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Epatite C – Rete HCV Sicilia: già trattati 15 mila pazienti, ne restano da trattare più di 20 mila

“Il numero dei trattamenti nella popolazione siciliana è lo 0,3%, ben lontano dal 3-5% che gli studi epidemiologici evidenziano. I pazienti nati dopo il 1960 sono soprattutto nei Ser.D, mentre i più vecchi si possono coinvolgere con screening nelle farmacie o attraverso i Medici di Medicina Generale” ha sottolineato il Dott. Fabio Cartabellotta, Responsabile Rete HCV Sicilia

Regione Sicilia e lotta all’Epatite C: un impegno che parte da lontano, con la “Rete HCV Sicilia” istituita con un Decreto nel 2015, ma che necessita di un nuovo sforzo per far fronte ai limiti emersi negli ultimi mesi. La Rete è basata su un network online, incentrato sul modello HUB & SPOKE, con 42 centri clinici a cui aderiscono 101 medici specialisti, quali gastroenterologi, epatologi, infettivologi, medici di medicina interna ed esperti in diagnosi e terapia delle malattie croniche del fegato da HCV. Questa piattaforma online costituisce un punto di forza importante che permette di registrare le informazioni dei pazienti e di ottimizzarne la terapia. Tuttavia, nell’ultimo anno i trattamenti hanno subito un significativo rallentamento anche sull’Isola, dapprima per le difficoltà a far emergere il “sommerso” dei soggetti affetti dal virus ma inconsapevoli e successivamente per il sopraggiungere del Covid-19 che ha bloccato screening e trattamenti. È così stato messo in discussione l’obiettivo di eliminazione dell’HCV dal nostro Paese entro il 2030 come proposto dall’OMS: un traguardo raggiungibile grazie ai nuovi farmaci DAA efficaci in poche settimane, gratuiti e senza effetti collaterali. A sostenere la sfida, anche l’approvazione dei fondi per gli screening da parte del Ministero della Salute con l’emendamento al Decreto Milleproroghe dello scorso febbraio. In questo quadro si è collocato il dibattito online “Strategia di eliminazione dell’HCV: la risposta della Regione Sicilia” organizzato da ISHEO con il contributo incondizionato di Gilead Sciences. Moderati dal giornalista scientifico Daniel Della Seta, sono intervenuti Davide Integlia – Direttore di ISHEO; Stefano Vella – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; Fabio Cartabellotta – Direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo e Responsabile Rete HCV Sicilia; Ivan Gardini – Presidente EpaC Onlus; Loreta Kondili – Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità; Massimo Andreoni – Direttore Scientifico SIMIT; Massimo Galli, Past President SIMIT; Vito Di Marco – Professore ordinario di gastroenterologia dell’Università di Palermo e responsabile scientifico della rete HCV Sicilia.

I RISULTATI DELLA RETE HCV SICILIA – La presenza della Rete HCV Sicilia ha permesso di realizzare importanti passi in avanti, come un’analisi delle caratteristiche cliniche dei pazienti, una valutazione dei regimi terapeutici appropriati/ottimali, un’analisi dell’obiettivo individuale (benefit) e collettivo (utility) della cura. Tra le varie attività messe in atto, anche una campagna informativa per i pazienti e l’organizzazione di un call center per prenotare le visite ambulatoriali nei centri SPOKE e HUB. Le farmacie vengono inoltre considerate un punto di riferimento per diffondere informazioni sui benefici delle nuove terapie, eseguire gratuitamente i test salivari e prenotare la visita di valutazione. La Rete ha realizzato anche un’indagine conoscitiva, organizzata con i MMG, sulla prevalenza dei pazienti con epatite/cirrosida HCV in Sicilia:l’indagine ha indicato che circa l’1% dei cittadini siciliani ha una malattia cronica di fegato da HCV.

La prevalenza dei pazienti con epatite cronica da HCV varia nelle provincie della Sicilia da 0.5% a 1.5% – ha evidenziato il Prof. Vito Di Marco – Solo tra le persone con età superiore a 60 anni è probabile che vi sia una prevalenza della malattia superiore al 2%. Alla luce di queste osservazioni è possibile ritenere che in Sicilia siano presenti tra 30mila e 50mila persone con una malattia cronica di fegato da HCV. L’infezione da HCV e le malattie epatiche correlate sono un problema clinico da affrontare all’interno delle strutture ospedaliere specializzate nella diagnosi e terapia delle malattie epatiche, ma sono anche diventate un problema di sanità pubblica e un problema sociale da affrontare e risolvere con un progetto di collaborazione ampia e multidisciplinare. La possibilità di una terapia antivirale altamente efficace ha dato una grande spinta alla gestione dei pazienti e la maggior parte dei pazienti che sapevano di avere una malattia cronica ed erano seguite nelle strutture specialistiche sono stati già curati. Per attuare un progetto di eradicazione efficace è necessaria la collaborazione tra le varie organizzazioni sanitarie e un “gioco di rete” che faciliti l’individuazione dei soggetti con malattie di fegato da HCV e li avvii velocemente ad una corretta diagnosi e una efficace terapia”.

Il paradosso è che abbiamo una cura che guarisce al 100% i pazienti affetti da epatite C, ma stiamo trattando meno del 30% di quelli che potremmo curare – ha sottolineato il Dott. Fabio Cartabellotta – Nella Rete HCV Sicilia abbiamo misurato il numero dei trattamenti, che è lo 0,3%, ben lontano dall’1% che gli studi epidemiologici evidenziano per la popolazione siciliana. Esaminate le coorti dei pazienti trattati, abbiamo analizzato i genotipi per classi di età ed abbiamo evidenziato come la maggior parte dei pazienti nati dopo il 1960 hanno un’infezione con genotipi 1a e 3 riferibili ad infezioni dovute ad iniezioni di droghe endovenose. Questo dato suggerisce che lo screening deve essere fatto soprattutto nei SerD. I genotipi 1b e 2 sono riferibili ad una coorte di pazienti più anziani a cui si può arrivare con uno screening nelle farmacie o attraverso i Medici di Medicina Generale. La Rete HCV sta lavorando con progettualità su tutte le azioni”.

L’IMPEGNO PER L’ELIMINAZIONE DELL’EPATITE C NELLE “POPOLAZIONI SPECIALI” – L’eliminazione dell’Epatite C dal nostro Paese deve partire da un’azione incisiva sulle cosiddette popolazioni speciali, come tossicodipendenti e detenuti, su cui la Rete Sicilia si sta già impegnando. Per quanto riguarda i pazienti seguiti dai SerD, la Rete HCV Sicilia ha progettato lo screening di 1.000 soggetti in terapia sostitutiva che sono seguiti nei Ser.D delle provincie di Palermo, Catania, Siracusa e Trapani. Questo progetto produrrà una precisa evidenza sulla prevalenza dell’infezione da HCV e ci permetterà di iniziare il progetto di eliminazione nei pazienti che vengono seguiti per la tossicodipendenza. La microeradicazione tra i detenuti viene effettuata tramite un’azione “case-finding” e “linkage-to-care” nelle carceri, con la collaborazione tra Direttori delle Carceri, Medici Dirigenti delle Carceri, il Provveditore Regionale per l‘Amministrazione Penitenziaria della Sicilia e i centri specialistici che fanno parte della Rete per l’epatite C. Il percorso diagnostico-terapeutico prevede la diagnosi ed il successivo trattamento con antivirali direttamente in carcere.

IL RUOLO DEI MEDICI DI FAMIGLIA – Al centro della Rete HCV Sicilia vi sono anche i Medici di Medicina Generale, il cui ruolo si rivela tanto più determinante nel momento in cui bisogna andare a ricercare il sommerso al di fuori delle cosiddette popolazioni speciali. In particolare, la best practice siciliana si distingue per la capacità di instradare i pazienti affetti da HCV esclusivamente verso centri di riferimento riconosciuti e per un’attiva partecipazione alla Rete. “Da alcune settimane in Sicilia è attivo per tutti i pazienti il fascicolo sanitario elettronico, cartelle dove registriamo tutti i dati – ha sottolineato Francesco Magliozzo, Presidente SIMG Palermo – Un’idea per ottimizzare questa risorsa potrebbe essere quella di accedere al fascicolo elettronico per ricostruire la storia clinica del paziente e per capire il suo grado di rischio”.

La Medicina Generale partecipa attivamente alle campagne di screening delle popolazioni a rischio di HCV, all’identificazione dei portatori, al monitoraggio durante le terapie e al follow-up dei pazienti anche dopo l’eliminazione del virus – ha evidenziato Ignazio Grattagliano, referente SIMG per l’area epatologica – Si auspica la realizzazione di progetti mirati da parte delle regioni allo scopo di realizzare le reti epatologiche efficienti come quella siciliana e di poter identificare quanti più carriers possibili. Ci teniamo a ricordare che i pazienti con HCV molto spesso sono anche portatori di altre cause di epatopatia cronica (metaboliche, alcoliche,…) e che pertanto necessitano di attenzione soprattutto nei casi di malattia più severa e su questo la Medicina Generale e la SIMG sono particolarmente sensibili”.

IL PROGETTO CCURIAMO – ISHEO, con il contributo incondizionato di Gilead Sciences Italia, è impegnata da ormai due anni nell’analisi d’impatto delle strategie volte a eliminare l’Epatite C in Italia attraverso iniziative basate su confronto e approfondimento con i principali esperti a livello nazionale e internazionale.

Il 2019 ci ha visti impegnati nella promozione di 5 board tra esperti, coinvolgendo oltre 40 specialisti in tutta Italia, per poi realizzare un convegno pubblico, presso la Sala Zuccari – Senato della Repubblica – lo scorso 12 febbraio, in cui sono stati resi pubblici i risultati dei board realizzati – ha spiegato Davide Integlia – Quest’anno il progetto CCuriamo inizia una serie di attività di analisi e confronto tra esperti focalizzando l’attenzione sulla valutazione delle risposte regionali alla strategia di eliminazione dell’Epatite C, in coerenza con il piano di prevenzione nazionale. Il progetto mira a realizzare anzitutto un’analisi ampia, per poi valutare la strategia di una specifica regione per raggiungere gli obiettivi posti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia sono stati stanziati fondi importanti per realizzare lo screening e le Regioni dovranno attuare un “coordinamento efficace”con il livello centrale per ottenere tali fondi e promuovere il linkage-to-care. L’obiettivo è dunque analizzare quanto già realizzato da ciascuna regione coinvolta nel progetto per valorizzare le best practices e sottolineare gli ambiti di miglioramento, ma soprattutto vogliamo capire che strategia ciascuna regione intenda adottare per realizzare gli screening, strumento cardine per il raggiungimento degli obiettivi di eliminazione dell’HCV”.

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