Secondo le analisi di Uniontrasporti sul
fabbisogno di infrastrutture al Sud, nel Mezzogiorno è attivo il 33%
delle imprese italiane, eppure quest’area riesce a contribuire molto
poco al Pil del Paese e qui la crescita è più lenta rispetto alla media
nazionale (+3,5% contro +3,7%) e l’occupazione arranca (+1,2% a fronte
di +1,7%). Nella top ten della classifica del contributo delle regioni
al Pil resistono solo Campania (settima), Sicilia (ottava) e Puglia
(nona).
Domani, al convegno dei Giovani Sud di Ance, alle ore 14,30 a Palazzo
Biscari a Catania – che vedrà l’intervento anche dell’assessore
regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò – , Antonello Fontanili,
direttore generale di Uniontrasporti, spiegherà come questo ritardo sia
in larga parte dovuto al gap infrastrutturale del Sud che, fatto 100
l’indice medio del Paese, registra un KPI di performance
infrastrutturale pari a 83, dove solo la Campania è allineata al livello
nazionale grazie all’alta velocità ferroviaria, a fronte di risultati
ben superiori per il Nord Ovest (107) e il Nord Est (123,5).
Attraverso oltre 90 tavoli di confronto è stato individuato un
fabbisogno di 535 opere infrastrutturali necessarie per la ripresa del
Paese, suddivise in tre livelli di priorità. Fra queste, attraverso
un’indagine condotta da Uniontrasporti fra 12mila imprese, sono state
selezionate 100 opere prioritarie più urgenti, cinque per ogni regione,
per un valore complessivo di 140 miliardi di euro: le 40 opere che
riguardano il Sud richiedono un investimento di ben 82 miliardi.
Nel lungo elenco spiccano la ferrovia ad alta velocità Salerno-Reggio
Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina, la Ss106 Jonica, la A2
Autostrada del Mediterraneo, l’Alta velocità Adriatica, l’alta velocità
Palermo-Catania-Messina, la ferrovia Napoli-Bari, la Sassari-Olbia e
Sassari-Nuoro, la Ss131 Carlo Felice, la Nuoro-Olbia-Santa Teresa di
Gallura, la Roma-L’Aquila, la Sicignano-Potenza, la Fondovalle Fresilia,
l’antemurale di Ponente di Porto Torres, la Ferrandina-Matera-La
Martella, la A14, la A24 e A25, la Sibari-Melito Porto Salvo e la
Lamezia Terme-Catanzaro Lido, la Pescara-Roma.
Da parte sua, Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy del centro
studi Srm, nella sua analisi evidenzierà la valenza dei traffici dei
porti italiani e del Sud e come il 52% del traffico nazionale marittimo
Ro-Ro passi dagli scali meridionali e sia un grande volàno di crescita.
Per il futuro, occorrerà investire, anche col sostegno della Zes unica,
in infrastrutture ed efficienza logistica per ampliare gli spazi e
velocizzare l’imbarco e sbarco delle merci nonché migliorare i sistemi
di connessione verso l’entroterra.
Angelica Krystle Donati, presidente di Ance Giovani, commenta: “Nel
Mezzogiorno ci sono tante realtà virtuose e dinamiche che rischiano di
non potere crescere a causa del forte gap infrastrutturale e competitivo
di questi territori. Se si vuole evitare la fuga dei cervelli e delle
imprese, occorre creare le condizioni per superare il divario con gli
altri competitor. Più infrastrutture vuol dire più servizi, più
opportunità, migliore qualità della vita e delle relazioni. Serve un
enorme sforzo collettivo, ma non possiamo più rimandare, soprattutto
oggi che abbiamo la chance irripetibile del ‘Pnrr’. Abbiamo l’occasione
di attrarre i giovani talenti, portare le migliori professionalità
tecniche all’interno della P.a., anche per recuperare quella capacità
progettuale indispensabile per creare sviluppo”.
Marco Oloferne Curti, coordinatore di Ance Giovani per la Macroarea Sud,
sostiene che “i territori meridionali devono tornare a essere
protagonisti del proprio sviluppo, con una programmazione di interventi
funzionali alle esigenze delle comunità e che si integri con la
realizzazione in corso delle poche grandi opere al Sud, realizzazione
nella quale le imprese locali sono state relegate al mero ruolo di
subappaltatrici. In tal senso è auspicabile un ‘patto generazionale’ che
serva non solo a mantenere ciò che è stato realizzato in termini di
infrastrutture da chi ci ha preceduto, ma anche a dare continuità,
prospettiva e visione di futuro. Tuttavia, non si può prescindere da un
problema che affligge il settore edile che, pur essendo un pilastro
fondamentale della nostra economia, al Sud non viene valorizzato, per
cui i giovani preferiscono orientarsi verso altri settori anche a costo
di guadagnare meno. Così le nostre imprese hanno un forte fabbisogno di
capitale umano, e se si vuole davvero risolvere il gap di infrastrutture
al Sud occorre anche ridare dignità al settore edile e renderlo
attrattivo per le giovani generazioni”.
Marco Colombrita, presidente del Gruppo Giovani di Ance Sicilia,
conclude: “I dati di Srm e Uniontrasporti ci dicono che Sicilia e
Sardegna oggi garantiscono il 40% del traffico marittimo Ro-Ro
sostenendo un enorme sforzo a causa della carenza di infrastrutture, e
che potrebbero fare molto di più se disponessero di interporti, terminal
logistici e terminal cargo adeguati. Sarebbe davvero miope non
rispondere alla richiesta del settore logistico e degli armatori di fare
delle due Isole gli hub strategici di un traffico nel Mediterraneo che,
a prescindere dall’attuale crisi di Suez, è destinato a crescere del
2,6% nei prossimi cinque anni. Bisogna offrire porti collegati alla
ferrovia in alternativa a Tanger Med, Valencia, Pireo e Algeciras che
non lo sono ancora”.
Ance: 40 infrastrutture prioritarie al Sud per 82 miliardi
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