Nel Comune di Belpasso, l’azienda speciale Etnambiente, a partecipazione interamente pubblica, gestisce alcuni servizi pubblici locali. Recentemente ha approvato i propri documenti contabili, su cui ci permettiamo di avanzare dei dubbi.
“Secondo lo Statuto, sono 3 i componenti del cda di Etnambiente, eppure sembra che sia rimasto solo uno a svolgere i lavori del cda”. Come è possibile?
È previsto pure che “in tutti i casi di cessazione dalla carica di membro del cda, il Sindaco provvede alla surroga dei consiglieri cessati nel termine stabilito dalle norme di legge”. È possibile che, dopo un anno, ciò non sia avvenuto?
“Sempre secondo lo Statuto di Etnambiente, “le sedute sono valide con la presenza della maggioranza assoluta dei componenti”, cioè con almeno due amministratori presenti, su tre. È stabilito, inoltre, che “le deliberazioni sono assunte con il voto favorevole della maggioranza dei presenti”.
Con queste norme, a noi del M5S sembra che i documenti approvati dall’unico consigliere d’amministrazione rimasto in carica potrebbero avere qualche problema. Si tratta del rendiconto 2022 e del bilancio di previsione 2023-25.
Il bello però dobbiamo ancora dirlo.
Tali documenti hanno ricevuto il parere favorevole della commissione consiliare bilancio e poi l’approvazione dei consiglieri della maggioranza di Caputo. Ci chiediamo: era possibile farlo? Sicuri che non ci sia qualcosa che non va chiarito sui dubbi che sopra abbiamo esposto?
Come denunciamo da circa tre anni, inascoltati dalla maggioranza di Fratelli d’Italia, non esiste neppure il sito della società Etnambiente dove dovrebbero essere pubblicati “tutti” i documenti dell’azienda speciale secondo il decreto trasparenza.
Nella maggioranza consiliare di Caputo nessuno si è accorto di nulla? Neppure nella commissione consiliare?
Se quanto stiamo denunciando fosse fondato, l’assessore al bilancio del comune di Belpasso e il presidente della commissione bilancio dovrebbero trarne le conseguenze, o no?
Chiediamo al sindaco e all’opposizione consiliare di attivarsi per chiarire i dubbi che stiamo rimettendo alla loro valutazione, al fine di adottare, se del caso, le dovute iniziative.
Come disse giustamente qualcuno una volta, le istituzioni non vanno gestite “comu na massarìa”.