basilari ai cittadini.
«E’ arrivato il momento di mettere fine a questo sfacelo: gli infermieri vanno prima di tutto retribuiti per come meritano, senza dimenticare che solo un rigoroso e coraggioso piano di assunzioni può mettere fine ad una crisi che rischia di diventare insanabile.
Fino a che punto, conclude De Palma, gli infermieri dovranno pagare per colpe non proprie? Fino a quando vorranno trattenerli in questo tunnel buio, mettendo in predicato, di fatto, con le carenze strutturali che sono all’ordine del giorno, le loro enormi competenze e potenzialità professionali, con il serio rischio di mettere in pregiudicato la qualità di servizi basilari per la collettività?».