Domenica 15 novembre 2020 ricorre la “Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada”, in Sicilia come prevede lo statuto dell’associazione Sicilia Risvegli e vittime della strada onlus, i nostri cari verranno ricordati anche il 16 novembre. Come ogni anno, ad impegnarsi in prima linea è l’A.I.F.V.S. Onlus (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus), i cui componenti non potranno scendere in piazza a causa delle restrizioni dovute al COVID-19. Saranno, pertanto, i social il mezzo per ricordare chi non c’è più. La nostra associazione, in questo momento di grande tragedie mondiali legate ad un virus, non può non sottolineare che si continua a morire per incidenti stradale. Un problema purtroppo poco evidente e troppo sottovalutato.
Ogni anno sulle strade italiane muoiono migliaia di persone per l’incoscienza di soggetti che fanno uso di sostanze stupefacenti e si distraggono alla guida.La pandemia non ci ferma, quest’anno, a causa del DPCM che vieta manifestazioni in piazza e, dunque, assembramenti, siamo costretti a ricordare i nostri cari sui social in ogni modo possibile. Speriamo di poter tornare presto in piazza a sensibilizzare le persone, afferma Pietro Crisafulli.
Intanto, nei prossimi giorni alla Villa Pacini, la prima municipalità, in presenza di Crisafulli istallerà a proprie spese, un palo ed uno stop simbolo, con una scritta struggente: Non rispettarlo è omicidio, una mozione presentata dal consigliere Francesco Bassini è votata all’unanimità dell’intero consiglio.Il prossimo 19 novembre, alle ore 21:30, si terrà la 14a puntata del programma “Uccisi sulle Strade” in cui si parlerà di questa iniziativa catanese e della Giornata Mondiale delle Vittime della Strada, programma condotto da Pietro Crisafulli presidente di Sicilia Risvegli Onlus, e responsabile A.I.F.V.S onlus della sede catanese, per ricordare Mimmo e Salvatore Crisafulli e tutte le vittime sella strada. La trasmissione andrà in onda in diretta Facebook, su Youtube, e sul canale Risvegli TV.
La situazione difficile scaturita dal COVID-19 in relazione alla Giornata mondiale per le vittime della strada. E certamente molto doloroso per i familiari delle vittime della strada non poter condividere il grande dolore con chi lo ha provato allo stesso modo in piazza o sulle strade. Tuttavia la pandemia non ci ferma, e per la tutela della salute pubblica, è importante rispettare le regole che ci vengono imposte. E’ per questo che chiediamo a tutti i familiari delle vittime della strada di pubblicare sui social, una foto in ricordo di chi non c’è più. Ciò che resta nei cuori non smette mai di vivere. Vogliamo che i giornali diano lo spazio giusto al nostro dolore, che trattino la tematica, che affrontino ciò che avviene all’interno dei tribunali, che si battano per l’annichilamento di quei patteggiamenti sempre più frequenti che sono una vera e propria offesa per le famiglia, come accaduto nel caso di mio figlio Mimmo di 25 anni, padre di due bambini ucciso a Catania il 6 marzo 2017 da una dottoressa che non si fermò allo stop, patteggiando la morte con 5 mesi e 10 giorni di reclusione con la condizionale pena non menzione sul casellario giudiziale e senza ritiro della patente di guida, ed io condannato all’ergastolo del dolore. Processo chiuso in Italia, ma in attesa che si pronunci la corte europea di Strasburgo dove ci siamo rivolti. Si tratta di un giorno dedicato alla memoria di milioni di persone investite e uccise o ferite sulle strade, ma è anche l’occasione per stringersi attorno alle famiglie e alle comunità che hanno subito una perdita e convivono con un ergastolo di dolore, uno strazio sempre presente. Spesso i familiari delle vittime vengono lasciati soli col proprio dolore e senza alcun tipo di assistenza psicologica. Ci aspettiamo dalla classe politica azioni decise per frenare questa vergognosa barbarie presente nella nostra società civile. Non è più possibile rimanere ciechi di fronte all’elevato numero delle vittime: è come se fossimo in guerra solo che, al posto delle armi, ci sono le auto. In tanti conoscono la sofferenza che da anni, io e la mia famiglia, continuiamo a patire per la morte prima di mio fratello Salvatore Crisafulli e poi di mio figlio Mimmo quest’ultimo rimasto senza giustizia in Italia. Da queste dolorose esperienze, ho maturato la ferma volontà di stare vicino alle famiglie delle vittime, condannate anche loro a sostenere un eterno ergastolo di dolore. Queste tragedie devono fungere da monito a chi si permette di mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o dopo aver bevuto. Non è più possibile morire così: diciamo basta morti sulle strade!Per sensibilizzare al rispetto del codice della strada, spesso partiamo dalle scuole. Appare fondamentale instillare nei giovani l’amore e il rispetto nei confronti della vita e, quindi, delle norme del codice della strada: è necessario far capire ai ragazzi che non fermarsi allo stop, non rispettare una precedenza o schiacciare troppo il piede sull’acceleratore fanno parte di atteggiamenti criminali. Negli spot associativi da noi realizzati si evidenzia spesso il cellulare come strumento di morte se usato alla guida.Tra le iniziative già svolte precedentemente la sensibilizzazione nelle scuole, attraverso anche la proiezione del film censurato “La voce negli occhi”, di cui sono regista e prodotto da SROFilm per ricordare mio fratello Salvatore, morto l’11 settembre 2003, all’età di 38 anni in attesa che un giudice Italiano lo autorizzasse a curarsi con cellule staminali. Salvatore venne travolto, a Catania, da un furgone insieme al figlio, che stava accompagnando a scuola. La diagnosi è di stato vegetativo post-traumatico. Quando, dopo anni, Salvatore si sveglia, si rende conto che tutti lo ritengono incosciente, compresi i suoi familiari. Vive così la drammatica esperienza di non poter comunicare, intrappolato dentro il suo corpo, mentre riesce a sentire perfettamente tutto ciò che viene detto, comprese le parole dei medici che sostengono che il movimento dei suoi occhi o il suo pianto sono soltanto riflessi incondizionati involontari.