NEL 2020 IN ITALIA L’AGRICOLTURA HA PERSO 4.258 IMPRESE.
FIDIMED E AGRIFIDI SOSTENGONO AZIENDE E FILIERE ITALIANE.
IL CASO DELLE NUOVE RETI D’IMPRESA AL SUD PER FARE CRESCERE
LA FILIERA DELLA NOCCIOLA ITALIANA
Nonostante nel 2020 quello
dell’agroalimentare sia stato uno dei pochi settori italiani a reggere
l’urto delle conseguenze economiche della pandemia e, anzi, ad
aumentare il fatturato, l’agricoltura ha perso ben 4.258 imprese
rispetto al 2019, risultato del saldo fra nuove iscrizioni e
cessazioni registrate dalle Camere di commercio.
Secondo l’ultimo Rapporto InfoCamere-Movimprese di Unioncamere, le
perdite più forti hanno colpito il Nord-Est (-1.996 imprese), il
Nord-Ovest (-1.573) e il Centro (-771), mentre il Sud ha chiuso il
bilancio in attivo con 52 ditte in più. Eppure anche il Mezzogiorno ha
subito i colpi della crisi, anche se in maniera non uniforme: -373
aziende in Campania, -282 in Molise, -80 in Basilicata, -18 in
Abruzzo, compensate da +465 in Sardegna, +203 in Calabria, +70 in
Sicilia e +67 in Puglia. E’ l’effetto di diverse politiche agricole
che legano alternativamente le sorti delle coltivazioni zonali al km
zero, alla Gdo, all’export o alla trasformazione industriale.
Il “Recovery Plan” è, quindi, l’occasione per investire in programmi
utili a dotare tutte le aree geografiche del Paese di sistemi agricoli
in rete capaci di adattarsi rapidamente e di reagire ai cambiamenti.
Frattanto, però, le imprese agricole chiedono sin da subito di potere
disporre di liquidità immediata per mettere a frutto i raccolti di
primavera-estate e, soprattutto, di sostenere progetti di investimento
in nuove reti d’impresa e filiere competitive e sostenibili.
Una richiesta che trova risposta immediata nell’accordo sottoscritto
da Fabio Montesano, A.d. di Fidimed, intermediario finanziario 106
vigilato da Bankitalia con rete nazionale e facoltà di erogazione
diretta, e da Mario Caligiuri, presidente di Agrifidi, Confidi minore
del Mezzogiorno specializzato nel credito alle imprese agricole.
L’obiettivo dell’accordo è, in generale, quello di offrire alle
imprese agricole italiane finanziamenti rapidi e diretti, di importo
fino a 300mila euro, garantiti fino al 90% dal Fondo centrale di
Garanzia di Mediocredito Centrale e contro-garantiti dai Confidi,
oltre a fidejussioni commerciali, attestazioni di capacità finanziaria
e finanziamento di programmi di investimento asseverati da Business
plan.
In particolare, poi, i due Confidi offrono assistenza tecnica e
sostegno finanziario alla creazione, organizzazione e sviluppo di
filiere specializzate. Se ne è parlato, ad esempio, in una riunione
online fra tre progetti di Reti d’Impresa al Sud, “Sicilia in Guscio”
rappresentato da Riccardo Ricciardello di Brolo (Messina), “Calabria
in Guscio” rappresentato dallo stesso Caligiuri, e “Basilicata in
Guscio” rappresentato da Donato Lisanti, che raccolgono decine di
imprese decise ad impiantare dei nuovi noccioleti in adesione ad un
Progetto già avviato di filiera italiana della nocciola. Si tratta di
riconvertire ettari di terra a noccioleti e fare crescere una filiera
per riaffermare l’identità e la tipicità del made in Italy e per
garantire la fornitura di prodotti autoctoni, di qualità e
tracciabili, con adeguate quantità e a prezzi competitivi, al settore
della trasformazione industriale nazionale, come valida alternativa
all’import dall’estero.
“Bisogna investire sulla diversificazione e modernizzazione
dell’agricoltura – spiega Fabio Montesano – per rendere le imprese più
resilienti alle crisi e raggiungere in rete dimensioni tali da
stringere accordi vantaggiosi con le grandi committenze. Fidimed può
finanziare tutto questo, velocemente ed a costi competitivi”.
“La leva finanziaria – conclude Mario Caligiuri – è fondamentale per
cogliere tutte le opportunità offerte dall’evoluzione del mercato e
della logistica che la pandemia ha scatenato nel mondo. La qualità
italiana ha bisogno di essere promossa e valorizzata su larga scala e
l’aiuto dei Consorzi Fidi può essere fondamentale nel determinare il
successo di una visione imprenditoriale”.