Dal 20 al 28 aprile un fitto programma di iniziative di valorizzazione del giacimento eno-gastronomico centrato sul carciofo di Cerda.
Matrimonio d’amore tra il carciofo spinoso cerdese e i vini rossi della Doc Monreale. A sperimentarlo, in anteprima al Vinitaly 2024, è stato l’Assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino con il sindaco del comune di Cerda Salvatore Geraci e un folto gruppo di ospiti e giornalisti che, lo scorso 13 aprile, hanno vissuto un connubio insolito ma accattivante a Palazzo Verità Poeta. Qui la cucina siciliana ha dato sostanza e contenuto a ciò che, nell’immaginario collettivo, rappresenta un mood, ovvero l’autenticità di un prodotto identitario per il territorio siciliano, ritenuto il “principe degli ortaggi”.
È stato proprio il carciofo di Cerda ad aprire la serie di eventi al Vinitaly nel cuore di Verona con un menu che dall’aperitivo ai secondi ha declinato il carciofo in tutte le sue diverse espressioni: dai cuori di carciofo fritti, al risotto al carciofo in combinazione con il testasal, il tipico impasto utilizzato per la produzione della salsiccia veronese, per finire con la classica carne salada abbinata a un’insalata di carciofi crudi e arance.
Il sindaco di Cerda, Salvatore Geraci, è stato il “cerimoniere” della serata nella quale ha scandito presentato le tappe di avvicinamento alla prossima sagra del carciofo di Cerda inserita nel “Cynara Festival” in programma dal 20 al 28 aprile, nel centro del palermitano.
“Il Carciofo di Cerda quest’anno al Vinitaly ha aperto le danze per la Regione Siciliana, abbiamo voluto proporre il nostro “principe” della tavola per farlo entrare da protagonista nel 2025, anno che vede la Sicilia Regione europea dell’enogastronomia. La cosa più importante è che tutti i nostri prodotti d’eccellenza “faranno squadra” dall’olio evo, al vino con la Doc Monreale, al carciofo. Abbiamo cercato di fare sistema per comunicare la grande fortuna che abbiamo avuto – la natura è stata generosa con noi – qui fra la Vallata del fiume Torto e la vallata d’Himera dove ci sono produzioni agroalimentari con una forte identità territoriale”.
L’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, intervenendo nel corso della serata ha ricordato il valore economico di questa produzione d’eccellenza della Sicilia agricola che, a Cerda, trova una piccola capitale, insieme al carciofo di Niscemi, di Menfi e di Ramacca, altri areali vocati alla coltivazione di questo ortaggio. “Il parlamento siciliano, con una legge propria, ha fortemente sostenuto una tradizione produttiva che potrà, in occasione, di “Sicilia Regione Gastronomica d’Europa 2025, esserne una componente importante, insieme alle altre eccellenze dell’agroalimentare dell’Isola”.
Sorprendente e inusuale l’abbinamento cibo-vino di questa serata preview del Cynara Festival con i vini delle otto cantine della Doc Monreale. Vini rossi del disciplinare di produzione della piccola doc del palermitano che saranno presenti nei laboratori del gusto programmati dal 20 al 28 aprile, nel piccolo centro siciliano:
“Abbiamo abbinato i vini rossi del nostro territorio con l’intento di promuovere i vini della Doc Monreale. Stiamo parlando di due varietà che ormai sono molto diffuse in questo territorio, in particolare il Syrah e il Perricone – sostiene il produttore Benedetto Alessandro, componente del Direttivo del Consorzio di Tutela– che nel nostro areale trovano le condizioni ideali per raggiungere quell’eccellenza enoica richiesta dall’alta ristorazione e dai mercati più esigenti”.
A chiusura dell’incontro il sindaco di Cerda, Salvatore Geraci, ha risposto ad alcune domande della stampa. Questa la sintesi delle sue dichiarazioni:
Cosa manca al carciofo di Cerda per fare il definitivo salto di qualità?
“Ci vuole l’Igp o l’Igt. Manca un lavoro di sistema degli agricoltori, secondo me si devono mettere insieme in un’organizzazione di produttori, il Comune è pronto a curare la regia di questo progetto. Ancora: in questo momento il carciofo si può consumare solo come prodotto fresco, dobbiamo riuscire a sganciare l’idea del carciofo di Cerda dal classico “fascio” di carciofi venduto al mercato. Ci può essere una quarta gamma di produzione: la trasformazione in liquore, in integratori grazie alle storiche proprietà nutraceutiche del carciofo, per non parlare del comparto della conservazione, in questo momento a mio parere le potenzialità del carciofo di Cerda sono sfruttate al 30/40%. Siamo solo all’inizio. Noi partiamo dalla genuinità del carciofo, dal suo valore. Nelle tavole del Nord il carciofo di Cerda non arriva, ma quando glielo facciamo assaggiare è impossibile non può non notare la differenza, il nostro carciofo è una varietà che rimane “croccante” e questo consente una maggiore duttilità in cucina”.
Attualmente a Cerda e nel circondario sono 700 gli ettari coltivati a carciofeti, in un’area fra Buonfornello, la Valle del Torto e la Valle dell’Himera con una produzione che arriva a fatturare complessivamente 20 milioni di euro nelle 200 aziende agricole che lo producono.
“Il mio piatto preferito a base di carciofo? Il carciofo arrostito, con l’olio evo di Cerda, un pizzico d’aglio, sale e prezzemolo, il modo migliore per esaltarne il gusto”.