Uno dei modi migliori per favorire la diffusione della Cultura della legalità e dell’etica del rispetto è la valorizzazione del modello virtuoso dei tanti grandi italiani che hanno fatto della legalità uno stile di vita, rinunciando a facili guadagni e talora a costo del sacrificio del proprio benessere, per coerenza di vita.
Figure che meritano di essere promosse nella conoscenza delle loro esperienze.
Da qui la proposta di creare, pubblicare e divulgare, da parte di Scuole, centri di educazione e formazione e biblioteche, un elenco di libri, opere teatrali e musicali e film mirati, divise per fasce di età consigliate e ambito di riferimento, al fine di consentire a docenti e genitori di individuare più agevolmente il materiale da utilizzare per stimolare il dibattito e il confronto in tema di legalità ed onestà [https://www.meritocrazia.eu/la-cultura-della-legalita/].
Da qualche giorno è in circolazione una speciale moneta da 2 Euro che riporta i volti sorridenti dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, coniata in occasione del trentesimo anniversario della loro morte.
La moneta, opera di Valerio De Seta, riporta nell’incisione la celebre foto di Tony Gentile, scattata pochi mesi prima dei tragici attentati del 1992, e, in alto, in evidenza, «Falcone – Borsellino».
Un modo utile e originale per dar evidenza all’immagine di Uomini di valore, che purtroppo finiscono per essere anti-eroi in un contesto sociale nel quale, invece, ad affasciare le masse sono i personaggi negativi, ad avere maggiore appeal sono i ‘cattivi delle favole’.
Con la loro determinazione, il loro coraggio e il loro sacrificio, Falcone e Borsellino hanno portato una grande testimonianza, di amore per il loro lavoro, di lotta per la verità e per la Giustizia, conducendo una battaglia senza quartiere contro la criminalità organizzata, d’ostacolo, a vari livelli, al progresso sociale e civile del Paese.
La fotografia tanto nota nasconde una storia che parte idealmente dal febbraio del 1980, quando Paolo Borsellino, con l’ausilio del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile (assassinato nello stesso anno dalla mafia), affrontò e concluse con importanti arresti la prima indagine su Cosa Nostra. Proprio in quello stesso anno, in occasione dell’indagine legata al traffico internazionale di droga, il nome di Paolo Borsellino si lega a quello di altri magistrati (Rocco Chinnici, Giovanni Barrile e Giovanni Falcone): il primo passo di quel lavoro di squadra che porterà poi al pool Antimafia.
Una guerra senza quartiere tra Stato e mafia, tra leggi sempre più restrittive, iniziative di coraggio e reazioni di feroce brutalità da parte della criminalità. Carlo Alberto dalla Chiesa, Ninni Cassarà, Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta, Stefano Li Sacchi e il Capo del pool Antimafia Rocco Chinnici sono soltanto alcune delle vittime. Esempi spesso taciuti e mai sufficientemente ricordati di Uomini la cui perseveranza, dedizione e determinazione hanno permesso allo Stato di non soccombere.
A loro si deve l’emersione del fenomeno mafioso, dei suoi rapporti con le Istituzioni e, soprattutto, il riconoscimento che Cosa Nostra, ben lungi dall’essere un’entità vaga ed indefinita, è una vera e propria organizzazione criminale, con un suo vertice e una sua struttura ben precisa, che è possibile combattere e vincere.
Giovanni Falcone venne assassinato a Capaci il 23 maggio 1992.
Paolo Borsellino venne ucciso in via d’Amelio il 19 luglio 1992.
Ma, riprendendo le parole di Falcone, «gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini».