domenica, Novembre 24, 2024
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Nell’istituto di Agrigento tre detenuti sfondano cella, Di Giacomo: “ormai in carcere accade di tutto”

Nel carcere di Agrigento tre detenuti hanno sfondato una parete per entrare in una sezione
che è rimasta “occupata” per alcune ore. Un insensato gesto di forza che ha richiesto il
ricorso a personale penitenziario che non era in servizio per ristabilire la normalità e
trasferire i tre in altri penitenziari. A riferirlo è il Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – in
una nota a firma del segretario generale Aldo Di Giacomo: “Ormai non c’è più nulla da
stupirsi perché in carcere accade di tutto e di più con i detenuti che continuano a
manifestare il proprio controllo e a muovere l’attacco allo Stato sino a sfondare mura o ad
evadere come è accaduto in altri istituti. Un episodio che rileva la situazione esplosiva
determinata nei penitenziari italiani con un clima di tensione alle stelle che sarà sempre più
incontenibile senza provvedimenti e strumenti di assoluta urgenza”.

Per Di Giacomo l’atmosfera diffusa nelle carceri è persino peggiore a quella della primavera
2020 che ha segnato la stagione delle violente rivolte a catena. Clan, gruppi malavitosi,
organizzazioni mafiose soprattutto nelle carceri siciliane stanno approfittando della
“debolezza” manifestata dallo Stato per rinnovare la sfida come testimoniano gli atti di
violenza tra detenuti e contro il personale penitenziario, in quest’ultimo caso declassati a
“fatti di ordinaria amministrazione” e persino l’atteggiamento di sberleffo per l’abbattimento
di pareti. Una situazione simile – dice Di Giacomo – non era mai accaduta prima con gli
agenti in balia dei criminali e costretti a difendersi come possono dalla diffusione della
variante pandemica.
Le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei
Detenuti – continua il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – vanno in tutt’altra
direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti. La riduzione della popolazione
carceraria in sostanza è considerata l’unica strada da seguire.

Si sottovaluta il segnale inviato ai cittadini dal carcere dove tutto si può fare e quindi le
famiglie vittime di mafia sono avvertite. È bene che i cittadini si rendano conto che nelle
carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da
tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto. Noi non ci stiamo a
mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del
carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera
convivenza dei cittadini. Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del
ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario
senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.

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