Il 23 e 24 settembre scorso a Piazza Armerina (Enna), si sono svolte 2 importanti manifestazioni all’insegna del binomio “leggerezza” e “cultura”.
Il Mad Fest, organizzato dall’Amministrazione Comunale, insieme al Club per l’Unesco, all’associazione CulturAma, ai quattro Quartieri storici, impegnati in una kermesse di chiusura delle manifestazioni estive legate al 67° Palio dei Normanni, la cui leggenda è stata celebrata in un video-mapping proiettato sulla facciata del Palazzo Trigona.
E la IIa edizione delle Giornate Europee del Patrimonio bandite dal Consiglio d’Europa insieme all’U.E. con lo scopo di promuovere i territori e scoprirli attraverso gli occhi di chi li vive, organizzate dal Club per l’Unesco di Piazza Armerinainsieme a Clubs, Associazioni ed Enti operanti nel territorio.
Nel contesto delle Giornate Europee del Patrimonio si colloca l’evento di approfondimento storico-linguistico che si è svolto il 23 e 24 Settembre con uno sguardo sulle origini aleramiche della città di Piazza Armerina, sul Galloitalico considerato un patrimonio vivente che unisce ancora le popolazioni del nord e del sud Italia ed in particolare della Sicilia, sullo studio del DNA in queste aree interessate.
L’ evento si è concluso domenica 24 con la presentazione del docufilm “Aleramici in Sicilia, Viaggio in Europa alla scoperta delle radici di un popolo”, del sito “Le vie Aleramiche” e con la firma di un Patto d’amicizia da parte dei sindaci di tre Comuni uniti dalla storia aleramica: il sindaco di Piazza Armerina (Enna), Nino Cammarata, Enzo Daniele, sindaco di Sezzadio (paese in provincia di Alessandria dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Aleramo del Monferrato fondatore della stirpe aleramica) e l’assessore Daniele Greco di Patti (Messina), città che custodisce le spoglie di Adelasia/Adelaide del Monferrato, moglie del Gran Conte Ruggero e madre di Ruggero II re di Sicilia.
Notevole l’interesse suscitato dalla storia medievale tra Normanni ed Aleramici: agli studiosi Francesco Barone (Univ. Catania), Salvatore Lo Re (Presidente della Società di Storia Patria di Piazza Armerina) e Paolo Giordano (magistrato) il difficile compito di sfrondarla dei tanti miti che la incrostano e che fanno la felicità di cultori delle tradizioni popolari, organizzatori di feste in costume, palii e tornei.
Gli esperti hanno proposto una rilettura delle pagine di Storia medioevalerisalenti ai primi tre secoli dell’anno Mille, caratterizzati da una migrazione al contrario da Nord a Sud (dalla Marca Aleramica alla Sicilia, passando anche per altre regioni tra cui Puglia e Calabria), dall’avvento dell’aleramica Adelaide Del Vasto accanto al normanno Conte Ruggero, dalla sua lunga reggenza dopo la morte del marito fino alla salita al trono di Sicilia del figlio Ruggero II, al matrimonio della nipote Costanza con Enrico VI di Svevia e al lungo impero di Federico II (lo stupor mundi); inoltre, una riscrittura della cronologia delle chiese medievali di Piazza Armerina e Aidone, a volte facendo scivolare la loro fondazione di qualche secolo, con la consapevolezza e la speranza di trovare altri documenti che possano meglio contestualizzarli, magari affiancando gli studi alla ricerca archeologica carente quanto mai in Sicilia.
Il progetto “Aleramici in Sicilia”, nato nel 2017 dall’idea di Fabrizio Di Salvo e Roberto Maestri e che a Piazza Armerina ha trovato un degno connubio per le ricerche e gli studi compiuti fin dal 2013 dalla Fidapa (presieduta da Agata Caruso), dal Club per l’Unesco (presieduto da Anna Maria Di Rosa Placa) e dal CoPAT (presieduto da Lucia Giunta), vanta la presenza di un prestigioso CTS di cui fanno parte illustri studiosi italiani e stranieri, tra cui Henry Bresc (Univ. Paris-Nanterre), Johanna Drell (Univ. Richmond), che hanno rilasciato un’intervista on-line come anteprima del docufilm.
Sul maggiore retaggio che Normanni ed Aleramici hanno lasciato fino ai nostri giorni, il dialetto galloitalico (diventato galloitalico di Sicilia per le peculiarità che lo contraddistinguono da quelli del Nord Italia), si è espresso Salvatore C. Trovato (Univ. Catania) che in un intervento molto stimolante ha illustrato i numerosi termini galloitalici, oltre duecento, che alla fine di una lunga ricerca è riuscita a rintracciare nei dialetti propriamente galloitalici e nel siciliano, ricerca raccolta in un prezioso volume “Parole galloitaliche in Sicilia” (Palermo 2018).
Il professore presiede l’Associazione per la Conoscenza e la Salvaguardia dei Dialetti Galloitalici della Sicilia, che raccoglie, studiosi, cultori e amanti del nostro patrimonio linguistico.
Ultimo lavoro la ristampa anastatica dell’opera di Filippo Piazza ad un secolo dalla sua prima pubblicazione, per farla riscoprire ed incentivare qualche studioso locale ad impegnarsi per la produzione del Vocabolario del dialetto galloitalico di Piazza Armerina da pubblicare all’interno della grande raccolta del Progetto Galloitalici creata da Giorgio Piccitto e realizzata da Giovanni Tropea e dallo stesso Trovato.
Luca Sineo (antropologo Univ. Palermo) e Marco Nania (antropologo e naturalista, collaboratore esterno STEBICEF UNIPA), sono i responsabili del progetto di ricerca demo-genetica che si propone di ritrovare negli abitanti della enclave della cosiddetta Sicilia Lombarda tracce dell’antica migrazione di popolazioni, provenienti per lo più dal Monferrato e dalla Liguria, al seguito degli Aleramici nella Sicilia normanna. Nella loro relazione hanno illustrato lo studio fin qui condotto a Moltalbano Elicona, San Fratello e Fondachelli-Fantina.
Sebbene i risultati conseguiti siano ancora parziali, partendo soprattutto dalle tracce linguistiche, hanno individuato una settantina di comunità toccate dal fenomeno migratorio medievale, grandi e piccolissime, “emerse e sommerse”. Alcune di queste come Aidone, Piazza Armerina, Corleone sono le prossime candidate all’indagine. I principali indicatori seguiti, in prima istanza, sono appunto le tracce linguistiche e fonologiche e l’onomastica che comprende cognomi, nomi e toponimi.
Fabrizio Di Salvo da anni percorre in lungo ed in largo l’Italia e l’Europa, pur lavorando nei paesi arabi, per portare avanti il Progetto (concepito insieme al compianto Roberto Maestri) “Aleramici in Sicilia”, ampliato successivamente in “le Vie Aleramiche Normanne-Sveve“ (il primo itinerario storico, turistico ed enogastronomico sulle tracce della migrazione che nell’XI secolo spinse nobili, commercianti, contadini e avventurieri, che abitavano il Nord d’Italia, a muoversi verso la ricca e fertile Sicilia normanna; emigrazione dal Nord al Sud, “al contrario” quindi rispetto a quelle che hanno segnato la storia” – cit. pag. Facebook), insieme all’ambiziosa meta con la nascita di una “Federazione euromediterranea per lo studio delle antiche migrazioni medievali”.
Di Salvo, nella sua prolusione, ha fatto il punto sul Progetto che vede San Fratello e Piazza Armerina tra i Comuni più attivi, ma che raccoglie al suo interno anche Aidone, Nicosia, Corleone etc… e poi Associazioni, Università, Regioni e Città del Nord Italia e della Sicilia, con propaggini in Normandia (patria dei Normanni) e il Baden-Württemberg, culla degli Svevi.
Gli stessi luoghi che ha visitato per realizzare il docufilm, ancora in lavorazione, di cui sono stati proiettati brevi saggi sulle tre città di Piazza Armerina, Sezzadio e Patti.
Gli amministratori delle tre Città, a conclusione delle due giornate, hanno firmato un patto di amicizia tra tre Comuni uniti dalla storia aleramica.
L’incontro si è chiuso con la lettura (a cura della Proloco di Patti) del brano “La regina infelice”, tratto dal romanzo “Rapsodìa paesana” di Michele Mancuso: Silvia Mollica ha interpretato in modo emozionante l’ultima fase della vita di Adelaide del Vasto, ritiratasi a Patti dopo il ripudio da parte di re Baldovino di Gerusalemme.