Nella foto: Antonio Matasso, segretario regionale siciliano del Partito Socialdemocratico.
«L’undici di gennaio del 1947 il futuro presidente della Repubblica e già prestigioso combattente antifascista Giuseppe Saragat riunì sotto la bandiera degli ideali turatiani e matteottiani tutti quei socialisti democratici e riformisti che, in coerenza con la loro storia, credevano nella democrazia come valore universale e nel dovere morale di combattere ogni forma di dittatura, qualunque fosse il suo colore, nel rifiuto di ogni falsa promessa di palingenesi. Quella lezione di una sinistra antiautoritaria, libertaria e gradualista, che scelse l’Europa e il mondo libero, è tuttora attuale, ancor più nel 2024, anno in cui ricorderemo il centenario dell’assassinio del nostro compagno Giacomo Matteotti. Nel 1924 contro Mussolini, così come nel 1947 contro Stalin e oggi contro Putin, i valori del socialismo democratico e riformista restano l’antemurale della libertà dei popoli europei e del progresso culturale raggiunto dalle nostre democrazie, minacciate da antiche e risorgenti pulsioni antidemocratiche, le cui forme contemporanee sono rappresentate dai movimenti populisti e sovranisti». Con queste parole, Antonio Matasso, segretario regionale dei Socialdemocratici della Sicilia, ha ricordato il congresso di Palazzo Barberini di settantasette anni fa, nel corso di una commemorazione svoltasi a Palermo, durante la quale sono state altresì anticipate le prime iniziative per commemorare nella regione i cento anni del delitto Matteotti. Il Sole nascente, anche in vista delle prossime elezioni amministrative nell’isola, non farà parte di coalizioni in cui siano presenti forze di destra, di cosiddetta sinistra estrema o comunque espressione dell’antipolitica.