giovedì, Novembre 14, 2024
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Depistaggio strage di via d’Amelio: il commento di Carmine Mancuso

Lenin Mancuso, maresciallo della Polizia, e Cesare Terranova, giudice istruttore, furono figure chiave nella lotta contro Cosa Nostra. Entrambi furono assassinati in un agguato a Palermo il 25 settembre 1979. La loro dedizione alla giustizia e il loro coraggio ne hanno fatto due eroi indiscussi.

Oggi, Carmine Mancuso, figlio di Lenin, esprime il suo dolore e la sua indignazione in seguito alla recente sentenza della corte d’appello di Caltanissetta. La corte ha dichiarato prescritte le accuse di calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia per tre poliziotti coinvolti nel depistaggio della Strage di via D’Amelio, che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e a cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.

La sentenza ha confermato la decisione di primo grado per il funzionario di polizia Mario Bo e l’ispettore Fabrizio Mattei, ma ha prescritto le accuse per Michele Ribaudo, precedentemente assolto nel merito. I tre poliziotti erano accusati di aver creato falsi pentiti per depistare l’inchiesta sull’attentato.

Durante la requisitoria, il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D’Anna, aveva richiesto pene severe: 11 anni e 10 mesi per Mario Bo, e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le pene richieste erano in linea con quelle emerse nel processo di primo grado. Secondo l’accusa, i tre poliziotti del gruppo d’indagine guidato da Arnaldo La Barbera avevano orchestrato un depistaggio, inducendo falsi pentiti a mentire sull’attentato.

Carmine Mancuso ha espresso indignazione per l’esito del processo, affermando: “È uno scandalo, in questo paese non esiste giustizia. Non si è mai fatta luce su nessuna strage, da Portella della Ginestra in poi. Solo qualche esecutore è stato punito, mai un mandante, probabilmente politico. Perché non si fece la perquisizione nel covo di Riina? Chi prese l’agenda rossa, i mafiosi? Dobbiamo ridere. La Barbera e compagnia lavoravano su direttiva dei PM di Caltanissetta e Palermo. Come mai nessun magistrato si è mai accorto del depistaggio? Infatti, non paga mai nessuno. La prescrizione chiude tutto senza colpire nessuno, tranne la verità e la giustizia, che in questo paese sono delle vere chimere.”

Le parole di Carmine Mancuso riflettono il sentimento di frustrazione e ingiustizia che pervade molte famiglie vittime della mafia, evidenziando le difficoltà incontrate nel perseguire la verità e la giustizia in Italia.

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