Il 28 aprile Open Day per mostrare alla città i dati emersi
L’inizio della primavera ha portato al Parco archeologico di Lilibeo-Marsala, assieme ai fiori di campo, nuove messi.
Tanti significativi reperti e nuovi dati sono, infatti, venuti alla luce in seguito a due campagne di scavo, che segnano la ripresa delle ricerche nei siti urbani, in cui la città di Marsala si sovrappone all’antica Lilibeo.
Nelle aree del fossato punico (piazza Marconi/via Amendola) e di vico Infermeria, nell’ambito di un progetto di valorizzazione finanziato dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana – diretto dall’Assessore Francesco Paolo Scarpinato – che ha consentito la preliminare bonifica dai rifiuti accumulatisi nel tempo e dalla vegetazione infestante – dal 22 febbraio sono in corso le indagini – condotte da Marco Correra archeologo della Cooperativa ArcheOfficina, con la direzione scientifica di Maria Grazia Griffo, archeologa del Parco di Lilibeo.
Obiettivo delle stesse indagini è comprendere e ricostruire le fasi storico-archeologiche di questo tratto del poderoso sistema difensivo della città antica.
Un primo saggio (SAS A) è stato eseguito nell’area adiacente al cosiddetto ‘Ponte di roccia’, costituito da uno sperone rettangolare risparmiato già in età punica (IV sec. a.C.) ed aggettante dalla parete nord est del fossato. Tale ponte, che probabilmente si completava con una struttura costruita (forse lignea), attraversava il fossato conducendo nel punto più elevato della città. La ricerca in corso potrà fornire indicazioni utili alla comprensione della struttura originaria del ponte e, soprattutto, mira al raggiungimento del fondo del fossato che, stando alle fonti storiografiche, dovrebbe raggiungere una profondità di circa 12 metri.
Allo stato attuale dell’indagine, sono state intercettate le stratigrafie relative alla fase romana e tardo romana (I-IV sec d.C.). Lo scavo proseguirà con lo scopo di raggiungere gli strati relativi alla fase punica (IV sec. a.C.) e il fondo del fossato. L’indagine archeologica ha restituito abbondante ceramica di età romana e tardo romana: anfore, anforette, brocchette, coppe e lucerne, sia di produzione locale che d’importazione (terra sigillata africana). Un secondo saggio (SAS B) si sta conducendo nell’area del fossato sottostante il castello normanno-svevo, con l’obiettivo di raggiungere le fondazioni del muro di cinta compreso tra la torre circolare e la torre sud est. Lo scopo è di raggiungere la trincea di fondazione del castello, cercando così una conferma scientifica alla sua datazione, e nello stesso tempo verificare l’eventuale presenza di preesistenze relative a fortificazioni precedenti l’età medievale. Allo stato attuale dello scavo sono stati raggiunti gli strati relativi alla fase cinquecentesca, periodo nel quale viene costruito l’adiacente bastione di San Giacomo. I reperti restituiti sono, infatti, relativi a ciotole, scodelle e brocchette smaltate tardo e post medievali.
“Contestualmente – dice la Direttrice del parco, architetto Anna Occhipinti – si sta conducendo la pulitura archeologica dell’area insediativa di vico Infermeria, una piccola porzione di abitato d’età romana e medievale, ubicata tra il fossato e le fortificazioni puniche. L’area si presentava in parte ricoperta da interri moderni che non permettevano una facile lettura delle strutture murarie. Lo scopo della pulitura è di riportare alla luce le stratigrafie, le sezioni e le strutture murarie, indagate dalla Soprintendenza di Trapani nel 1987, e di redigere un rilievo dettagliato delle strutture architettoniche. L’Open Day di domenica 28 aprile, dalle ore 10.00 alle 13.00, sarà l’occasione per mostrare alla città un’anteprima dei nuovi interessanti dati emersi dalle ricerche archeologiche”.
Contemporaneamente, su via delle Ninfe/via Pomilia, nell’area nota agli studi come ‘Cooperativa Il Progresso’, in collaborazione con l’Università di Palermo, nell’ambito del Progetto di ricerca S.A.M.O.T.H.R.A.C.E., è in fase di realizzazione un laboratorio di archeologia sul campo, diretto da Giovanni Polizzi (Ricercatore in Metodologie della Ricerca Archeologica, Dipartimento Culture e Società UNIPA), sotto la direzione scientifica del personale tecnico del Parco. L’area demaniale costituisce un settore dell’antica città di Lilibeo in cui è possibile riconoscere diverse fasi di vita, che vanno dall’età ellenistica all’epoca tardo-romana. Scoperta nel 1982, in seguito a sondaggi esplorativi che permisero di riconoscere un ricchissimo deposito archeologico, è stata oggetto di ricerche sistematiche negli anni successivi (1984, 1986 e 1990) che portarono alla luce un lembo di abitato consistente in parte di due isolati, attraversati da un asse stradale nord-sud. Se le evidenze dell’isolato orientale non hanno consentito una chiara interpretazione dei resti, che sembrerebbero rimandare ad attività di spoliazione sistematica di edifici vicini (numerosi sono i blocchi accatastati uno accanto all’altro), quelle dell’isolato occidentale hanno permesso, invece, di riconoscere una ricca domus con atrio colonnato databile fra I e II sec. d.C. che si sovrappone a un’abitazione precedente databile al II sec. a.C. e dotata di atrio tetrastilo. Al di sotto delle strutture di questa dimora di epoca tardo-ellenistica, altri setti murari fanno supporre l’esistenza di un edificio ancora più antico, forse databile fra IV e III sec. a.C. e quindi attribuibile alle prime fasi di vita dell’antica Lilibeo.
Nonostante l’importanza dei rinvenimenti l’area non è mai stata oggetto di uno studio sistematico, ma dallo scorso anno, grazie al progetto S.A.M.O.T.H.R.A.C.E. – che prevede la revisione completa dei sistemi decorativi domestici di Lilibeo e la ricostruzione virtuale di alcune domus della città ellenistico romana – sono state riprese le ricerche sul campo con l’analisi dei numerosi reperti da mettere a confronto con quelli precedentemente rinvenuti. Le ricerche in corso, che si svolgeranno fino a a domani, 19 aprile, mirano a una più accurata acquisizione di informazioni in quei settori risparmiati dagli scavi precedenti, al fine di consentire una corretta lettura delle fasi di vita di questo settore dell’abitato lilibetano.
“Le indagini, che hanno realizzato la pulizia delle strutture in vista e delle sezioni di scavo esistenti, la rimozione dei testimoni di terra e il rilievo finale delle strutture – conclude la Direttrice Occhipinti – stanno già fornendo nuovi, interessanti elementi per la comprensione delle fasi di vita della ricca dimora lilibetana, che saranno resi noti, in via preliminare, in occasione di una conferenza nel prossimo mese di maggio”.