sabato, Novembre 16, 2024
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Vittime di cosa nostra e stiddari, lo Stato risarcirà due milioni di euro

Lo Stato è condannato al maxi risarcimento in favore dei familiari di Giuseppe Marnalo, all’epoca quarantaseienne, e Stefano Volpe, all’epoca solo ventenne, che morirono nell’agguato mafioso del 4 luglio del 1990, ovvero la risposta armata alla prima ammazzatina di Porto Empedocle avvenuta in  via Roma la sera del 21 settembre 1986. Cosa nostra in quel tempo era in guerra con la fazione degli stiddari che volevano prendere il suo posto specialmente nelle zone di Gela e dell’agrigentino.

Già nel procedimento penale celebratosi nel 1995 davanti alla Corte di Assise di Agrigento,  Maria Concetta Vecchia, moglie di Giuseppe Marnalo, che era rimasta vedova e con cinque figli in tenera età, e Giuseppe Volpe, padre di Stefano,  si erano costituiti parte civile contro gli autori della strage, dei quali chiedevano la condanna. Dopo la sentenza del 1997 – con la quale la Corte di Assise di Agrigento aveva ritenuto responsabili della strage e condannato alla pena dell’ergastolo i responsabili dell’agguato – i familiari delle vittime si sono rivolti al fondo di Solidarietà per le vittime di reati di tipo mafioso per godere dei benefici previsti dalla legge senza però ottenere alcun risarcimento. La vedova e il padre delle due vittime si sono rivolti agli avvocati Angelo Farruggia ed Annalisa Russello. Il primo giudizio, promosso davanti al tribunale di Agrigento, si è concluso nel 2012 con la condanna dei responsabili della strage ed è previsto dunque il risarcimento di due milioni di euro.

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