venerdì, Novembre 15, 2024
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Il festival delle Vie dei Tesori chiude la sua diciassettesima edizione

Numeri da pre pandemia: raggiunte le 255 mila presenze. La spesa generata dai turisti supera i 7 milioni e mezzo di euro. Indice di gradimento oltre il 90 per cento

Un’invasione pacifica, “affamata” di bellezza, di voglia di condivisione, di riappropriazione. Con numeri che portano indietro il calendario a quel famoso 2019 in cui il turismo aveva raggiunto livelli impensabili. Le Vie dei Tesori batte se stessa e quest’anno raggiunge le 255 mila presenze in quasi tre mesi di festival in cui, oltre alle città piccole e grandi, sono scesi in campo per il terzo anno anche i borghi spalmati su tutta l’Isola. Palermo arriva a 160mila visitatori – il sito più amato è il diruto Palazzo Costantino ai Quattro Canti – ; Catania, con Acireale, ha una nuova impennata e supera i 18 mila partecipanti, segno che il festival inizia a radicarsi anche nella Sicilia orientale, con un incremento del 14 per cento rispetto all’anno scorso. Quest’anno l’exploit tra le altre città è toccato a Bagheria, trascinata dalla “villa dei mostri”. Alcamo ha aggiunto un bel 15 per cento ai numeri ottimi del suo debutto, lo scorso anno; e con Trapani, Marsala e Mazara mette insieme altre 18 mila presenze nell’intera provincia. Messina ha ottimi numeri e Sciacca raggiunge buoni risultati; botto nel centro Sicilia con Enna e Caltanissetta che “volano”. Buona performance nel Val di Noto, tra Ragusa e Scicli, con Noto che ha proposto un’edizione-gioiello di soli quattro luoghi. Funzionano molto bene le altre città della provincia di Palermo, Termini Imerese, Carini e la new entry Corleone. E, fuori dalla Sicilia, sempre presente e con ottimi numeri, anche  Mantova.

Le Vie dei Tesori è uno strumento interessante per riscoprire la propria città e non solo” spiega Maria Concetta Antinoro, Dirigente generale dell’assessorato regionale al Turismo, mentre per Maurizio Carta, assessore alla Rigenerazione del Comune di Palermo, “il festival da 17 anni mette in scena la città: non solo ne racconta alcune porzioni, ma la fa vedere in maniera diversa. Progressivamente. Mi piace questo ruolo civile delle Vie dei Tesori: una piattaforma, un sensore e forse anche uno stimolo al buon governo della città”. Strategico come sempre il rapporto con l’Università, con professori che hanno guidato spesso visite e passeggiate, testimoniando lo spirito originario e più profondo della manifestazione – ideata proprio per l’Ateneo di Palermo nel 2006 – quello di trasferire conoscenza fuori dagli ambiti accademici.

Finiamo con una gioia incredibile, 255 mila presenze, oltre sette milioni di euro di indotto prodotto sul territorio in termini di viaggi, ristoranti, acquisti dei visitatori – interviene Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – Ma soprattutto 1500 ragazzi delle scuole che hanno accompagnato i senior a raccontare i posti. Un grande laboratorio collettivo in cui i visitatori sono solo un pezzo di questo racconto. Grazie a tutti coloro che hanno fatto parte di questo progetto”. Una rete fattiva quindi, un’esperienza formativa che passa anche dalla preparazione e dallo studio di questi 1500 ragazzi che hanno poi “raccontato” i siti ai visitatori. A Palermo, ma anche a Marsala e a Catania, i bambini (anche i più piccini) hanno potuto contare su visite e laboratori, hanno scoperto palazzi, studiato percorsi, partecipato a visite-gioco prendendo spunto da racconti e libri. E ancora,  le decine di esperienze e passeggiate, le teatralizzazioni, gli spettacoli e i concerti negli antichi palazzi, le visite guidate e le degustazioni a contatto con i produttori, parte dei percorsi del Terre del Tesori fest, costruito con l’assessorato regionale Agricoltura. L’intero festival può contare sul supporto del main sponsor UniCredit, del sostegno di Poste Italiane (e a Palermo di AMG Gas), ma ha saputo mettere in rete Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari, produttori.

Interessante l’identikit del visitatore-tipo e l’analisi dei rilevamenti dell’OTIE (Osservatorio sul turismo nelle isole europee), presentati dal presidente Giovanni Ruggieri, docente di Economia del Turismo all’Università di Palermo, nel corso della conferenza stampa finale allo stand dell’assessorato regionale al Turismo, nel corso della BTE – Borsa del Turismo Extralberghiero. “Le Vie dei Tesori hanno confermato il trend degli anni passati: si è creato un effetto domino, di aggregazione e compartecipazione: c’è l’esperienza attraverso il racconto” spiega Ruggeri. Nei quasi tre mesi di festival,  sono giunti 68.520 turisti nelle grandi città, registrando un ulteriore aumento del 13 per cento rispetto alla scorsa edizione: è la conferma che si pianifica la vacanza in Sicilia sulle date del festival. La spesa complessiva generata dai turisti durante le visite nelle 17 città coinvolte è di 7.674.240 euro, con una media di 451.425,88 euro per città. La spesa media giornaliera per turista-visitatore è salita a 120 euro, con un incremento del 10 per cento rispetto al 2022. Il 30 per cento dei visitatori ha scelto di esplorare luoghi in comuni diversi: aumenta quindi il cosiddetto “turismo di mobilità”, autorganizzato ed autonomo. Notevole l’impatto economico su Palermo, che raggiunge i 5.212.248,12 euro. Questo risultato si traduce nella creazione di 89 unità di lavoro annue (ULA), e conferma l’importanza economica e occupazionale della manifestazione per la città. In sintesi, i dati dell’analisi OTIE sottolineano come Le Vie dei Tesori promuovano la Sicilia a 360 gradi, e incrementino l’interesse dei visitatori per l’ampia offerta culturale della Sicilia.

IL FESTIVAL POTENTE ATTRATTORE CULTURALE. Le Vie dei Tesori orienta le scelte dei turisti: il 35,9 per cento – in base alle risposte date ai questionari distribuiti – dichiara di aver scelto la Sicilia sul programma del festival, il 30,2 per cento lo ha considerato come un fattore abbastanza determinante; il 13 per cento ha specificato di essere venuto o rimasto solo per Le Vie dei Tesori. Insomma, il festival sta emergendo sempre più come un potente attrattore culturale, autonomo rispetto alle tradizionali attrazioni offerte dalle città. È ormai una tappa fissa nel calendario di viaggio dei partecipanti, imperdibile nella programmazione delle esperienze culturali. Il 14 per cento dei visitatori ha appreso del festival una volta arrivati in città: quindi l’effetto-domino gioca un ruolo significativo per coinvolgere un pubblico ancora più ampio.

INDICE DI GRADIMENTO. OLTRE 90 PER CENTO. L’indice di gradimento è entusiasmante per l’esperienza complessiva del Festival: il 50 per cento esprime una soddisfazione massima sul festival, sorpreso dalla bellezza dei luoghi visitati; e un 40,5 per cento aggiunge di aver gradito molto la visita. Tra i punti di forza, la narrazione e l’interpretazione coinvolgente sui luoghi. Scendendo nei dettagli, l’88 per cento si dice molto soddisfatto della visita, ma soprattutto della scoperta di storie e fatti inediti in posti già conosciuti. Il 99,5 per cento degli intervistati consiglia vivamente la visita alla città con la formula delle Vie dei Tesori; il 61,5 per cento desidererebbe un ampliamento ad altri periodi dell’anno o comunque ai weekend tra gennaio e marzo. Il 35 per cento dei turisti rimane almeno tre notti, il 18 per cento da quattro a sei notti, e il 34 per cento meno di tre notti. Si preferiscono B&B (41,2 per cento), appartamenti (35 per cento), e solo il 12 per cento opta per gli alberghi.

I CITTADINI-VIAGGIATORI. Completare il programma di visite, esplorare altri luoghi in Sicilia e cercare autenticità: la comunità si sente coinvolta. Il 74,5 per cento dei residenti nelle città del festival si trasforma in visitatori. Tra gli intervistati, il 20 per cento è composto da turisti o escursionisti, una buona percentuale è formata da studenti o lavoratori fuori sede. Sono apprezzate le visite ben organizzate e suggeriti servizi navetta o collegamenti tra i luoghi. C’è la richiesta di orari più flessibili, soprattutto per i siti più popolari, ma anche seminari o momenti di approfondimento nei luoghi.

IDENTIKIT DEL VISITATORE. I visitatori più coinvolti sono i giovani tra i 18 e i 35 anni (35,3 per cento) e le persone tra i 50 e i 70 anni (38 per cento); la metà è laureato, e apprezza molto l’esperienza diretta e l’interazione con i narratori locali. Il 79,2 per cento degli intervistati ha già partecipato al festival in passato, ma cresce la quota di chi che partecipa per la prima volta, attribuibile all’afflusso di turisti, escursionisti e viaggiatori casuali in città. Il 63 per cento conosce già il programma delle Vie dei Tesori, il 20 per cento lo ha scoperto tramite passaparola tra amici, parenti o conoscenti che hanno già partecipato. La visita ai luoghi è spesso un’esperienza condivisa: il 30 per cento con amici, il 32 per cento con il partner e il 23 per cento con la famiglia.

L’intero festival continua la sua poderosa valanga web e social, e da questa edizione può contare sul nuovo sito, oltre alla APP già lanciata lo scorso anno: quest’anno le visualizzazioni durante i due mesi di settembre e ottobre hanno superato i cinque milioni (5.216.000), complici i post ma anche i contenuti approfonditi poi dal magazine. La community è cresciuta ancora e tocca i 101 mila follower su Facebook e 37 mila su Instagram.

I BORGHI DEI TESORI. Ai numeri delle due tranche autunnali nelle città, vanno sommate le presenze della terza edizione dei Borghi dei Tesori Fest, che si è svolta in tre weekend a cavallo tra metà agosto e settembre; e ha coinvolto piccoli centri siciliani che sono stati festosamente raggiunti da visitatori appassionati e curiosi alla ricerca di luoghi poco conosciuti, tradizioni radicate ma anche esperienze innovative. I 35 piccoli comuni siciliani che hanno aderito alla seconda edizione dei Borghi dei Tesori fest toccano insieme le 12 mila presenze, con una media di 338 visite per ciascun borgo. Nei comuni che hanno partecipato al Borghi dei Tesori fest, il coinvolgimento di oltre 500 giovani, con il supporto di IGT, fa parte di un processo di rigenerazione sociale e di riappropriazione identitaria che Le Vie dei Tesori conduce con i Comuni, per far riscoprire uno straordinario patrimonio nascosto, favorire la nascita di nuovi itinerari turistici, contrastare processi di spopolamento. E due mesi fa sono stati resi noti anche i due progetti di rigenerazione urbana vincitori della seconda edizione del Premio Borghi dei Tesori, a cui hanno partecipato tutti i comuni (oltre 60) membri dell’associazione: hanno vinto la realizzazione di un sentiero didattico con un cannocchiale panoramico per osservare i grifoni, presentato da Alcara Li Fusi (ME); e il restauro dell’ingresso a uno degli eremi più belli della Sicilia, quello di Caltabellotta (AG). Li hanno scelti i follower che hanno votato durante il contest online lanciato dalla Fondazione Le Vie dei Tesori e dalla Fondazione Sicilia.

Anche quest’anno, come lo scorso, il borgo di Chiusa Sclafani è stato quello più amato dal pubblico: qui tutta la comunità si è impegnata nel racconto dei suoi luoghi e ha riaperto un antico monastero ed educandato dove sono state ricostruite le stanze delle orfanelle. Ottime performance per CaltabellottaPetralia SopranaSambuca, e la new entry Balestrate con il suo racconto legato al mare. Un progetto, quello dei borghi, che cresce per interesse e attrattività, e riesce ad incanalare flussi turistici di visitatori che amano esperienze lontano dalle metropoli, a stretto contatto con le comunità locali. Un progetto che rappresenta oggi una delle sfide più importanti delle Vie dei Tesori.

LE CITTÀ DELLE VIE DEI TESORI. La corsa verso i nomi pre-pandemia è inarrestabile, il pubblico è tornato a riempire le città di Palermo e Catania, e il mese di ottobre non è mai stato così frequentato, con alberghi e B&B pienissimi tanto che sono state affittate anche strutture nelle cittadine della fascia extraurbana. E’ continuata la “lezione” acquistata durante i mesi di forzato distanziamento: l’abitudine alla prenotazione delle visite guidate e delle esperienze è rimasta, anzi si è accresciuta anche se il pubblico è tornato ad acquistare i coupon sul posto, seguendo le suggestioni della guida o dell’app. Spesso sold out le esperienze, gli spettacoli, la musica, i laboratori artigianali e le passeggiate d’autore (soprattutto quelle al Molo Trapezoidale di Palermo, condotte proprio dai fautori della sua rinascita) alla scoperta dei luoghi, anche fuori porta. Si è arrivati ad un bilanciamento tra percorsi green, trekking, siti aperti, visite fuori porta, e spazi urbani e condivisi, monumenti, palazzi riscoperti.

Tra le diciassette città siciliane (più l’ormai sempre presente Mantova), Palermo svetta con le sue 160 mila presenze in cinque weekend e si conferma uno degli appuntamenti culturali più importanti del Sud Italia. Segue Catania (con la vicina Acireale) che nello stesso periodo mette insieme oltre 18mila visitatori, 1300 in più rispetto allo scorso anno. Nelle altre città il Festival si è svolto invece in tre weekend, dieci città a settembre e altre cinque a ottobre.

Si conferma l’attrattività del Trapanese che mette insieme ben 18.884 presenze, trainate proprio da Trapani che conferma la performance dello scorso anno, e conta 9125 presenze: quest’anno la novità dell’antica Corte delle Ninfee ha messo insieme numeri a più cifre.  La sorpresa arriva invece dalla piccola Alcamo che partecipava al festival per la seconda volta: stavolta accanto ai due castelli, ecco la possibilità di salire sulla cupola, colta da ben 4474 visitatori, di fatto un aumento del 15 per cento. Marsala ha puntato su un blocco forte di siti archeologici, sulla sicurezza delle sue cantine e sulle esperienze, e sfiorato le tremila presenze, mentre Mazara del Vallo sull’apertura del complesso del Vescovado e sulle case d’artista, amati da quasi 2300 visitatori. Messina ha confermato la buona performance dello scorso anno e riaperto la Prefettura: i visitatori sono stati 5493. Dopo l’exploit del 2022, Enna sembrava aver raggiunto il suo massimo: è invece no, è cresciuta ancora aggiungendo un altro 10 per cento, fino a 5426 visitatori. Ma l’incremento più forte è di Caltanissetta che ha voluto fortemente scommettere sui suoi luoghi ma anche sulle esperienze fuori porta, mettendo insieme un numero alto, 5127 visitatori. Nel Ragusano stavolta il capoluogo non si è fatto battere: le chiese gioiello di Ragusa e i due luoghi inediti hanno raccolto 3783 visitatori, mentre la piccola Scicli, il gioiello barocco, ha voluto scommettere sugli scorci inediti e le passeggiate monumentali che hanno registrato 3026 presenze; poco lontana, sempre nel cuore del barocco, è ritornata nel festival anche Noto per un’edizione-gioiello (di soli quattro luoghi e due percorsi) apprezzata comunque da 1536 visitatori. Infine Sciacca ha mostrato le sue chiese più nascoste e delicate, i laboratori di ceramisti e corallari, i percorsi fuori porta: sono piaciuti a 2557 visitatori.

Folto il drappello del Palermitano, dove quest’anno l’exploit è toccato sul serio a Bagheria che ha quasi raddoppiare i suoi numeri, trascinata dalla “Villa dei Mostri”, che le ha permesso di toccare le 7161 presenze; segue agguerrita, ma distaccata, Termini Imerese con i suoi 3524 visitatori, poi Carini con il suo percorso lungo oratori e organi monumentali, (2721) e infine la new entry, Corleone il cui bel programma ha raccolto 2005 visitatori. Infine Mantova, unica tappa fuori dall’Isola dove il festival si svolge ormai da sei anni e dove quest’anno sono state raggiunte le 4037 presenze, tutti appassionati degli straordinari spazi del Teatro Scientifico o della Scala Santa.

I LUOGHI PIU’ VISITATI DEL FESTIVAL

I THE BEST OF A PALERMO

Palermo mantiene la palma dei luoghi in assoluto più visitati dell’intero festival: con un testa a testa tra il fascino diruto di Palazzo Costantino e i marmi mischi e le allegorie barocche della chiesa di Santa Caterina: ma stavolta vince la residenza sui Quattro Canti e mette insieme 9123 visitatoriUna sorpresa sul podio di bronzo visto che appartiene a un luogo normalmente aperto come la Casina Cinese dove si è ascoltata la storia di Ferdinando e Carolina di Borbone; segue il Teatro Politeama, che ha condotto alla scoperta delle sale e della terrazza, fin quasi alla famosa quadriga; poi Palazzo Oneto di Sperlinga che mostra baldanzoso il suo restauro nel segno dell’arte contemporanea; l’oratorio della Carità di San Pietro ai Crociferi con lo spettacolo inatteso della cappella affrescata dal Borremans (a poca distanza dai Quattro Canti, quindi sull’identica direttrice dei siti più visitati). La sorpresa di quest’anno, la chiesetta che tutti hanno notato almeno una volta uscendo dalla città, la dolce San Ciro abbarbicata alla montagna – è stato l’arcivescovo Lorefice a voler portare, durante il festival, il suo apprezzamento alla comunità – si accompagna alle “grotte” e al bunker della seconda guerra; superano di poco l’oratorio del SS. Rosario in Santa Cita, uno dei capolavori barocchi di Giacomo Serpotta, e addirittura il monastero Santa Caterina con il suo chiostro colmo di dolci profumi. Grande successo anche per l’alcova del vicerè a Porta Nuova – dove gli ingressi erano contingentati e le visite consentite dal Comando Militare Esercito Sicilia -, per le misteriose catacombe di Porta d’Ossuna (che nel weekend dei Morti hanno fatto parte di un circuito promosso dalla Città Metropolitana); per palazzo Ex Ministeri che sta completando il suo restauro; e per l’aeroporto di Boccadifalco, un vero hub di visite ed esperienze (per tutti, l’amatissimo Piper) che nel penultimo weekend ha avuto un exploit di ingresso per la Festa dell’Aeronautica.

I SETTE LUOGHI PIU’ VISITATI NELLE ALTRE CITTÀ.

Il luogo più visitato fuori Palermo è stata senza dubbio Villa Palagonia a Bagheria che ha messo insieme 2494 presenze: la storia straordinaria della residenza nobiliare, i famosi “mostri” in tufo, i saloni sontuosi, tutto contribuisce ad un racconto imperdibile. Il secondo luogo siciliano più amato (1431 visitatori) è nella seconda “capitana” del festival, Catania: è l’elegante palazzo Scuderi Libertini, l’unico che rimanda allo stile rinascimentale fiorentino, e che conserva tappezzerie e arredi d’epoca. Da un capo all’altro della Sicilia: il terzo luogo più visitato con le sue 1667 presenze è invece a Enna ed è il Castello di Lombardia (1248 ingressi)  che ha aperto alcune sale poco conosciute e da cui si ottiene un panorama straordinario. Di Trapani e della Corte delle Ninfee (932) si è detto, ma la tampina da vicino Messina con Forte san Salvatore (906) e la sua straordinaria vista sullo Stretto. A poca distanza, un luogo importante e centrale come il Castello dei Conti di Modica di Alcamo (871) e praticamente vicinissima, Villa Testasecca per la quale si sono messi in coda gli stessi nisseni.

I LUOGHI PIÙ VISITATI, CITTÀ PER CITTÀ.

Rigoroso ordine alfabetico, ogni città ha i suoi grandi “amori” che il pubblico ha dimostrato di apprezzare: si parte da Alcamo è stata una vera sorpresa e qui si è andati per castelli: quello “urbano” dei conti di Modica stavolta l’ha spuntata sull’arroccato maniero di Calatubo, seguiti dalla vista straordinaria e inedita dalla cupola della Chiesa Madre. Eccoci a Bagheria: oltre a Villa Palagonia, molto amati sia Palazzo Butera con i suoi soffitti affrescati, che la villa fortificata nota come il castello di San Marco. A Caltanissetta, dove ha spopolato Villa Testasecca, è stato molto amato quel gioiello dal significato importante che è la chiesa di Santa Maria degli Angeli; e la Torre del Magistrato, sito inedito di quest’anno dalla forte valenza storica. Eccoci a Carini dove le preferenze ricalcano quelle dello scorso anno: il castello La Grua Talamanca (con 676 ingressi) è stato il sito più amato, seguito dai cunicoli delle catacombe paleocristiane di Villagrazia di Carini e dalla bellissima Chiesa degli Agonizzanti con il suo trionfo rococò. Di Palazzo Scuderi Libertini a Catania abbiamo già detto, ma lo tallonano da presso sia il nero Castello Ursino che ha aperto fossato e corte che il camminamento aereo di San Nicolò l’Arena. Corleone è stata una new entry molto amata e qui il salto della cascata delle due Rocche (e l’ambiente incontaminato che la abbraccia) l’ha fatta da padrona (412 presenze); poi il vicino monastero del Santissimo Salvatore con la sua vista sulla vallata, e il diruto e pressoché sconosciuto ex Ospedale dei Bianchi. Di Enna e del Castello di Lombardia si è già detto, ma seguono da vicino sia il museo multimediale dedicato alle Confraternite del Venerdì Santo (inaugurato ad aprile scorso) che il  Palazzo della Cultura con le sue collezioni. Marsala e Mazara procedono sempre di pari passo: la prima ha accolto 335 visitatori nella vertiginosa scala a chiocciola del Campanile del Carmine; poi alle Cantine Pellegrino, tra le botti di rovere dove si affina il Marsala, e nella chiesa della Madonna delle Grazie con la sua leggenda di miracoli avvenuti e la sua grotta; Mazara ha invece messo insieme 362 presenze alla chiesa di San Francesco, ma ha valorizzato parecchio il complesso vescovile con il Palazzo della Diocesi e il Seminario dei Chierici. Eccoci sullo Stretto: Messina, oltre al Forte con la Madonnina, ha delle certezze come il Tempio di Cristo Re (ispirato alla basilica di Superga) e Castel Gonzaga che fu anche sede della contraerea durante la Guerra. Eccoci nel Val di Noto, altra sicurezza: a Noto le visite erano equamente divise tra le stanze inedite diPalazzo Trigona di Canicarao (303 ingressi), ma anche nelle cantine sotterranee dell’ex Convento dei Cappuccini dove era l’ex Cantina Sperimentale Statale; nel Museo dei Mecenati del Barocco dove si legge in controluce la storia della città. La bella Ragusa si è beata tra gli arredi e le tappezzerie d’epoca di Palazzo Arezzo di Trifiletti (502 presenze), ma ha scoperto le botteghe ricostruite dell’Antico Mercato; e, a Ibla, la chiesa Santissime Anime del Purgatorio, appoggiata sulle mura bizantine del castello. A Sciacca i visitatori (soprattutto i saccensi) si sono riversati nella chiesa più antica della città, San Nicolò la Latina (289 ingressi), ma hanno anche salito i tanti gradini che conducevano ai tetti della Chiesa del Carmine; e si sono divisi tra la Badia Grande e la chiesa dell’Itria per affacciarsi dal Matroneo. Scicli piccina ha visto il pubblico dirigersi compatto verso le Grotte di Chiafura (ben 650 ingressi) alla ricerca delle mille storie di chi ci ha abitato fino agli anni ’50; ma anche nell’antica e perfettamente conservata Farmacia Cartìa; e tra le tele di Sarnari e Guccione a Palazzo Spadaro. Ultime due, ma solo per criterio alfabetico: ovviamente a Termini Imerese l’hanno fatta da padrone sia il Grand Hotel delle Terme (673 ingressi) che le antiche terme romane, riaperte lo scorso anno ma visitabili anche in questa edizione; e la bella e inedita chiesa di San Girolamo con il suo “forno mistico”. Infine a Trapani, oltre all’ antica corte delle Ninfee dell’antico monastero domenicano, i visitatori sono sciamati da la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio con i venti gruppi scultorei dei famosi Misteri; e a Palazzo Milo Pappalardo, con la sua sala da musica e le decorazioni di epoca umbertina. 

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