De Palma: «12mila borse di studio rese permanenti per gli specializzandi in medicina, da parte del CDM. E gli infermieri italiani? Ci chiediamo, perché non è consentito loro di beneficiare di analoghe agevolazioni per l’accesso alle specializzazioni?».
«Finalmente via libera del Consiglio dei Ministri alla stabilizzazione dei precari della sanità assunti durante il Covid. Rimaniamo però in attesa di conoscere “i dettagli del piano di stabilizzazioni”, che per ora manca all’appello»
«E’ tempo di garantire adeguate risorse anche per le specializzazioni degli infermieri italiani.
Siamo contenti solo a metà rispetto al recente via libera della manovra del CDM, in relazione alla prevista stabilizzazione dei precari della sanità italiana.
Non possiamo essere affatto soddisfatti, quando apprendiamo che nella manovra di bilancio sono state rese permanenti ben 12mila borse di studio di specializzazione, ma solo per i medici. E gli infermieri? Ancora una volta ci troviamo nella triste quanto paradossale condizione di dover tendere le mani per chiedere, rivendicare, quello che spetterebbe di diritto, per la nostra professionalità, il nostro impegno, la nostra esperienza maturata sul campo. Mani che per ora rimangono inesorabilmente e tristemente vuote.
Insomma, se il principio sotteso alle borse di studio volute e confermate per agevolare la specializzazione dei medici è quello del pubblico interesse, allora non vediamo per quale ragione esso debba essere applicato solo a tale categoria. Eppure la miriade di professioni sanitarie che operano per il SSN, oltre ai medici ed a partire dagli infermieri, sono una realtà.
Il recente Consiglio dei Ministri ha finalmente affrontato, dopo gli ultimi mesi di denunce e richieste da parte del Nursing Up, lo spinoso argomento della stabilizzazione dei precari, dando di fatto il via libera all’attesa manovra, in merito alla quale è bene precisarlo, attendiamo con ansia di conoscere i relativi dettagli, anche procedurali.
Ricordiamo che da anni il nostro sindacato si batte per chiedere la regolarizzazione dei precari della sanità.
E lo ha fatto, più volte e pubblicamente, da ultimo in occasione dello scatenarsi dell’emergenza sanitaria, di fronte alla quale, sino ad oggi, era mancato da parte del Governo il coraggio delle assunzioni a tempo indeterminato, arrivando a creare un nuovo esercito di precari».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non può che farci piacere che la proposta della Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, inviata al Ministro della Salute Roberto Speranza, lo scorso 8 ottobre, relativa alla richiesta di stabilizzazione dei 53mila operatori sanitari precari (di questi circa 23.233 sono infermieri) assunti durante il Covid, e da noi ampiamente condivisa, sia stata accolta dal CDM.
I numeri parlano chiaro, su 83mila nuovi operatori sanitari chiamati a rinforzare le corsie durante l’emergenza, ben 66.029 non hanno goduto di un contratto a tempo indeterminato.
A questi numeri vanno sottratti i medici abilitati non specializzati, gli specializzandi iscritti al quarto e quinto anno e il personale collocato in quiescenza ma reclutato con incarichi di lavoro autonomo. Il numero di precari interessati dalla procedura di stabilizzazione dovrebbe essere pari a 53.677. Cifre importanti, in relazione alle quali aspettiamo di verificare modalità e tempi di applicazione delle annunciate stabilizzazioni.
Certo è che nel caso degli infermieri italiani, siamo di fronte alle eccellenze assolute del panorama continentale, ma riserviamo loro, desolatamente da troppo tempo, contratti a termine e stipendi da fame, tra i più bassi d’Europa.
Intendiamo andare fino in fondo, vogliamo anche capire cosa ne sarà di quei precari che non dovessero rientrare nella forbice temporale prevista per le stabilizzazioni. Per il resto, riteniamo che le borse di studio per la specializzazione, sostenute con le risorse del Governo, dovrebbero essere un diritto di tutti i professionisti sanitari e non solo dei medici, perché si tratta di una scelta fondamentale, quanto indispensabile, per la crescita della qualità dei servizi e delle prestazioni offerte dal SSN ai cittadini italiani», chiosa De Palma.