È finalmente realtà il nuovo disco di Michele Pantaleo, musicista marsalese, che in “Canzoni quasi Poesie” ha raccolto la storia di una lunga carriera artistica capace di raccontare, in modo diretto e attento, il senso dell’essere uomini e siciliani.
I diciotto brani che lo compongono, a cui se ne aggiungono altrettanti che sarà possibile trovare sui principali digital store, sono nati nel corso di ben 40 anni di musica ed impressioni, custodite in un cassetto e solo occasionalmente tirate fuori per pochi amici.
Il progetto affonda le radici nella Sicilia degli anni ’70, nelle note di giovani musicisti animati da profondi ideali, ma si è arricchito nel tempo fissando, nei testi e nelle note, gli umori, le riflessioni, le emozioni che Michele Pantaleo ha preservato ed adesso condiviso con il suo pubblico.
“Molte canzoni sono nate a distanza di tempo l’una dall’altra” – ha raccontato lo stesso Pantaleo nel corso della presentazione del proprio progetto musicale, lo scorso sabato nei locali dell’Officina Artistica “Carpe Diem”, a Marsala.
Diciotto testi che sono quasi “quasi poesie” perché intrisi di una sensibilità poetica che viene dall’anima e per questo capace di arrivare direttamente al centro del petto di chi ascolta.
“È un dono che voglio fare agli amici e al mio territorio” – ha spiegato il musicista sollecitato dalle domande della giornalista Chiara Putaggio che ha moderato l’emozionante e partecipato incontro.
Diciotto canzoni dove dialetto siciliano e world music si mescolano per tirare fuori dal cuore spaccati di vita vissuta e grandi temi universali.
Pantaleo canta la sua Sicilia e la sua Marsala con i riti, le credenze, le radici che la rendono unica. Canta quanto ““granni è lu cori di tutta la genti ch’avi ‘mmscatu lu sangu e la carni”.
E di questo “ammiscamentu” il musicista fa l’arma più potente per la prosperità del mondo intero: “ammiscamentu e paci chiustu è nu cuntu anticu” – canta Pantaleo.
In questo suo inno all’energia vitale, il cantautore mescola emozioni, ricordi, vita vissuta, “i caddri nne’ manu e ‘u scruscio di marteddri”, “i ciari d’intra ‘u cori” e “lu ciavuri di l’erva ‘nna li naschi”.
Canta l’amore, raccontato in tutte le sue forme, quello di quando “la notti ‘un dormu e m ‘agghiona pretru. Un travaggio e un portafoglio pinsannu a tia”.
Canta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, l’ingenuità e la presa di coscienza perché “li scaffi ‘mu pigghiatu a li lupi ‘amu crirutu”.
L’album evoca atmosfere ora vivaci, ora delicate, senza tempo e senza spazio, capaci di trasportare l’ascoltatore in un mondo sospeso, sognante eppure agganciato fortemente a sensazioni fisiche, al quotidiano, al sentimento profondo che ognuno di noi cela dietro una serratura.
Un mondo da toccare e da sentire raccontato con una scrittura trasparente e aperta che fa apparire semplice e naturale ogni trepidazione del cuore, sua come di tutti, che ci rende uguali seppur diversi.
“La mia è una scrittura istintiva, raramente cancello quanto scritto” – ha raccontato il musicista.
È attraverso questo vibrante viaggio dentro di sé che Michele Pantaleo ha trovato la chiave per aprire quel cuore che fa bella mostra di sé in copertina. Un cuore che è simbolo di una storia familiare percorsa sul filo della musica, ma che parla di ogni essere umano.
Il disco prodotto da EmDabliuEm, ha visto la collaborazione di Gianluca Pantaleo (Produzione artistica e musicale, Basso, Contrabasso, Pianoforte), Dario Li Voti (Batteria), Natale Montalto (Fisarmonica) Gregorio Caimi (Registrazione e Mixaggi), Manolo Linares (Progetto grafico) e Giò Vacirca (Fotografie).