Spente le luci sul G7 di Taormina, il buio che ne deriva, rivela le amarezze, le delusioni, le difficoltà dei “Grandi” a dare risposte, a prendere decisioni, a risolvere i problemi che attanagliano la società e il mondo intero. Immigrazione, clima e sovranità degli Stati, questi erano gli argomenti principali sul tavolo dei rappresentanti delle sette economie più importanti del mondo. Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Francia e Germania, le grandi potenze pare che diventino piccole dinnanzi ai problemi mondiali, e in cerca di soluzioni rapide ed efficaci, soccombono alla realtà. La Merkel è delusa, la cancelliera soprannominata “ klimakanzlerin” la cancelliera del clima appunto, non ha ottenuto querllo che voleva e rincara la dose quando dichiara “noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani. I tempi in cui potevamo fare affidamento sugli altri, sono davvero lontani”. Non la fanno neanche finire di parlare i duemila presenti alla manifestazione politica organizzata dal partito cristiano bavarese (CSU) che la applaudono a scena aperta. La Merkel, tornata a casa senza rilasciare dichiarazioni alla stampa internazionale ma soltanto ai giornalisti presenti a Taormina, ha preferito incontrare i suoi in una grande birreria tendone a Monaco di Baviera, perché, si sa, i tedeschi sanciscono le decisioni con una bella bevuta di birra. Ma andiamo con ordine: il riscaldamento globale non interessa a Donald Trump che cede sul protezionismo ma non arretra sul clima. Trump addirittura cede anche sulle sanzioni alla Russia se non rispetterà gli accordi di Munsk ma di porre un freno alle emissioni di CO2 non ne vuole sapere. La discussione sul clima ha lasciato sul campo dunque molte risposte inevase e un incomprensibile disimpegno da parte di una delle più grandi economie mondiali, gli USA, appunto, che non hanno confermato gli impegni presi nell’accordo di Parigi. Trump ha sostanzialmente confermato la sua differente visione del mondo e dell’economia dunque, legando allo sviluppo senza freni il costante progresso a cui l’America non può rinunciare. Gli altri sei Paesi presenti però, sembrano intenzionati a non arretrare di un millimetro sull’ impegno ecologista. La Merkel, in modo particolare, non ha celato la propria insoddisfazione sui risultati non raggiunti e sulla indisponibilità americana a collaborare. «Penso che l’accordo di Parigi sia così importante che non possiamo fare alcun compromesso». Questo il commento significativo sulla condotta di Trump, il quale, ha definito i tedeschi “molto cattivi” sul commercio internazionale, cosa che ha destato non poche polemiche in Germania. Il presidente americano ha però riconosciuto l’impegno del nostro Paese che, pur accogliendo i migranti, è impegnato seriamente nella faticosa lotta al terrorismo internazionale, cosa a cui è naturalmente costretto giocoforza la sua posizione geografica che lo pone al centro del Mediterraneo, crocevia degli sbarchi e del clamoroso esodo dei migranti. Malumori malcelati anche in casa nostra con un sempre mite Paolo Gentiloni che dichiara fra i denti “non mi aspettavo soluzioni sui migranti». E questa frase pare posare quella pietra tombale che non lascia scampo alla speranza. Nessuno esce soddisfatto da questo summit di tarda primavera nella ridente cittadina siciliana. Merkel e Trump hanno disertato le conferenze stampa finali e la premier tedesca non ha rinunciato a fare qualche battutina sulla “inesperienza” del presidente americano che tuttavia ha trovato «molto dialogante e curioso, con una capacità e una volontà di interloquire e di apprendere da tutti. Del resto anche per lui era la prima volta». E se la Merkel snobba la stampa internazionale, Trump, il tycoon, lascia Taormina dopo il pranzo di lavoro e si reca alla base di Sigonella, per incontrare i soldati americani prima di far ritorno a Washington. «Noi vogliamo la pace attraverso la forza. Avremo molta forza ma anche molta pace. Noi paesi civilizzati ridurremo in polvere il terrorismo». Queste le perle di saggezza sciorinate da Trump prima di salire sull’Air Force One con la moglie Melania. Sul finale un accenno forzato sugli investimenti in Africa, forse senza crederci veramente anche perchè pare inarrestabile e senza soluzioni l’esodo inarrestabile di esseri umani che attraversano il tratto di mare che li separa ( dicono loro) dal benessere, da una vita migliore. Gli sbarchi però continuano, e anche i morti, e le insoddisfazioni sia da parte dei migranti che quando fanno i conti con la realtà restano delusi, sia da parte degli autoctoni che vedono nello straniero l’intruso. Cui prodest? A chi giova? A qualcuno gioverà, perché pare che il business dell’emigrato renda più della droga.Tutto cambia e tutto resta com’è. A questi presunti cambiamenti siamo abituati. Di buono pare che ci siano stati i luculliani pranzi e le sfarzose cene e quel che resta della “festa” è il sapore amaro dell’inettitudine.