“Occorre istituzionalizzare la figura del Garante della persona con disabilità in maniera tale da poter fornire le linee guida per tutti i territori”.
Lo dichiara Adriana Canestrari, responsabile regionale della DC Nuova Disabilità, che ha presentato nei mesi scorsi una proposta al ministro Erika Stefani per una iniziativa parlamentare affinchè ci sia una disciplina univoca che possa favorire un riconoscimento giuridico alle figure che sono già istituite in alcuni Comuni ma che non sono regolamentate da una norma regionale o nazionale di riferimento.
“Crediamo sia giusto e doveroso intervenire a tutela di quanto sia avvenuto nella vita delle persone con disabilità e dei loro servizi in Sicilia in questo periodo di emergenza Covid-19 e delle conseguenze che ne sono derivate – afferma la Canestrari -. Negli ultimi tempi abbiamo ascoltato ed incontrato associazioni di categoria e persone con disabilità le quali stanno vivendo una situazione di disagio, fatica e discriminazione. Purtroppo la mancanza di attenzione alle loro esigenze specifiche è direttamente collegata alla mancanza da parte delle Istituzioni causata da una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo”.
“Le difficoltà attuali delle persone con disabilità sono molte e molto diverse tra loro a seconda del tipo di disabilità, della situazione familiare e del tipo di sostegno offerto. Nella prima fase della pandemia abbiamo assistito alla chiusura delle scuole, di tutti i servizi diurni e di assistenza educativa e non dobbiamo e non possiamo sottovalutare che in quel lungo periodo non sono state prese in considerazione le conseguenze nella vita delle persone coinvolte perché non sono state previste le necessarie attenzioni e gli esiti di questa “disattenzione” nel campo dei servizi per la disabilità ad oggi non possono neanche essere calcolati”, sottolinea.
“Ad oggi ci interroghiamo sulle ragioni della poca attenzione che è stata dedicata alla disabilità, che pure doveva rappresentare uno dei punti fondamentali di intervento in ambito sociale e sanitario e invece è stato tutto lasciato sulle spalle delle famiglie abbandonandole a se stesse e fino ad oggi, quando si parla di assistenza, si esalta la famiglia ma questo credo che sia un discorso mistificatore fatto per nascondere le responsabilità e le carenze negli interventi delle Istituzioni Pubbliche perché – sottolinea – gran parte dell’assistenza ai disabili viene dai caregiver familiari e dalle badanti. Entrambe queste figure svolgono la loro azione in silenzio: sono Underground Invisibili soprattutto le badanti che spesso non ricevono neppure una minima formazione”.
“Governo, Regioni e Comuni – prosegue – distribuiscono assegni sempre più insufficienti rispetto ai bisogni delle famiglie. Non parliamo poi dei ritardi con cui vengono erogati i contributi e la situazione è molto grave soprattutto al Sud. Stiamo lavorando affinchè ad ogni disabile venga affiancata una figura che sia formata nell’assistenza e che possa così coadiuvare la famiglia che non deve sentirsi isolata e non deve altresì avere preclusa la vita lavorativa e sociale. Ecco che il ruolo delle Istituzioni è quello di garantire a queste persone il giusto supporto economico, burocratico e assistenziale”.
“Questo tema fondamentale è emerso dal confronto che abbiamo avuto con le famiglie dei disabili che ci hanno evidenziato la necessità di un intervento il più possibile precoce nei loro confronti poiché l’esperienza insegna che è più difficile aiutare ad uscire dal proprio isolamento quelle famiglie in cui la condizione di disagio si è ormai cristallizzata da anni, soprattutto – continua – in situazioni in cui i genitori in età avanzata cambiano con fatica il loro modo di prendersi cura del proprio figlio ormai adulto”.
“La nostra proposta è che oggi sia fondamentale che ci siano gli strumenti adeguati che possano definitivamente fare da ponte di collegamento tra le Istituzioni e le persone con disabilità attraverso figure professionali presenti in ogni Comune d’Italia. Appoggiamo – prosegue – con profondo senso di responsabilità la missione dell’Aps Aquile Palermo che contemplano tra i propri scopi sociali la promozione di tutela e salvaguardia dei diritti e della dignità delle persone disabili, facendo nascere nel 2003 la figura del Garante della persona con disabilità”.
“A tale figura infatti è affidata la protezione e la tutela non giurisdizionale dei diritti dei disabili
residenti o temporaneamente presenti sul territorio regionale, mediante azioni positive mirate alla promozione degli obiettivi di qualità della vita, integrazione sociale, inserimento socio-lavorativo, autonomia e vita indipendente, qualità dell’assistenza e maggiore accessibilità dei servizi per i bambini, i giovani e gli adulti con disabilità. Tutto questo – dichiara la Canestrari – nel rispetto da parte della Repubblica Italiana della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18, che ha di fatto aperto la nuova prospettiva di riferimento giuridico, culturale e politico nel panorama della tutela dei diritti umani”.
“Nell’ispirarci al principio di solidarietà sociale per la tutela dei diritti delle persone con disabilità è stato mio impegno presentare al Ministro Erika Stefani, dopo un nostro dialogo sull’argomento, una proposta per una iniziativa parlamentare il 02/10/2021 sull’ istituzione dell’Autorità Garante della persona disabile a livello nazionale, affinchè ci sia una disciplina univoca che possa pure favorire un importante riconoscimento giuridico alle Autorità locali già istituite non collegabili, ancora, ad una norma regionale o nazionale di riferimento. Finalmente il 20 dicembre 2021 il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge n.2475 che reca ‘delega al Governo in materia di disabilità’”.
“Monitoreremo l’iter burocratico – continua – poiché troppo spesso ci siamo ritrovati con vuoti
normativi e disapplicazioni legislative che ledono profondamente i diritti umani e la dignità delle
persone con disabilità senza che nessuna Autorità intervenga, lasciando nell’abbandono totale chi non può difendersi perché privo dei mezzi necessari. Siamo un paese civile e civilizzato non possiamo e non dobbiamo permettere tutto questo. Dobbiamo pensare che la disabilità non sia un mondo a parte ma parte del mondo”.
“Bisogna riportare nell’ambito della piena civiltà l’intervento delle Istituzioni verso le persone disabili, soprattutto – conclude – se pensiamo che ci sono ancora paesi che non si sono neanche lontanamente adeguati all’abbattimento delle barriere architettoniche ma parlano di inclusione sociale”.