Fiom e Cgil chiedono all’Inail di conoscere i nominativi dei lavoratori palermitani deceduti per patologie correlate all’esposizione all’amianto contratte sul posto di lavoro.
Poter dare un nome e ricordare i morti dovuti all’asbesto, il killer silenzioso che anche a Palermo ha causato centinaia e centinaia di vittime, è l’esigenza sottolineata dalla Cgil Palermo e dalla Fiom Palermo per la Giornata mondiale vittime dell’amianto che si celebra il 28 aprile. L’occasione per ricordare una strage che ha coinvolto non solo i lavoratori di sesso maschile ma anche tante donne, morte per aver aspirato il “polverino” lavando giornalmente le tute di figli e mariti.
Epicentro della strage bianca è stato il Cantiere Navale, industria per eccellenza della città di Palermo. Ed è nei pressi della zona dei Cantieri, nell’adiacente piazzetta Orcel, che Fiom e Cgil, che continuano a chiedere verità e giustizia per tutti i lavoratori morti, intendono collocare una targa con un’intestazione “in ricordo di quanti hanno perso la vita sul lavoro per colpevole negligenza da parte dei vecchi dirigenti aziendali”.
Palermo ha pagato un alto prezzo per la strage di amianto, che ha colpito anche lavoratori di aziende dell’aeronautica, delle ferrovie, del settore elettrico ed edile. Numeri che fanno paura, perché continuano a crescere, aggiornati con nuovi casi che si aggiungono a quelli degli anni precedenti. La malattia infatti si può manifestare fino a 30-35 anni dopo. “Il picco dei decessi ancora deve arrivare, lo attendiamo da qui al 2024 – dichiarano i segretari Fiom Angela Biondi e Francesco Foti, il segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo e il legale di parte civile della Cgil, l’avvocato Fabio Lanfranca, che ha assistito tante famiglie di tute blu vittime di amianto alla Fincantieri – Il numero esatto delle vittime di Palermo ancora sfugge. Per ricostruire la verità, anche a Fincantieri, oltre che all’Inail, chiediamo l’elenco degli operai morti per patologie amianto correlate contratte sul luogo di lavoro”.
A Palermo negli ultimi 15 anni sono già stati istruiti nove processi a carico dei dirigenti dello stabilimento palermitano della Fincantieri per omicidio colposo in danno di centinaia di lavoratori. “Come Fiom e come Cgil, sin dal primo procedimento, con il patrocinio dell’avvocato Lanfranca, siamo stati presenti in questa battaglia, anche con la costituzione di parte civile – aggiungono Biondi, Foti e Ridulfo – A Palermo, peraltro, il numero degli operai vittime dell’amianto è stato particolarmente elevato perché il cantiere di Palermo era tra i pochi stabilimenti italiani dove si effettuavano anche le riparazioni delle navi, oltre alle costruzioni e trasformazioni. E a bordo delle navi gli operai lavoravano a contatto diretto con l’amianto, senza che fosse stato loro fornito alcun dispositivo di protezione, né alcuna informazione sui rischi ai quali andavano incontro. La volontà nostra è di portare avanti il processo di emersione della verità storica e di accertamento delle responsabilità. Vogliamo inoltre continuare l’opera di informazione e sensibilizzazione sui pericoli dell’amianto per la salute e per l’ambiente. Quella sull’amianto è una battaglia che va condotta quotidianamente per il rispetto dei diritti di chi lavora”.