Seconda giornata di lavori a Catania per il 67° Congresso degli Ordini degli Ingegneri d’Italia: focus su equo compenso e codice dei contratti, per tracciare una fotografia della professione tra competitività e criticità.
Durante il dibattito nazionale è intervenuta la deputata Marta Schifone, responsabile dipartimento Professioni per Fratelli d’Italia: «Quella dell’equo compenso per noi è una legge di equità voluta del presidente del Consiglio, ed è stato uno dei primi provvedimenti depositati da FdI – ha dichiarato – non contro qualcuno, ma a tutela del mondo delle libere professioni e soprattutto dei cittadini italiani. Perché quando si parla di libere professioni si parla di interessi pubblici. In commissione Giustizia – ricorda ancora – è stata incardinata come proposta di legge a prima firma di Giorgia Meloni. Con l’approvazione della legge sull’equo compenso abbiamo una riforma di dignità e di giustizia per i professionisti italiani».
«La legge è nata per porre fine alla pratica dei compensi irrisori imposti ai professionisti dai grandi committenti, a fronte di prestazioni di alta professionalità e responsabilità – ha dichiarato Angelo Domenico Perrini, presidente del CNI -Per questo non accetteremo mai l’idea di un ritorno al passato. I grandi committenti se ne facciano una ragione. Invece di chiedere a gran voce il ritorno ad un regime di sopraffazione, è opportuno che si siedano attorno a un tavolo assieme ai Consigli Nazionali per definire nuove convenzioni che soddisfino tutte le parti».
«Il vero rischio che non possiamo correre – ha sottolineato Mauro Scaccianoce, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania – è abbassare la qualità della progettazione e non compiere l’ultimazione dei lavori in tutti gli ambiti nei quali la categoria è coinvolta. Gli ingegneri incidono sul sistema produttivo del Paese: le nostre azioni sono capillari, lavoriamo a garanzia dell’ambiente e del nostro patrimonio storico e architettonico; siamo in prima linea per la sicurezza sismica ed idrogeologica; interveniamo anche a supporto del campo medico ed informatico. Per tale ragione i compensi devono essere equi e proporzionati alla prestazione restituendo decoro dignità alla professione. Gli ordini provinciali, in tutta Italia, devono essere sentinelle sul territorio assumendo la responsabilità della verifica sui compensi, contestualmente devono vigilare sulla qualità della progettazione».
«Non è esatto – avverte Domenico Garofalo, docente di Diritto del lavoro nell’Università degli Studi di Bari e avvocato cassazionista – dire che l’equo compenso sia una novità. Questa legge intende fare piazza pulita del decreto Bersani che per noi è famigerato».