Nel centenario della nascita di Luciano Damiani, un evento imperdibile per incontrare uno degli artisti teatrali più innovativi di tutti i tempi.
Pittore e disegnatore, poi scenografo, costumista, regista, architetto e costruttore di teatri, Luciano Damiani nasce a Bologna nel 1923. Dapprima artista visivo, inizia a creare le sue prime scenografie al Teatro la Soffitta dove Sandro Bolchi cura le regia, ma è presto richiamato da Paolo Grassi, che rimarrà sempre un suo grande ammiratore, al Piccolo Teatro di Milano, dove con Strehler forma il binomio teatrale più fecondo del teatro del Novecento. I teatri di prosa e lirici gli aprono le porte. Numerosi gli spettacoli che porterà in scena al Teatro alla Scala che, nel 1990, gli dedica una grande mostra. I suoi bozzetti verranno poi esposti al Louvre, ai Magazzini del Porto di Salonicco, capitale europea della Cultura, all’Accademia di Brera, all’Accademia di Francia e a Villa Pamphilj a Roma. All’apice del successo, Damiani dopo aver lavorato nei più importanti teatri d’Europa, sceglie di creare il suo teatro, nascerà così il Teatro di Documenti, spazio unico al mondo, segno tangibile delle sue idee sul teatro maturate in una vita. Qui Damiani, fino al 2007, anno della scomparsa, svilupperà una personalissima ricerca sulla messinscena, sulla parola teatrale e sull’attore.
Carla Ceravolo, direttore artistico del Teatro di Documenti dopo Damiani, e che per oltre vent’anni ha lavorato con lui anche al completamento del Teatro, ha ideato un allestimento che attraversa l’intera opera dell’artista.
Paolo Orlandelli ha curato la regia e ha creato una partitura drammaturgica e musicale che richiama le opere in esposizione interpretata dagli attori Giuseppe Coppola, Cristina Maccà, Mauro Toscanelli e dalla cantante Federica Raja, con la musica dal vivo di Fabio Fornaciari.
“Accoglierò personalmente gli spettatori e li guiderò nel percorso della mostra per far loro scoprire l’evoluzione artistica di Damiani, dai bozzetti, straordinarie opere d’arte prima che strumenti di lavoro, alla creazione totale del Teatro di Documenti che il pubblico percorrerà interamente. La decisiva rivoluzione artistica di Damiani è quella di strappare la scenografia dalla sudditanza della regia e di farla trionfare come strumento autonomo di lettura dell’opera da portare in scena. Voglio precisare che l’obiettivo che ci siamo posti non è puramente celebrativo, non si limita a un omaggio doveroso e affettuoso, ma si prefigge di accompagnare il pubblico nel processo di creazione di un artista, di avvicinarlo alle sue scoperte, di descriverne l’evoluzione e il metodo di lavoro contestualizzati in quell’epoca storica che coincide con la vita stessa dell’artista, un ampio squarcio del Novecento segnato da guerre, ricostruzioni, e da un rinnovamento, in campo teatrale mai visto prima, a cui Damiani ha dato un contributo di primo piano”. Carla Ceravolo
Luciano Damiani, nato a Bologna nel 1923, è riconosciuto come il più importante scenografo del secolo scorso. Allievo amatissimo di Giorgio Morandi, si è avvicinato al teatro progettando le prime scenografie al Centro Universitario Teatrale di Bologna, e poi alla Soffitta con Sandro Bolchi regista. Ha disegnato le scene degli spettacoli che hanno rivoluzionato il teatro italiano nel dopoguerra, traghettandolo da codici naturalistici a visioni astratte ricche di poesia. Richiamato giovanissimo al Piccolo Teatro di Milano, dove con Strehler ha formato il binomio artistico più decisivo per il rinnovamento del teatro, ha lavorato come scenografo e costumista con Ronconi, Squarzina, Jean Vilar, Peter Palitzsch, Roger Planchon… Molto attivo anche nel teatro d’opera e nel balletto, in particolare presso il Teatro alla Scala che nel 1990 decide di allestire una mostra di suoi bozzetti.
Come regista sperimenterà una sua ricerca personalissima sulla parola teatrale e sull’attore, dando due interpreti a ogni personaggio e scomponendo e ricomponendo le battute teatrali.
Damiani disponendo unicamente della sua forza (intellettuale, fisica ed economica) ha ideato e materialmente costruito il Teatro di Documenti che si trova a Roma nel quartiere di Testaccio, un esempio unico e originale di architettura teatrale, sintesi concreta di una concezione sul senso del Teatro maturata nel corso di una vita.