“I delfini sono un patrimonio di biodiversità del mar Mediterraneo, ed anche delle acque delle Isole Eolie in Sicilia dove sono presenti due specie di delfini, il tursiope e la stenella striata, con popolazioni stanziali nell’area, quella del tursiope a forte rischio di estinzione. E in quanto tali vanno tutelati e non etichettati come una calamità naturale inarrestabile. Non solo per la loro importanza ecologica ma anche soprattutto per il ruolo che animali carismatici come i delfini possono avere nell’ottica del turismo sostenibile. L’utilizzo dei pingers, i dissuasori acustici, e l’uso di attrezzi da pesca alternativi insieme allo sviluppo di nuove attività economiche alternative non danneggiabili da parte dei delfini insieme allo sviluppo di attività economiche per i piccoli pescatori sono la strada da seguire. Stiamo lavorando sul territorio collaborando con molti pescatori e faremo il possibile per aiutarli a ridurre le interazioni con i delfini e agevolarli nel percorso di riconversione dei mestieri”. È il monito di Monica Blasi, biologa marina, presidente dell’associazione Filicudi Wildlife Conservation partner del progetto europeo Life Delfi, coordinato da CNR-IRBIM e a cui collabora anche Legambiente. L’appello della biologa Monica Blasi arriva a seguito di una lettera inviata, pochi giorni fa, dal Co.Ge.P.A., un consorzio di pescatori eoliani che raggruppa 119 imbarcazioni, alle autorità della Regione Sicilia. Il consorzio ha fatto sapere che 50 pescatori depositeranno la loro licenza agli Uffici marittimi con la causale “Delfini, una calamità naturale inarrestabile”, e quindi di sospendere la pesca del totano denunciando “perdite del 60-70%”. I pescatori, esasperati dalle perdite provocate dai delfini che si cibano del loro pescato, hanno spiegato che “non esiste nessuna possibile alternativa per fare desistere i delfini”, “i dissuasori di ultima generazione non fanno altro che divenire una fonte di richiamo”.
Il team di Life Delfi, il progetto cofinanziato dal programma Life della Commissione Europea, che da circa due anni sta lavorando per ridurre le interazioni tra i delfini e le attività di pesca ritiene invece possibile e necessaria una convivenza fra delfini e pescatori. “Le proteste dei pescatori confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza del progetto LIFE DELFI, le cui attività in campo sono cominciate la scorsa estate e potrebbero aiutare i pescatori a superare i problemi con i delfini”.
In che modo? A spiegarlo è Alessandro Lucchetti ricercatore del CNR-IRBIM e coordinatore del progetto. “Siamo consapevoli delle difficoltà, e soprattutto delle perdite economiche, patite dai pescatori a causa delle incursioni dei delfini. È proprio per questo che è nato il progetto Life Delfi. Stiamo testando e distribuendo i Did, pingers di ultima generazione, in grado di attivarsi solo in caso di rilevamento della presenza di delfini in modo tale da non fare abituare i cetacei al suono e vanificare gli sforzi. Inoltre stiamo lavorando per svilupparne altri più performanti. Abbiamo già ascoltato i pescatori, in decine di interviste effettuate dai nostri partner, e sono in tanti ad averci fornito informazioni utili e la disponibilità a installare sulle loro reti i pingers e utilizzare le nasse a basso impatto ambientale”.
Sì perché i risvolti negativi esistono anche per i cetacei che, avvicinandosi in maniera opportunista alle reti per depredare il pescato, in tanti casi finiscono vittime delle catture accidentali (by catch). Le statistiche degli ultimi tempi parlano chiaro: in media sono circa 200 i delfini spiaggiati sulle coste italiane, e nella maggior parte dei casi la causa della loro morte è proprio il by catch.
“Ma c’è di più. Life Delfi prevede il coinvolgimento dei pescatori nel Dolphin watching, un’attività economica alternativa molto interessante per cui i delfini da minaccia potranno diventare una vera e propria risorsa”, dichiara Federica Barbera dell’Ufficio Biodiversità e Aree protette di Legambiente.
“Abbiamo già raccolto l’adesione di alcuni pescatori che vogliono optare per la riconversione della loro attività di pesca in altre attività con i turisti; su questo tema è necessario un cambio di marcia da parte della Regione Sicilia che potrebbe sfruttare i fondi europei Feampa”, continua Lucchetti, “da un lato si avrebbe una riduzione dello sforzo di pesca e dall’altro un’attività economica alternativa per i pescatori, con ottime prospettive future e un turismo sempre più responsabile e attento alle tematiche ambientali”. L’invito è quello di credere nelle nuove tecnologie e nel lavoro certosino dei nostri ricercatori che proprio in questo periodo stanno lavorando per implementare i pinger esistenti.
Il progetto Life Delfi, finanziato attraverso il Programma LIFE dell’Unione Europea, vede 10 partner coinvolti: a collaborare al progetto europeo coordinato dal CNR-IRBIM di Ancona ci sono quattro Aree marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano), il Blue World Institute of Marine Research and Conservation, Legambiente Onlus e Filicudi WildLife Conservation, insieme alle Università degli di Studi di Padova e Siena.