La sezione “teatro” si schiera contro gli abusi su minori, tra i racconti il primo premio va ad un testo che denuncia il dramma della tossicodipendenza. Tra le poesie in lingua una lirica sulla tragedia della deportazione nazista, e tra le rime in dialetto un poemetto che narra il dramma dello sfruttamento sul lavoro dei “surfarari”. Premio Palma Vitae assegnato al racconto di Daniela Baldassarra sulla violenza assistita, mensione speciale ad un racconto-verità scritto da una figlia innamorata di una madre “capitana” sottratta alla famiglia dal covid
“La Libertà è il valore UNO, al quale tutti gli altri – valori zero –, posti a seguire, esattamente come una cifra, si aggiungono contribuendo a costruire una scala valoriale. Ma la Libertà, io ritengo essere il valore primo e più importante, tant’è che per essa in molti sono stati disposti a perdere, anzi, a sacrificare persino la vita”. Con queste parole il presidente della giuria, prof. Vito Titone, ha motivato la scelta di conferire il primo premio della sezione “poesia in lingua”, a “Il treno per Treblinka” di Vittorio Ruocco, autore di Napoli.
Tuttavia il valore della Libertà, e, di conseguenza, il dramma della sua privazione, in un certo senso può essere ritenuto il leitmotiv, declinato in maniera di volta in volta differente, di tutti gli autori che si sono aggiudicati il primo premio. Dopo i saluti di Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco Archeologico – Baglio Anselmi nel cui giardino storico si è svolto l’evento, ad illustrare il concorso, che, per la seconda edizione ha visto la partecipazione di circa cento persone da tutta Italia. Le opere sono state valutate dalla giuria composta da: Giusy Agueli, Fabio D’Anna, Luana Rondinelli, Chiara Putaggio e presieduta dal professore Vito Titone.
Ad aggiudicarsi il premio palma vitae – associazione partner dell’evento presieduta da Giusy Agueli – è stata la scrittrice, attrice e drammaturga pugliese Daniela Baldassarra, autrice del “Dieci Gennaio”, un testo narrativo eppure estremamente evocativo sul tema della violenza assistita e sulle tragiche conseguenze della stessa sulle vite dei figli delle donne che subiscono soprusi fisici o psicologici. Conseguenze tali da congelare per sempre le esistenze, in un tempo senza tempo “dietro a quella porta chiusa”. A leggere il racconto è stata Luana Rondinelli, a ritirare il premio, la giornalista Jana Cardinale.
Novità di quest’anno, una “Menzione speciale Palma Vitae” a Diana Lisciandra, autrice di un intenso “racconto-verità”, narrazione di una figlia innamorata di una madre “toga”, ma soprattutto “capitana”, drammaticamente sottratta all’affetto della sua famiglia dal Covid. A lei, Palma Vitae ha assegnato un premio speciale: un gioiello “Giufè” creato dall’artista: Giusy Ferrara.
Le letture sono state alternate dalle musiche eseguite da Luisa Caldarella (violino) e Francesco Pavia (pianoforte).
A premiare la categoria racconti è stato Fabio D’Anna: terzo premio a “Il Funambolo coccolone”, racconto onirico dalle tinte felliniane di Giovanni Lamia; secondo “Il Caprificio della Giudecca” di Sabrina Tonin di Bolzano e primo premio ad “Aurelia ad Amsterdam” di Matilde Sciarrino, un testo a metà tra il racconto lungo e il romanzo breve che affronta il dramma di una madre che perde suo figlio a causa della droga.
A vincere il premio per la categoria teatro è stato l’atto unico “Due” di Giovanni Maria Currò di Messina. Testo emblematico del teatro dell’assurdo che tuttavia accenna alle “attenzioni non gradite di un don… a dei ragazzini”, mentre fuori urla il vento e dentro c’è tanto freddo. Ad interpretare i due protagonisti sono state: Eleonora Bongiorno e Mariagrazia D’Antoni.
Per quanto riguarda la categoria poesia in lingua, è stato decretato vincitore, come già detto: “Il treno per Treblinka” di Vittorio Ruocco di Napoli. Così ha motivato la scelta Vito Titone: “Di Ruocco è poeta etico dal carattere forte, dal lirismo essenziale, dalla religiosità ponderata e dalle passioni sobrie eppur coinvolgenti. Infatti più che descrivere problematicamente vive su di sé e riesuma partecipe il dramma dell’inferno di Treblinka. Sottolinea così la libertà negata dal filo spinato, mentre “bestie armate” straziano inebetite i corpi inermi dei predestinati: “Martiri di Treblinka, voi vivete / nel pianto eterno dei puri di cuore / nella vendetta fatta di perdono / nei templi intatti della libertà/”.
Si è classificato terzo “La mancanza di un addio” di Renato di Pane e secondo “Come Fuoco” di Francesco Palermo, testi letti da Loredana Salerno.
Ad aggiudicarsi il primo premio per la categoria poesia in dialetto è stata la lirica: “Turiddru lu surfararu” di Giovanni Pulci di Sommatino. Così motiva la vittoria il prof. Titone: “Uno spaccato di vita con le sue più idiotiche tradizioni, sublimato dall’amore e dalla crucialità della morte di una Sommatino degli scorsi anni cinquanta che è l’epicentro lirico e il ricordo doloroso e nostalgico del poemetto di Giovanni Pulci. L’opera ha del poemetto la limitata estensione, il carattere narrativo storico-antropologico e nel contempo il valore didascalico. Scene fissate in momenti importanti della vita di un paese caratterizzate dal gusto del particolare e rese con un intreccio semplice e pur pregnante se non esaustivo. Ad imporsi è infatti una chiara e significativa ipotiposi delle scene. Sembra proprio di trovarci nel bel mezzo degli accadimenti”. Secondo posto a “Chianu Chianu” di Renato di Pane e terzo “Chiovi”.
Al termine della serata Chiara Putaggio ha anticipato una novità che riguarderà la terza edizione: una nuova categoria dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi in partnership con la libreria “Albero delle Storie” rappresentata da Matilde Treno: “è un onore entrare in questa squadra per costruire cultura già dai primi mesi di vita”.