Un minuto di silenzio in memoria delle 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 avvenuto a largo di Lampedusa, il lancio di 9 palloncini bianchi in ricordo dei 9 bambini che persero la vita in quella drammatica circostanza ed un momento di riflessione sulle tragedie dell’immigrazione che ancora oggi, a distanza di 10 anni, continuano a ripetersi. Così la cooperativa sociale Badia Grande ha voluto ricordare il decimo anniversario di una delle più gravi catastrofi del XXI secolo unendo un momento solenne, di commemorazione dei morti in mare, ad un evento sportivo. La prima edizione de “Lo sport che unisce” è, infatti, proseguita con un quadrangolare di calcio che ha visto giocare i beneficiari dei progetti FAMI 24 Welcome, ospiti delle strutture per MSNA “Cielo Azzurro” e “Mongolfiera” di Bonagia, e SAI del Comune di Valderice. Presente anche il sindaco di Valderice Francesco Stabile che ha espresso parole di apprezzamento per la scelta di fare dello sport uno strumento di memoria delle vittime del mare di Lampedusa. Dopo il minuto di raccoglimento, Stabile ha dato il calcio di inizio alla partita, arbitrata da Mamady Sonko, della Federazione senegalese Arbitri.
«Una giornata evento, la prima di una lunga serie, per commemorare le vittime del naufragio del 2013 e per omaggiare, attraverso lo sport, quelle persone che non sono qui a disputare questo torneo -dice Greta Margagliotti, coordinatrice del progetto SAI del Comune di Valderice gestito della cooperativa Badia Grande-. I nostri beneficiari, con i quali ci soffermiamo spesso a parlare del dramma che porta con sé l’immigrazione, hanno accolto la nostra idea e hanno dato dimostrazione del loro impegno, vivendo questo momento con grande gioia ed emozione».
Una cinquantina di giovani immigrati, di età compresa tra i 15 e 25 anni, provenienti da Tunisia, Costa D’Avorio, Guinea, Gambia e Bangladesh, si sono alternati sul campo da gioco, sabato mattina a Bonagia, incuranti della pioggia che, a tratti, è scesa copiosa sul manto erboso.
«Il calcio è uno degli strumenti che permette a questi ragazzi di ritrovare momenti di svago e spensieratezza che, probabilmente, nelle loro giovane vita hanno vissuto poco- continua Valentina Villabuona, responsabile del progetto SAI Valderice-. Per alcuni di loro, nei Paesi di provenienza, il calcio rappresentava anche uno sbocco lavorativo, quindi tornare a giocare, significa tornare a fare qualcosa che amavano. Ci è sembrato bello, quindi, associare un ricordo difficile come quello della strage di Lampedusa ad una giornata di divertimento per quelli fortunati che sono riusciti ad arrivare nel nostro Paese».
Il quadrangolare è stato arbitrato da Mamady Sonko, professore di educazione fisica in Senegal, direttore di una scuola calcio di Bona e componente della Federazione Arbitri Senegalese. Presente assieme a lui all’evento, la professoressa Annamaria Fantauzzi, docente di antropologia medica e culturale all’Università di Torino e presidente della Onlus Prati-care. «Per questi ragazzi- ha detto Fantauzzi-lo sport può essere anche un futuro di motivazione, professionalità e, perché no, anche di successo. Nei miei anni di missione in Africa, ho visto ragazzi impegnati dopo la scuola nei campi di calcio come una ragione di integrazione ma soprattutto di emancipazione dalla povertà». L’arbitro senegalese ha detto di aver visto sul campo dei “talenti” e spera che il calcio possa essere il loro futuro.