L’anziano capo dei capi, l’uomo che ha fatto tremare col proprio nome uomini e Stato, forse uscirà dal carcere. Il corleonese capo della cosca più potente di cosa nostra ha ormai ottantasei anni ed ha diverse patologie. Il “diritto a morire dignitosamente” va assicurato ad ogni detenuto. Tanto più che fermo restando lo “spessore criminale” va verificato se Totò Riina possa ancora considerarsi pericoloso vista l’età avanzata e le gravi condizioni di salute”.
Con queste parole la Cassazione ha motivato la discussione che apre al differimento della pena per il capo di Cosa Nostra e sulla base di queste indicazioni, il tribunale di sorveglianza di Bologna dovrà decidere sulla richiesta del difensore del boss che finora è stata sempre respinta. Ora invece discuterà sia sul differimento della pena e su una eventuale detenzione domiciliare. Ultimamente il boss aveva dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale di Parma dato che è afflitto da neoplasia renale e ha una situazione neurologica compromessa oltre al fatto che non riesce a stare seduto e ha gravi patologie cardiovascolari.
La richiesta era stata respinta lo scorso anno , il 22 marzo del 2016, dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso “di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico”.
Il tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l’infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere dato che anche in carcere le sue condizioni erano monitorate. Resta il fatto che il tribunale dovrà chiarire “come la sua pericolosità possa e debba considerarsi attuale in considerazione della sopravvenuta precarietà delle condizioni di salute e del più generale stato di decadimento fisico.