HOPE, da un progetto scultoreo di Orazio Coco
a cura di Vincenzo Medicapresentazione critica di Dalia Monti
31 ottobre 2023 | 07 gennaio 2024
Bassi Palazzo Nicolaci di Villadorata
Noto. Inaugurazione martedì 31 ottobre alle ore 18.00
orario di apertura: mart/merc/giov 11-14 ven/sab/dom 11-14 e 17/20 lun chiuso
ingresso libero/free entry
Nell’ambito della Rassegna “Percorsi di NOTOrietà 2023”curata da Studio Barnum contemporary,con il patrocinio Assessorato alla Cultura del Comune di Noto www.comune.noto.sr.it
Nessuno può parlare delle virtù
Nessuno può parlare delle virtù. Soltanto Dio. Ma c’è qualcuno che si avvicina a Dio: i bambini. Anche se i bambini non parlano delle virtù, piuttosto le mettono in pratica. In maniera assoluta e sacra. E originale. Com’era in origine, quando l’uomo non conosceva il peccato.
Nessuno può parlare delle virtù. Ma i bambini con i loro gesti ed i loro sguardi sono capaci di comunicarci le virtù. Per loro sono come i giocattoli: le amano, le usano, le montano, le smontano, le ricompongono, le portano persino a dormire con loro. Così sono i bambini. Come noi quando eravamo bambini.
Nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Così, se non è possibile per l’artista parlare delle virtù, non è possibile neanche dipingerle o plasmarle. Gli rimane un’unica possibilità: plasmare i bambini. I bambini che mordono, che usano, che amano, che distruggono le virtù e che perciò stesso le rappresentano. Senza moralismi, senza ipocrisie, senza distinzioni preconfezionate tra bene e male, senza nemmeno la coscienza di rappresentare le virtù.
Nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Ma può Orazio Coco dare forma ai bambini che ci mostrano le virtù. Può riempire lo spazio di bambini. Può moltiplicare i loro gesti, i loro sguardi fino a diventare un esercito. Un esercito di bambini che ci guardano. E’ il loro sguardo che ci colpisce. E’ la loro arma. Perchè è uno sguardo che esprime fiducia. Che ci dà speranza. Uno sguardo che ci perdona e ci chiede perdono. Che ci trasmette il coraggio di affrontare la vita senza condizioni. Uno sguardo che affronta il senso della colpa. Che ricerca la conoscenza. Che sperimenta usi ingegnosi ed insoliti per oggetti banali. Oppure uno sguardo interno. Occhi chiusi alla ricerca della purezza, della sensazione del vento tra i capelli, del passaggio sottile dell’aria tra le mani. Uno sguardo senza parole. E’ muta questa schiera di virtù di terracotta. Senza armi letali e senza voce è questo esercito.
Perchè nessuno può parlare delle virtù. Neanche l’artista. Neanche io.
HOPE è una installazione site specific che comprende buona parte del progetto scultoreo L’Esercito della Speranza, evento artistico terapeutico che nasce dalla sensazione di appartenere ad una società in cui la maggioranza é priva di valori, in cui prevale il disinteresse reciproco. Ma, poiché abbiamo il compito di consegnare il mondo alle nuove generazioni, dobbiamo recuperare i giusti valori nei rapporti con gli altri.
Virtù come la fiducia, il coraggio, il perdono, la purezza, sono assenti nel nostro vivere quotidiano tranne nei bambini piccoli. Allora é giusto che tali virtù siano rappresentate da chi le possiede intrinsecamente e da chi ha ancora l’energia di curare le convinzioni alienate dell’adulto. Per questo l’esercito é composto da sculture in terracotta di bambini, che ricordano l’esercito di Qin Shi Huang. Ma, mentre gli 8.000 guerrieri cinesi sono armati, la schiera di virtù di terracotta é nuda. Sono gli sguardi di questi bambini la loro arma. Dai loro occhi, puntati su di noi, si irradia un messaggio. Non importa che questo messaggio sia percepito o accettato. I miei bambini hanno il potere magico di curare il mondo. Anche a prescindere da me. Questa é la mia convinzione forse un po’ folle o fuori moda per la società attuale: l’Arte deve avere una funzione essenzialmente educativa. Come avveniva tra i popoli primitivi, in cui l’artista collaborava con il mago, il sacerdote o il medico.
Qualcuno nel mondo crede ancora nei buoni valori e nella possibilità di comunicarli alla collettività, anche se non sono certo che la collettività voglia essere salvata.