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Palermo 2017, Abbruscato sui mercati storici della città: «Bisogna riqualificarli e individuare un modello di gestione»

Giuseppe Abbruscato, candidato al consiglio comunale di Palermo alle prossime amministrative dell’11 giugno, nella lista Palermo Prima di tutto, esprime la propria idea di riqualificazione e sviluppo dei Mercati storici di Palermo (Vucciria, Capo, Ballaro etc.).

«Sulle modalità di riuso dei vecchi mercati storici di Palermo, negli obiettivi dell’amministrazione comunale, potrebbero diventare un “polo civico del gusto, delle arti e dei mestieri manuali”». È quanto afferma il candidato Giuseppe Abbruscato, che poi aggiunge: «Dovrebbe essere istituito un tavolo permanente che veda la partecipazione di rappresentanti delle attività produttive, di attori professionali ed economici del territorio, delle associazioni, del mondo della Scuola e dei cittadini del quartiere».
«Soggetti diversi tra loro, continua Abbruscato, ma accomunati dall’interesse di creare una strategia di rifunzionalizzazione dei mercati che facciano parte, da veri protagonisti, di strutture completamente differenti e situate in aree cittadine con problematiche diverse anche sociali, dove dovrebbero trovare spazio le eccellenze enogastronomiche locali, botteghe, artigiani, ristoranti e servizi, con l’apertura delle strutture sino a tarda ora».

«Per posizione geografica, prosegue il candidato, questi mercati si trovano in quartieri popolari e soprattutto nel centro storico con un mix di popolazione residente. Il Comune, attraverso strumenti come quelli di project financing, potrebbe destinare risorse importanti alla riqualificazione, con interventi strutturali dei mercati che potrebbero diventare uno spazio per la promozione dell’enogastronomia di qualità, degustazioni e vetrine anche a carattere temporaneo e tematico, dell’artigianato artistico ma anche per l’aggregazione e integrazione culturale, sociale e multietnica, creando al suo interno situazioni non di concorrenza tra gli operatori, ma complementari».

«Un insieme di azioni quindi, conclude Abbruscato, che puntino a recuperare zone altrimenti destinate all’abbandono o alla marginalità».

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