giovedì, Novembre 21, 2024
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Mafia, una donna contro. Testimone di giustizia: una scelta difficile – La storia di un imprenditrice palermitana che ha detto no

Cosa accade quando rifiuti di pagare il pizzo alla mafia? Può succedere che un giorno esci di casa per andare al lavoro e non fai più ritorno, può essere che cerchi di scappare con la tua famiglia nella speranza di diventare “invisibili”.  Può essere che decidi di dire no, come ha fatto Valeria Grasso, imprenditrice nel quartiere San Lorenzo di Palermo fino a 15 anni fa, quando, dopo essersi rifiutata di pagare il pizzo alla mafia, ha fatto denuncia. Uno scontro diretto con la donna boss Mariangela di Trapani, moglie del boss Nino Madonia, l’assassino del Prefetto e Generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

È diventata testimone di giustizia, a seguito di numerose minacce di morte e con i suoi tre figli è stata trasferita in una località protetta dove è rimasta per alcuni anni. Ancora oggi è sotto protezione.

Una storia certo di coraggio, una scelta di resistenza civile e consapevole, una testimonianza che oggi, più che mai, assume rilevanza con gli accadimenti legati a Matteo Messina Denaro. 

Fatti che sembrano presentare una nuova narrazione, dove donne del clan di Cosa Nostra hanno scelto in qualche modo diventare le “eredi”: la nipote avvocato che è stata nominata dal boss legale di fiducia dopo la cattura, la figlia Lorenza che, prendendo il cognome del padre, ne prende il titolo a gestirne i capitali e, soprattutto, riceve l’eredità spirituale.

Storie di donne decisamente diverse. Quella di Valeria Grasso, sicuramente, ci aiuta a prendere coscienza dell’importanza che le nostre scelte quotidiane possono avere sulla storia di tutti noi. Che dire no è difficile e può spaventare. Ma è possibile.

Valeria Grasso, oggi dipendente pubblico, è stata una imprenditrice. Ha gestito una palestra nel quartiere San Lorenzo di Palermo fino a 15 anni fa, quando, dopo essersi rifiutata di pagare il pizzo alla mafia, ha denunciato il Clan dei Madonia. È diventata testimone di giustizia, a seguito di numerose minacce di morte, con i suoi tre figli è stata trasferita in una località protetta dove è rimasta per alcuni anni. Oggi conduce attività culturali e informative soprattutto nelle scuole contro la mafia. Lavora presso il Ministero della Sanità ed è Presidente dell’Associazione Contra. Contro tutte le mafie.

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